Museo dei Beni Culturali dei Cappuccini

Perché visitare il Museo dei Beni Culturali dei Cappuccini

Alcuni motivi per andare a visitare la collezione del Museo dei Beni Culturali dei Cappuccini in vista della sua riapertura.
5 Ottobre 2020
4 min
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Genova è una di quelle città che, se anche ci vivi da anni, riesce sempre a sorprenderti, rivelando luoghi affascinanti ma poco conosciuti. Uno di questi è sicuramente il Museo dei Beni Culturali dei Cappuccini

Nato nel 1977 dall’operato di padre Cassiano Carpaneto da Langasco, che negli anni raccolse i più svariati manufatti realizzati dai frati cappuccini in giro per la Liguria, il museo si prefigge l’obiettivo di dare forma e preservare la testimonianza artistica e culturale di questo ordine. 

La collezione viene ospitata in un complesso piuttosto eterogeneo che comprende più vani. Un ampio scalone di accesso, progettato nel 1772 da Gaetano Cantoni, accoglie il visitatore e lo conduce al piano superiore. Qui, a destra, si può accedere alla cappella superiore della Chiesa di Santa Caterina, che si affaccia sulla navata centrale della suddetta chiesa. Davanti all’entrata della cappella, e quindi a sinistra di chi arriva salendo per lo scalone, si trova la sala museale vera e propria, rimodernata nel 2005, che ospita in alternanza le due mostre annuali: quella natalizia e quella primaverile.

Il museo-chiesa dalla complessa architettura è al momento chiuso (leggi l’articolo di wall:out Musei nel post Covid-19. Il quadro della situazione a Genova e in Italia), ma dovrebbe riaprire verso novembre per l’annuale mostra dei presepi. Noi siamo andati a visitarlo in occasione dell’apertura straordinaria legata alle celebrazioni di Santa Caterina che si sono tenute tra il 9 e il 13 settembre.

Quello che segue è una sorta di lista/guida/promemoria dei tesori nascosti del Museo dei Cappuccini che corrispondono ad altrettante buone ragioni per visitarlo.

Santa Caterina

Museo dei Beni Culturali dei Cappuccini
Santa Caterina, Davide Campi, 1742, incisione, Museo dei Beni Culturali dei Cappuccini. Foto di Maria T.

Questo elenco non può che iniziare con l’interessantissima figura di Santa Caterina Fieschi Adorno, rappresentata in diversi manufatti esposti nel museo. Uno di questi è l’incisione di Davide Campi (1683- 1750) che raffigura la Santa assorta in meditazione.

Il crocifisso che tiene tra le mani rimanda alla conversione mistica avvenuta il 22 marzo 1463 e i taccuini, fogli e calamaio adagiati sul tavolo alludono all’importante corpus di opere relative alla sua dottrina che la resero famosa in tutto il mondo. Nel petto della Santa palpita un cuore, che potrebbe simboleggiare il suo ardente amore per Cristo o potrebbe invece derivare da una semplice confusione con l’iconografia della più conosciuta Caterina da Siena, alla quale, secondo la leggenda Cristo stesso donò il suo cuore.

Santa Caterina viene celebrata in questo museo perché si dedicò alle cure dei malati presso lo scomparso Ospedale Pammatone, da sempre legato alla Chiesa di Santa Caterina, un tempo conosciuta come Chiesa della Santissima Annunziata di Portoria, che fu intitolata alla Santa solamente in seguito.

Gruppo Scultoreo raffigurante la Deposizione 

Museo dei Beni Culturali dei Cappuccini
Gruppo scultoreo raffigurante la Deposizione, Scultore seguace del Maragliano, primo quarto del XVIII secolo, scultura in legno policromo, Museo dei Beni Culturali dei Cappuccini. Foto di Maria T.

Un’altra grande star del museo è sicuramente questo gruppo scultoreo risalente al XVIII. Posizionato al centro della sala, il complesso attrae come un magnete il visitatore che non può fare altro che cedere ed avvicinarsi ad esso.

La didascalia ci informa che questo gruppo pervenne alla chiesa di Santa Caterina alla fine del XX secolo da provenienza ignota e che in realtà le statue sono state realizzate da mani diversi in tempi diversi. Nonostante questa eterogeneità, l’assemblamento funziona e crea una scena organica e coinvolgente.

Grazie sicuramente anche all’illuminazione calda ben calibrata che accentua i giochi di chiaro scuro dei panneggi e delle torsioni dei corpi, succede che se il visitatore si muove intorno al gruppo scultoreo, esso sembra animarsi come se messo in moto da un meccanismo segreto e invisibile, che restituisce l’impressione di avere davanti agli occhi di carillon di dimensione quasi umana. 

Polittico di San Barnaba Giovanni di Pietro da Pisa

Una bellezza meno evidente ma comunque degna di entrare a pieno titolo nella presente lista è questo polittico.

Scriviamo meno evidente perché quest’opera d’arte viene notata solo se si passa davanti alla vetrina che dà accesso a un piccolo vano (si direbbe quasi uno sgabuzzino per le pulizie) adiacente alla sala principale. Tuttavia, si tratta di un’opera davvero ammirabile, realizzata nel primo decennio del XV secolo da Giovanni di Pietro da Pisa, pittore toscano ma attivo in Liguria per più di vent’anni.

Siamo di fronte a un’opera incompleta, essendo a noi rimasti solo gli scomparti laterali di quello che doveva essere un polittico, il cui pregio risiede nella sapiente unione tra gli stilemi toscani e quelli liguri. Colpisce la scelta di collocare il polittico in una posizione defilata che poco valorizza, quasi nasconde, una interessante testimonianza artistica della contaminazione tra arte ligure e toscana del XV secolo.

Museo dentro al Museo

Dulcis in fundo, l’aspetto più particolare di questo Museo è che all’interno della sua sala espositiva contiene… Un altro museo!

Come accennato, il museo odierno è nato dall’operato di padre Cassiano. Per ricordare il suo lavoro in una sala adiacente all’ambiente principale è stato concentrato l’allestimento del museo antico che illustrava aspetti della vita conventuale.

In questa sala sono esposti oggetti emblematici della vita cappuccina come ad esempio il saio, la sporta, la tabacchiera i cui significati sono esplicati dai pannelli affissi redatti da padre Cassiano stesso. 

Detto questo, non resta che augurarvi una buona visita del museo quando riaprirà!

Immagine di copertina:
Museo dei Beni Culturali dei Cappuccini. Foto di Maria T.


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Storica dell’Arte laureata con una tesi sui bestiari medievali presso il Courtauld Institute of Art di Londra. Negli ultimi anni trascorsi tra Italia, Germania e Inghilterra si è interessata di storia dell’arte medievale, musei, didattica e divulgazione. Europea ma genovesissima.

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