PER:CAPIRE | Aborto

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Torna la rubrica di letture PER:CAPIRE il femminismo intersezionale: oggi parliamo di accesso all’aborto, un diritto per cui lottare ancora.
31 Marzo 2023
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Che l’aborto sia una delle battaglie che il femminismo combatte è quasi un luogo comune. Proprio per questo è una dimensione non sempre esplorata a dovere. L’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza è, infatti, un diritto necessario per garantire l’autodeterminazione dei corpi, da parte di ogni persona, con utero e non solo, di coloro che sono state socializzate sin dalla nascita come donne.

Ciò che tuttavia spesso resta nascosto in questa consapevolezza è sapere che cosa implichi l’assenza di questa garanzia legale.

Non serve a molto, in questo senso, guardare ad altre latitudini, nemmeno così distanti, perché si può comprendere la trasversalità del rischio solo se si è già decostruito quello sguardo da salvatorз bianchз che, dall’alto verso il basso, guarda e giudica altri luoghi bollandoli come incivili. Forse tutto ciò che occorre è una prospettiva sulla realtà circostante, quella più vicina a noi nel tempo e nello spazio.

La 194

La legge italiana disciplina l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza, come noto, con la 194 del 1978. Un testo che, aspetto meno noto, nasce a tutela della maternità, al punto da non poter includere tra le cause che giustificano la procedura di aborto l’autodeterminazione delle persone gestanti: devono esserci motivi estrinseci, tali da comportare un serio pericolo per la salute fisica e psichica della donna [sic].

Il contesto storico di approvazione della legge ha reso necessaria una tutela nei confronti di coloro che fossero già impiegatз come ginecologhз e non sentissero giusto includere questo nuovo incarico tra i propri.

L’obiezione di coscienza è in parte delimitata dalla norma, che tuttavia proprio così – o, meglio, anche così – crea lo spazio per la dissoluzione del diritto che dovrebbe tutelare.

Insomma, la 194 è una legge vecchia e manchevole, di cui non a caso moltissime associazioni chiedono il superamento in direzione di una normativa che meglio tuteli l’autodeterminazione di chiunque si trovi ad affrontare una gravidanza indesiderata o un aborto terapeutico (vale a dire l’interruzione della gestazione per incompatibilità alla vita stante una condizione patologica del feto o per concreto pericolo di sopravvivenza della persona gestante).

Per capire in che termini ci siano dei problemi con la sua applicazione e quanto questa di fatto infici l’accesso all’IVG, si potrebbero analizzare i dati raccolti a livello regionale e nazionale sul suo funzionamento.

Mai dati. Dati aperti (sulla 194), di Chiara Lalli e Sonia Montegiove, Fandango (2022)

Sull’epopea che ha esaurito la ricerca di dati fruibili e dal contenuto informativo – nel senso che non è stato loro possibile recuperarne a sufficienza – scrivono Chiara Lalli e Sonia Montegiove nel loro Mai dati. Dati aperti (sulla 194) (Fandango, 2022), il cui sottotitolo indica l’intento del lavoro: spiegare perché questi dati sono nostri e come mai ci servano per scegliere.

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Lalli, C. & Montegiove, S. “Mai dati. Dati aperti (sulla 194)” (Fandango, 2022). Fonte Fandango Libri

Perché di scelta si tratta, sempre, ma quando ci si trova a voler accedere all’IVG si ha spesso a che fare con una limitazione di questa possibilità decisionale, tale talvolta da ridurla al niente. Almeno nello spazio pubblico.

Perché esattamente come avveniva prima del 1978, il mancato accesso all’IVG non implica sempre l’evoluzione inaspettata ma felice della gestazione, come la narrazione dominante che vede le persone con utero come madri in potenziale e che pertanto racconta dell’aborto sempre e solo come di un trauma. Se la gravidanza non può essere interrotta nel pubblico, chi ha soldi andrà ovunque questo servizio sia disponibile (nell’ospedale di un’altra città o in una struttura privata), mentre chi non ha queste risorse farà ricorso a metodi pericolosi di ogni sorta.

Insomma, esigere dati chiari e accessibili a tuttз non è solo una faccenda di ricostruzione filologica rigorosa per un’inchiesta giornalistica, ma è una questione urgente sul piano sociale e politico, tanto che non si può non essere gratз a Lalli e Montegiove per averla esposta.

Il diritto di scegliere. Sull’aborto. Storie e riflessioni oltre la retorica, di Simona De Ciero, La corte (2022)

Sulla realtà attuale dell’accesso all’interruzione di gravidanza è fondamentale l’analisi di Simona De Ciero nel suo Il diritto di scegliere. Sull’aborto. Storie e riflessioni oltre la retorica (La corte, 2022). Un testo che in modo lucido e coerente con la premessa del sottotitolo prova ad addentrarsi nelle complesse articolazioni delle norme e del vissuto che sostanzia questo presunto diritto.

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De Ciero, S. “Il diritto di scegliere. Sull’aborto. Storie e riflessioni oltre la retorica” (La corte, 2022). Fonte La Corte Editore

Perché, in effetti, a renderlo solo formale non è solo la limitatezza della norma, sempre vulnerabile alla sua rivedibilità in senso regressivo come l’esperienza americana insegna, ma anche il mancato riconoscimento della realtà viva che si trova nella condizione di voler scegliere cosa fare del proprio corpo e che si trova spesso impastoiatз nella narrazione dominante che non prevede libera decisione di sé, bensì solo adeguamento alle aspettative sociali che vedono un concepimento e pensano alla benedizione. Cancellando l’umano, che De Ciero restituisce fuor di patetismi in tutta la sua concretezza.

L’evento, di Nobel Annie Ernaux, L’orma (2019)

Non si può comprendere il presente che non guardandolo, eppure uno sguardo al passato può aiutare. In questo senso, più di ogni testo, la lettura del premio Nobel Annie Ernaux nel suo autobiografico L’evento (L’orma, 2019) racconta in modo limpido e crudo che cosa significhi subire un aborto clandestino. E quanto cambi poterlo fare a partire dal privilegio di essere una donna rispettabile, per estrazione sociale ed educativa, quanto i dottori che ne curano le complicazioni.

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Ernaux, A. “L’evento” (L’orma, 2019). Fonte L’orma editore

Perché, come ha scritto di recente in merito alla gestazione per altrз Alice Merlo, una delle attiviste più preziose per la tutela di questo diritto, insieme alla rete di IVG ho abortito e sto benissimo, Libera di abortire, LAIGA, Associazione Luca Coscioni e per nostra fortuna molte altre, il problema è sempre il capitalismo, non l’autodeterminazione. In ottica intersezionale non possiamo dimenticarcene.

Bonus:

Sulla storia della 194 ho trovato molto prezioso il lavoro di Alessia Ferri, Libertà condizionata (People, 2020), che non solo ricostruisce la genesi della norma e il contesto di lotte che l’ha accompagnata, ma rilegge in questa chiave critica la situazione attuale, lasciando ampio spazio alle molte voci che hanno avuto un ruolo nella tutela dell’autodeterminazione.

Se a sentire nominare i dati siete persuasз di aver compreso, ma come scrisse Agostino del tempo fareste fatica a poterne parlare, Ti spiego il dato di Donata Columbro (Quinto quarto, 2022) è il testo che avete bisogno di consultare. Nel tono piano della divulgazione capace di veicolare una competenza solidissima l’autrice guida з lettorз a scoprire le diverse dimensioni di ciò che potrebbe sembrare oggettivo e solido, come un dato appunto, ma non lo è affatto.

Per me una delle letture più preziose dell’anno. 

Disclaimer: queste non sono recensioni a pagamento, sono consigli su ciò che credo valga davvero la pena leggere. Se potete, acquistate i vostri libri dalle librerie indipendenti o dai siti delle case editrici: è un’occasione importante per riconoscere il valore del loro lavoro.

Immagine di copertina:
Illustrazione di Martina Spanu


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