Abbiamo incontrato i Consiglieri Regionali della Liguria Luca Garibaldi e Roberto Centi: Luca Garibaldi è Consigliere Regionale del Partito Democratico e primo proponente dell’istituzione della Commissione Regionale Permanente Antimafia; Roberto Centi è il Presidente della Commissione Regionale Permanente Antimafia, Consigliere Regionale eletto tra le fila della Lista Sansa, e anche Consigliere Comunale a La Spezia per la Lista “LeAli”, nella vita è professore di lettere presso il Liceo Pacinotti della sua Città La Spezia.
E’ appena stata pubblicata, dopo essere stata approvata, la Relazione Annuale della Commissione Antimafia e a partire da questo parliamo con il Presidente Centi.
Presidente Centi, come e’ la situazione della mafia in Liguria?
In Liguria il livello di attenzione e allarme va sempre tenuto alto: nonostante l’ottimo lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura, la Liguria è una Regione assai appetibile per le cosche della ‘Ndrangheta, e lo è per una serie di motivi.
Intanto dobbiamo addivenire tutte e tutti a una presa di coscienza collettiva che Liguria è anche “terra di mafia”: la nostra amata regione è pesantemente infiltrata in particolar modo dalla ‘ndrangheta, e lo è in diversi settori: nell’edilizia, nel traffico portuale con importazioni di sostanze illegali, nell’imprenditoria e quindi potenzialmente nelle piccole e grandi opere, e anche nell’amministrazione e nella politica, anche questo non va taciuto.
Questo è il quadro che emerge chiaramente dalle relazioni semestrali e annuali della Direzione Investigativa Antimafia, che dovrebbero portarci a un sempre maggior grado di preoccupazione, nonché dalle indagini già compiute dai magistrati coadiuvati dalle forze dell’ordine, e ancora dalle interlocuzioni che come Commissione abbiamo avuto durante le audizioni con un’ampia pluralità di soggetti: appunto forze dell’ordine e magistrati, poi anche prefetti e istituzioni, ma anche associazioni, singoli o gruppi di cittadini, Camere di Commercio, il Presidente dell’Autorità Portuale, l’Associazione Banche Italiane, Confindustria, i Sindacati. (Articolo di wall:out Ricognitivo processi di mafia in Liguria)
In particolare è utile riferimento la Relazione Quinquennale (2015-2020) di Libera Liguria, presentataci proprio in corso di una di queste audizioni.
Ed è il quadro che emerge innegabilmente anche da notizie di attualità, Presidente.
A inizio gennaio a Savona Porto hanno sequestrato una tonnellata di cocaina e pochi giorni prima altri 350 kg a Celle Ligure in un bed&breakfast e ancora a fine gennaio c’è stato tentativo di infiltrazione della cosca Bonavota del Vibonese nelle aziende edili della costa tra Deiva Marina e Chiavari, usura per strutture turistico ricettive nel savonese, gestione dei migranti e rapporto con la Francia in mano a cosche, dubbia gestione dei rifiuti nel Tigullio.
E poi c’e’ un “banchetto ricco” all’orizzonte: il PNRR.
Sì, c’è il “problema del futuro”: l’arrivo dei fondi del PNRR, una mole importante e vitale di fondi per il rilancio anche della nostra Regione, che verranno impiegati in grandi e grandissime opere come, per esempio, tra le più discusse ad oggi, la nuova Diga Foranea di Genova e il ribaltamento a mare di Fincantieri a Sestri, ma ce ne saranno anche altre.
Tutte queste opere necessiteranno di un controllo che dovrà essere ferreo. In quegli appalti ci saranno tante ditte aggiudicatrici, per le quali lavoreranno a loro volta altre ditte e dove quindi saranno impiegati tantissimi lavoratori.
Giovanni Falcone diceva – facendo tesoro del lavoro di Elliot Ness contro Al Capone, espressione poi resa celebre dal film “Tutti gli uomini del Presidente” del 1976 – “follow the money” cioè “seguire il denaro”, e di denari dal PNRR ne arriveranno tantissimi. Bisognerà monitorare perché anche in un tessuto imprenditoriale apparentemente sano e pulito possono annidarsi innervature che potrebbero favorire infiltrazioni di ditte sporche.
Ci sono due tensioni diverse su cui va trovato un equilibrio: la prima è che i fondi del PNRR debbono essere cantierati, spesi e chiusi entro la fine del 2026; la seconda è che non ci si può permettere velocità eccessive senza controllo né vigilanza.
Per esempio appunto la nuova Diga di Genova, così come è già stato per il nuovo Viadotto Valpolcevera al posto del vecchio Ponte Morandi, sono appalti che ipso facto fanno gola alle associazioni criminali: dove ci sono grandi appalti la criminalità organizzata posa i propri occhi e le proprie mire, mentre a noi sta impedire che vi poggi anche le proprie mani.
Così come sull’abbattimento del Ponte Morandi e sulla ricostruzione del nuovo ponte è stato svolto un ottimo lavoro guidato dall’ex-Procuratore Michele Di Lecce, che fece il controllo su tutto l’iter degli appalti, così ora lo stesso Di Lecce si è reso disponibile a impegnarsi per pari azione legata ora agli appalti del PNRR.
C’è bisogno di una attenzione, anche collettiva della società, molto forte su tutta la filiera degli appalti e non solamente sull’appalto capofila, su tutte le aziende grandi o piccole che siano, che interveranno nei lavori, fossero anche singoli lavoratori.
Io vedo con grande favore la disponibilità all’impegno del Procuratore Di Lecce in questo senso, che ringrazio.
La velocità a tutti i costi non è un valore: servono paletti e controlli, ma visti i termini stringenti va allora trovata una modalità di lavoro e controllo che garantisca sia il procedere e il concludersi dei lavori sia la loro pulizia, il non essere assolutamente infiltrati da aziende malavitose.
Video Intervista al Presidente Centi su Telegenova:
A Luca Garibaldi, come detto primo proponente dell’istituzione, anche in Liguria, della Commissione Speciale Antimafia chiediamo: come è nata questa idea?
Attorno al 2005 ero segretario di una organizzazione giovanile (Sinistra Giovanile si chiamava) e con alcuni ragazzi decidemmo di promuovere una serie di incontri per parlare della mafia in Liguria, in particolare nel Ponente.
Ricordo distintamente come trattare questo tema veniva accolto con favore per rompere il muro di omertà e però con qualche preoccupazione, rispetto all’immagine che si dava di un territorio non accomunabile alle realtà dove sono nate le organizzazioni mafiose: un mix di vergogna, rimozione, difficoltà di lettura dei fenomeni che si stavano verificando.
Poi molte cose sono accadute nel decennio successivo: sono arrivate le prime inchieste, dichiarati sciolti per infiltrazione mafiosa i primi Comuni, sia nel ponente che nel Tigullio, affrontati i grandi processi e finalmente è aumentato il livello di consapevolezza del fatto che il fenomeno mafioso in Liguria esiste, ed esiste da più di settant’anni e che compito delle istituzioni è studiarlo, contrastarlo con forza e costanza. (Articolo di wall:out Un secolo di mafia a Genova)
Si sta provando, con ritardo, a chiudere una lunghissima fase di sottovalutazione del fenomeno, che ha coinvolto gli apparati repressivi dello Stato e anche la politica. La prima relazione della Commissione Parlamentare Antimafia sulla presenza mafiosa in aree non tradizionali in cui si parla della Liguria è del 1994: presenza confermata in tutte le indagini successive.
Da allora sono state molte le occasioni in cui i vari livelli istituzionali hanno provato a mettere in campo iniziative di studio, approfondimento, coinvolgimento: dalle Consulte per la legalità nei Comuni, ai protocolli d’intesa, alla prima legge regionale, del 2012, che istituiva l’Osservatorio della Legalità e il Tavolo della Legalità, come strumenti consultivi e informativi in merito allo studio dei fenomeni mafiosi, con tanto di rapporto annuale prodotto dall’Università di Genova, esperienza unilateralmente cancellata, peraltro, dalla Giunta Toti nel 2022.
Tutte iniziative utili, ma occorreva un salto di qualità ulteriore, anche a livello regionale. Questo per due ragioni.
La prima è che le mafie non sono un mondo a parte, che si possono studiare in maniera separata, ma una parte del nostro mondo. Come scrive Don Luigi Ciotti nella prefazione del libro di Marco Antonelli e Stefano Busi in “Punto e a capo. Storia ed evoluzione di mafia e antimafia in Liguria”: “non possiamo capire le mafie se prima non indaghiamo in profondità i meccanismi sociali, culturali, politici ed economici che regolano e determinano i contesti dentro i quali esse si iscrivono”.
Ogni studio sul fenomeno mafioso è quindi uno studio sulla Liguria. Ed è per questo, che di fronte al radicamento sempre più forte delle mafie nella nostra Regione che nella scorsa legislatura, assieme ad altri consiglieri, ho promosso l’istituzione della Commissione Regionale Antimafia, uno strumento permanente (entrato in vigore nel 2020) di studio e approfondimento del fenomeno.
Consigliere Garibaldi, cos’è e come funziona una Commissione Regionale Antimafia?
Innanzitutto c’è una distinzione da fare: a differenza della Commissione Parlamentare Antimafia, che ha poteri di indagine ed esami parificati all’autorità giudiziaria, i confini sono meno estesi.
La Commissione Regionale Antimafia si occupa di:
- approfondire la natura e le caratteristiche dei mutamenti delle trasformazioni del fenomeno mafiose e di tutte le sue connessioni sul territorio ligure;
- analizzare le modalità di difesa del sistema degli appalti e delle opere pubbliche dai condizionamenti mafiosi;
- analizzare l’impatto negativo, sotto i profili economico e sociale, delle attività delle associazioni mafiose o similari sul sistema produttivo;
- verificare la congruità della normativa vigente per la prevenzione e il contrasto delle varie forme di criminalità mafiosa;
- verificare l’adeguatezza delle norme sulla confisca dei beni e sul loro uso sociale e produttivo e proporre misure per migliorarne l’efficacia;
- verificare l’adeguatezza delle iniziative di prevenzione e contrasto dei fenomeni criminali attuate attraverso i diversi enti territoriali preposti;
- monitorare i tentativi di condizionamento e di infiltrazione mafiosa negli enti locali e proporre misure idonee a prevenire e contrastare tali fenomeni;
- formulare proposte di carattere legislativo e amministrativo anche allo scopo di realizzare un effettivo coordinamento delle iniziative della regione e degli enti locali;
- proporre iniziative che favoriscano la riprovazione sociale del fenomeno mafioso e che rafforzino la cultura della legalità.
Sono davvero tante questioni: da dove è cominciato il lavoro?
Si tratta di un vasto ventaglio di argomenti: in questi primi due anni e mezzo di lavoro, il Presidente della Commissione, Roberto Centi, ha iniziato a costruire uno schema di attività che ruota attorno a questi assi.
Il primo, l’approfondimento del fenomeno mafioso, delle ultime tendenze, della percezione che gli operatori economici e sociali hanno, complice la pandemia e la crisi economica.
Il secondo il tema del PNRR, di come queste risorse possono essere “protette” dalla mano delle mafie.
Il terzo, ed è quello più operativo, riguarda la gestione dei beni confiscati nella nostra regione.
Su questo, la Commissione Antimafia ha avuto modo di rendere ancora più efficace un lavoro partito nel 2018-2019 con l’approvazione di un emendamento che avevo promosso in sessione di bilancio e che stanziava 500mila euro per il recupero dei beni confiscati, a partire da quelli del sequestro Canfarotta.
I primi fondi sono stati “assorbiti” dal Comune di Genova, nell’ambito di un protocollo d’intesa. Poi, ogni anno la misura è stata confermata, e a fine 2022 aumentata a 600mila euro.
Il lavoro della commissione ha consentito di sbloccare alcune problematiche che riguardavano l’utilizzo dei beni e promuovere l’adozione di un bando per le associazioni lo scorso anno che ha visto l’impiego di 460mila euro e una ottima risposta su tutte le province.
Ora è in discussione una riforma della legge antimafia regionale proprio per migliorare l’accesso ai fondi, la gestione e la promozione del recupero dei beni confiscati.
Si tratta delle prime azioni possibili, ma si può fare ancora di più: la promozione del ruolo della Commissione Antimafia può aiutare gli enti locali, le associazioni e la società civile ad aver un punto di collegamento in più per costruire una nuova cultura della legalità, fare luce sui fenomeni mafiosi, su come si muovono, mutano e operano nella nostra regione, costruendo assieme soluzioni concrete.
Presidente Centi, approfondiamo quanto ha tracciato il Consigliere Garibaldi: cosa ha già fatto la Commissione Antimafia?
Intanto la prima cosa fatta a livello regionale è proprio la istituzione a inizio della presente consiliatura ad autunno 2020 di questa Commissione Regionale Permanente Antimafia, nata dalla approvazione di una proposta del Consigliere Luca Garibaldi (PD) al termine della precedente consiliatura e iniziata due anni prima (LINK 14).
Questo è il primo basilare punto di partenza di tutto il lavoro.
Dal mio insediamento come Presidente, con spirito unitario e compatto trasversale a tutti i gruppi politici, come già accennato abbiamo cominciato a leggere e studiare i documenti, le relazioni della DIA, e soprattutto abbiamo svolto una lunga e ampia serie di audizioni con enti e istituzioni, associazioni e singoli, soggetti pubblici e privati.
Il quadro che emerge è quello di una mafia non antropologicamente definita, non “in costume” con la coppola e la lupara, ma una presenza ramificata e incistata nel territorio ligure della ‘ndrangheta che ha un livello di specializzazione e “professionalità” per così dire, nella conoscenza degli appalti e delle regole della finanza, nei rapporti con l’imprenditoria e la politica che è molto preoccupante.
Siamo tutti convinti che non ci sia la mafia invece c’è eccome!
Imperia è “la sesta provincia” della Calabria e in tutta la Liguria ci sono 476 beni confiscati. In particolare a Genova il sequestro Canfarotta consta in più di 115 beni, a cui si è aggiunto in seguito il sequestro Zappone che consta in una ulterione decina di immobili. Gli altri beni confiscati sono distribuiti in altri 44 Comuni della Liguria.
Per avere un quadro completo e dettagliato, da consultare e da studiare, segnalo che ci sono diverse banche dati. Quella di Libera, che a dicembre scorso ha presentato il meritevole libro, già citato dal Consigliere Garibaldi, intitolato “Punto e a capo. Storia ed evoluzione di mafia e antimafia in Liguria” che parla appunto della storia e della situazione della mafia in Liguria; la banca dati del Portale di Regione Liguria; quella del Comune di Genova; quella di ConfiscatiBene; e ancora quella dell’Osservatorio Mafie in Liguria “Boris Giuliano”; infine ultimamente quella della stessa Regione Liguria, per la quale l’Assessorato alla Sicurezza ha dato incarico a Liguria Ricerche.
Presidente Centi: quali sono le prime azioni compiute in Regione grazie al lavoro della Commissione Antimafia?
Per prima cosa abbiamo prodotto una proposta di legge sui beni confiscati. La Commissione non ha poteri né competenza di indagine, manca il potere proprio delle Commissioni d’Inchiesta Parlamentari, ma ha certamente competenza informativa e formativa, nonché ovviamente di iniziativa legislativa.
Anche la Giunta Regionale attraverso il lavoro dell’Assessore Regionale Benveduti ha collaborato e costruito un testo disegno di legge di iniziativa della Giunta che rispecchia e ripropone elementi simili a quelli della pdl della Commissione. Stiamo lavorando per addivenire ad un testo unico e ad approvarlo.
Inoltre, anche per l’impulso dato dalla nostra Commissione all’inventario e all’iter seguito finora delle somme investite da Regione Liguria, è stato emanato un bando ad inizio agosto 2022 che si chiudeva a fine ottobre, che metteva a disposizione 500mila euro di investimento per chi avesse presentato proposte di riutilizzo di beni confiscati: è stato un successo!
Su questi 500mila euro a disposizione, ne sono stati aggiudicati ben 493mila, praticamente tutti quelli disponibili, a 6 comuni della Liguria – Genova, Serra Riccò, La Spezia, Arcola, Pietra Ligure, Spotorno – distribuiti su tutta la Regione a riprova della capillarità della presenza mafiosa in tutto il territorio. I lavori riguarderanno 8 beni confiscati, 2 per capoluogo di provincia e 1 ciascuno gli altri Comuni.
Questi 493mila euro si traducono in più di 700mila euro effettivi di investimenti poiché la normativa impegna i Comuni aggiudicatari di contribuire per un ulteriore 20%.
Questo lavoro deve restituirci una iniziale iniezione di fiducia e soddisfazione, perché è stato compiuto un lavoro molto intenso, sia dalla Commissione Antimafia, sia dalla Giunta, sia dagli Uffici amministrativi competenti, sia dai Comuni, dovendo registrare la lodevole trasversalità politica di azione e risposta dei soggetti attivatisi.
Importante è il lavoro della Commissione Antimafia, Presidente Centi, non solo dentro ma anche fuori dalle aule istituzionali.
Sì, eccome se lo è, e si tratta di una azione fondamentale al fine di incentivare la cultura dell’antimafia.
Ci tengo in particolar modo a ringraziare associazioni come Libera e Agende Rosse, nonché il tessuto sociale del Centro Storico di Genova dove è vivo e attivo già da tempo un lavoro capillare di contrasto alle mafie, impegnando soprattutto molti giovani anche nella gestione e nel riutilizzo dei beni confiscati alla criminalità.
La Commissione Antimafia va ovunque sia chiamata: siamo pronti e rispondiamo sempre positivamente sia io sia il Vicepresidente sia i singoli membri della Commissione.
L’anno scorso, tra le altre iniziative, siamo andati davanti a 2000 giovani al Teatro Carlo Felice e ci riandremo anche quest’anno: un evento pazzesco per numero di studenti coinvolti (2000 in presenza e 10000 online), organizzato dal Movimento delle Agende Rosse “Gruppo Falcone e Borsellino” Genova/Liguria guidato dal collega professore Giuseppe Carbone.
(Articolo di wall:out Il Movimento delle Agende Rosse Genova/Liguria “Gruppo Falcone e Borsellino”)
L’intervento del Presidente Roberto Centi alla più recente edizione dell’evento al Teatro Carlo Felice organizzato dal Movimento delle Agende Rosse “Gruppo Falcone e Borsellino” Genova/Liguria:
Per iniziative di genere simile siamo andati in visita in-formativa in innumerevoli scuole di diverso ordine e grado, abbiamo partecipato a iniziative private e pubbliche, e anche a corsi della formazione per professionisti della comunicazione.
La più recente chiamata è arrivata da una Scuola Elementare di Catania, per una videocall in cui i bambini mi hanno chiesto come mai un professore di lettere, quale sono io, sia divenuto Presidente di una Commissione Antimafia, e cosa appunto un professore possa fare in questo ambito e con questo ruolo.
E io ho risposto che può fare proprio quello che stavo facendo allora con loro: lo Stato si tiene tutto insieme, scuola, istituzioni, forze dell’ordine e sistema giudiziario, cultura e società civile. E’ imprescindibile e necessario favorire la crescita di nuove generazioni che non abbiano più nulla a che fare con la delinquenza, e che maturino invece un senso profondo della legalità.
Che cosa Le sta dando questo incarico, come Presidente ma anche appunto come uomo e professore.
Quello che sto svolgendo come Presidente della Commissione è un lavoro tanto enorme, quanto anche di grandissima soddisfazione: mette insieme l’affetto per le giovani generazioni che ho da sempre come insegnante, con questo incarico di indagine e in-formazione che ha una straordinaria rilevanza.
Anche perché, ancora sbagliando, in Liguria si ritiene non esista la mafia qui da noi, ma non è così, va detto, va fatto sapere, come iniziativa come questa.
Non è più il mafioso con la coppola e la lupara che va per le strade a intimorire, ma è il “colletto bianco”, il professionista, anche l’avvocato, il politico, l’amministratore, chiunque può essere mafioso, la vera sfida è prendere atto che la mafia vive in una zona grigia che favorisce innervarsi di persone che mica tanto grigie sono ma del tutto nere dal punto di vista della delinquenza
Video Intervista al Presidente Centi a PrimoCanale:
Presidente Centi, Consigliere Garibaldi: quali sono gli obiettivi del 2023 per la Commissione Antimafia?
Innanzitutto proseguire il lavoro già avviato sui beni confiscati. Abbiamo già detto che siamo riusciti a portare la dotazione finanziaria regionale annuale prima a 500mila e ora a innalzarla a 600mila. Sono ancora pochi per ristrutturare i beni confiscati, e quindi l’obiettivo è di portare a 1 milione di euro lo stanziamento per il 2024.
Si sta innescando un circolo virtuoso per cui le domande arrivano, c’è richiesta e attesa per il bando, e interesse agli investimenti in beni frutto della delinquenza che ora cercano nuovo e sano utilizzo.
Altro obiettivo importante è continuare a monitorare, affiancare e diffondere il lavoro di monitoraggio delle forze dell’ordine e della magistratura per mitigare il rischio di infiltrazione negli appalti e nei Comuni.
Merita almeno un accenno il filone di lotta e azione contro il gioco d’azzardo, che in Liguria ha picchi di investimento procapite davvero alti (1380 € procapite), e che risulta non di rado legato a circoli viziosi e criminali.
Presidente, Consigliere: cosa ancora merita di essere portato alla luce del lavoro di depurazione dalle infiltrazioni mafiose?
Va colta l’occasione per aprire una parentesi interessante: accanto ai beni confiscati, ci sono le aziende confiscate. Innanzi tutto è un problema di lavoro: i dipendenti di aziende confiscate – quindi evidentemente guidate e/o gestite da persone non per bene – si ritrovano senza occupazione senza colpa, pur restando evidente e preminente la necessità di eliminare dal mercato quelle aziende non sane.
Purificata l’azienda da quegli elementi negativi però, che si fa?
L’azienda depurata fallisce, perché non ha più le agevolazioni delinquenziali che c’erano prima e che le consentivano di agire e stare in piedi: non può più fare i prezzi che prima aveva modo di offrire agendo in maniera delinquenziale, e quindi, quando ripulita, poi fallisce. E’ un problema su cui c’è necessità di lavorare, studiare e riflettere, in primo luogo con la magistratura, in cui tutte e tutti dobbiamo riporre grande fiducia, perché ad essa è assegnato un ruolo di ponderazione e valutazione complesso.
In Liguria di aziende confiscate al momento non ve sono tantissime ma esistono, sono 50, e potrebbero anche esistere in futuro: dobbiamo attrezzarci per tempo.
Inoltre è attiva anche in questo ambito la ANBSC, che ha nuovi e maggiori strumenti per gestire situazioni di questo tipo, in maniera più efficace e soprattutto veloce perché è un sentiero piuttosto stretto, che però porta a un bene collettivo straordinario: come il bene confiscato così l’azienda rimessa in circolo depurata comporta un valore sociale importante, e simbolicamente vedere un bene di qualsiasi tipo, anche economico aziendale, prima nelle mani della criminalità ora nella libera disponibilità di associazioni e iniziative imprenditoriali sane rappresenta e rende concreto a tutte e tutti il più forte schiaffo che si possa dare alla criminalità organizzata.
Buon lavoro Presidente Centi e Consigliere Garibaldi, a voi e alla Commissione Speciale Regionale Antimafia tutta!
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