Legambiente, rapporto ecomafia in Liguria

Non dimentichiamoci delle EcoMafie: Liguria terra di EcoReati… ed EcoDimenticanze

Con l’Avv. Stefano Bigliazzi di Legambiente discutiamo del Rapporto Ecomafia 2022, tra le cui pagine emergono dati e vicende non orgogliosamente liguri.
13 Maggio 2023
7 min
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Legambiente opera da oltre 40 anni – fondata nel 1980 – sul territorio italiano occupandosi, secondo la propria mission, di salvaguardia dell’ambiente e dei diritti, sostenendo la ricerca e la diffusione di soluzioni per garantire un futuro sostenibile sia per l’ambiente, sia per la società tutta.

Ogni anno dal 1994 Legambiente redige il Rapporto EcoMafia: un documento di studio e ricerca irrinunciabile per conoscere il mondo della criminalità organizzata, non dimenticando – quanto è sempre più vero oggi! – che causare danni all’ambiente è nocivo quanto rapine, furti, corruzione, e ogni altra forma di delinquenza.

Forse non percepiamo ancora che inquinare un luogo sia un reato di pericolo quanto l’infiltrazione nei gangli degli apparati dello Stato: eppure parliamo sempre di veleno che si introduce in un corpo sano, la cui tutela è nostra responsabilità.

Il Rapporto EcoMafia 2022 è un bel tomo da 320 pagine, ricco di informazioni, dati, report, insomma: affrontarlo da soli, quanta fatica! Abbiamo quindi pensato di approcciarlo parlandone con l’avvocato penalista Stefano Bigliazzi, genovese, membro della Segreteria di Legambiente Liguria e soprattutto uno dei tre CoPresidenti del Centro di azione giuridica (Ceag) di Legambiente Italia.

Ceag è la rete nazionale, composta da oltre 150 avvocati soci di Legambiente, che si occupa delle questioni legali e delle vertenze giudiziarie promosse dall’associazione.

Nel 2021 si registrano 30.590 reati accertati contro l’ambiente, con una media di 84 reati al giorno, pari a 3,5 all’ora: dati preoccupanti che mettono in evidenza le profonde radici delle ecomafie. Questi casi si traducono in crimini all’ambiente irreversibili e Legambiente richiede l’intervento del governo per l’approvazione di nuove e adeguate riforme sui crimini ambientali secondo le nuove direttive europee. 

Un nuovo e proficuo business

Negli ultimi anni le mafie stanno spostando i loro interessi, cambiando velocemente focus e target di azione, preoccupandosi non solo più di appalti e del business del cemento – fattispecie che guida le classifiche del 2021 con 9.490 reati – ma anche di un nuovo e proficuo business: il ciclo dei rifiuti.

Con 8.473 reati questo business è anche il settore dove si registrano il maggior numero di arresti e dove spesso si registra un più saldo rapporto tra azione criminale e organizzazioni mafiose.

Tra le regioni del Nord, la Lombardia si conferma quella con il maggior numero di illeciti ambientali, ma in Liguria aumentano i casi accertati: ben 1.228 mila, scalando così la classifica e portandoci al nono posto a livello nazionale.

Affrontiamo con l’Avv. Bigliazzi alcuni dei più rilevanti casi e dati riguardanti purtroppo la nostra Regione Liguria, a cui sono dedicate svariate pagine al centro del Rapporto EcoMafia 2022, in particolare alle pagine 150 – 160 all’interno del Capitolo 4 “La Rifiuti Connection” [Altro che “Pizza Connection cui collaborò anche Giovanni Falcone].

La Liguria è anche la Regione dei porti, porte sul mondo dove le merci transitano, in entrata e in uscita: ogni tipo di merce, purtroppo. Nel 2021 il porto di Genova, insieme al porto di Napoli e Salerno, è stato uno dei porti con il maggior numero di sequestri (Articolo di wall:out Il sistema portuale ligure è un’occasione di crescita.. per chi?).

Ecco una carrellata, relativa ovviamente al solo 2021, tutta nel Porto di Voltri.

Gennaio 2021, 137.962kg chili di plastica in 120 colli stivati in 6 container, consistenti in plastica triturata risultata da scarti di lavorazione, sequestrata perché oggetto di traffico illecito di rifiuti, destinazione prevista Hong Kong.

Maggio 2021, altri 73mila chili di rifiuti che arrivavano dagli Stati Uniti: indicati come “avanzi di materie plastiche”, sono in realtà “rifiuti speciali e scarti di produzione industriale”, soggetti quindi a tutt’altro ciclo, evidentemente nascosti per sfuggire – non questa volta – alla legalità.

Luglio 2021, altri 81.560kg chili di rifiuti, consistenti in vecchi motori elettrici ed altre varie tipologie di rifiuti, non sono riusciti a sfuggire al controllo doganale, mentre erano pronti per andarsene in Pakistan, divisi in 3 container.

USA e Pakistan: strana correlazione, eppure nella classifica delle mete dei rifiuti questi due Paesi sono nella top 10 della davvero poco ambita classifica delle principali mete di esportazioni dei rifiuti degli ultimi anni a livello europeo, rispettivamente con il 2,6% e il 3,4% del totale delle merci movimentate nel 2021.

Urge fare due annotazioni, poiché le percentuali appaiono basse.

La prima è che la Turchia da sola è meta del 50,6% dei rifiuti nel 2021. La seconda è che se la Turchia è cresciuta del 22,2% in questi traffici dal 2019 ad oggi, il Pakistan è cresciuto del 32% e gli USA addirittura del 51,6%: ecco perché meritano specifica dispregiativa citazione.

Tra gennaio e settembre 2021 l’Italia ha registrato oltre 1,2 milioni di tonnellate di cascami e  avanzi in esportazione dai propri valichi doganali, con un +9,8% rispetto al 2019. Il 48,8% consiste in avanzi e scarti di carta o cartone da riciclare, il 23,7% in cascame e avanzi di ghisa, ferro e acciaio, il 14% in gomma indurita.

Ecomafia senza confini

Vista la mole del commercio illegale dei rifiuti si può tragicamente a buon ragione parlare di “Ecomafia senza confini”, nome anche dell’indagine a cura dell’Ufficio antifrode dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che registra solo nei primi 9 mesi del 2021 il doppio dei sequestri effettuati nell’intero 2019.

Se nel 2020 i maggiori quantitativi riguardavano materiale plastico e Raee (pari al 75%), nel 2021 hanno invece prevalso i rifiuti metallici e plastici. La gran parte dei rifiuti elettrici ed elettronici sequestrati era pronta per imbarcarsi verso Turchia e Malesia, confermando come il ricorso al dumping ambientale a danno di quei paesi sia una pratica pienamente in voga.

Ecco infatti, e l’Avv. Stefano Bigliazzi lo evidenzia, che questo tipo di traffici illeciti a danno dell’ambiente sono “i più internazionali di tutti” poiché i danni ambientali più spaventosi si compiono in paesi o più poveri o meno attenti e sensibili a questi che, prima ancora che reati, sono crimini contro l’ambiente e quindi l’umanità.

Gli ecoreati sono strettamente legati alle infiltrazioni mafiose in Liguria, dove sono ben noti i casi della “collina dei veleni” ovvero della discarica Pittelli a La Spezia e la vicenda emersa con l’inchiesta “I Conti di Lavagna” nell’omonimo Comune, e l’avv. Stefano Bigliazzi coglie l’occasione per ricordare e sottolineare l’approvazione della legge sugli ecoreati avvenuta nel 2015 quale strumento essenziale per contrastare i fenomeni degli illeciti ambientali nel ciclo rifiuti.

Commissione Ecomafie in Liguria

Proprio nel 2015 tra il 20 e il 23 gennaio la Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle Ecomafie guidata dall’onorevole Alessandro Bratti (già Direttore Generale di ARPA Emilia-Romagna 2006-2008, dal 2017 al 2021 Direttore Generale dell’ISPRA Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) compie una visita in tutta la Liguria sui luoghi interessati nel corso dei decenni da fatti e misfatti, provando a far arrivare alla luce lo scandalo dei rifiuti urbani e le procedure di bonifica.

Non era certo la prima visita in Liguria della “Commissione Ecomafie”, eppure sembra ancora oggi necessario riportare l’attenzione su questi casi, tanto utili per fare scoop quanto poi caduti nel dimenticatoio pubblico nel corso delle decadi.

I casi su cui cadde il focus – nel 2015, ma cade ancora oggi e nulla sembra cambiato! – quando si parla di ecoinchieste ed ecoreati sono quelli della discarica Pittelli a La Spezia, dell’azienda chimica Stoppani a Cogoleto, della discarica di Scarpino a Genova e della centrale Tirreno Power a Vado Ligure (Articolo di wall:out Tirreno power, l’Ilva ligure punta ancora sul gas). A cui appunto si sono aggiunti più recentemente il caso di Lavagna e – l ’invece pulitissimo dal punto di vista giudiziario – smaltimento della Costa Concordia alle Riparazioni Navali.

La vicenda della discarica Pittelli, rinominata “collina dei veleni”, si apre sin dalla sua apertura nella seconda metà degli anni ‘70.

Sebbene chiusa nel 1996, le vicende ad essa legata sono tutt’altro che chiuse. Tutto partì da una inchiesta svolta dalla Procura della Repubblica di Asti assieme al Corpo Forestale dello Stato di Brescia, capace di rivelare che nella discarica non c’erano solo materiali inerti ma anche milioni di tonnellate di rifiuti speciali e pericolosi, quali farmaci scaduti, solventi, vernici, ceneri tossiche.

La discarica era il capolinea finale di un vero e proprio traffico illecito di rifiuti.

Chiusa dal 1996, dal 2003 è stato avviato l’iter per la sua messa in sicurezza, eppure tutta l’operazione continua a sollevare perplessità fugando davvero pochi dubbi.

Fanpage.it ha incontrato il sostituto procuratore di Asti Luciano Tarditi e l’Ispettore superiore della Forestale Gianni De Podestà che condussero le indagini:

Quanto alla vicenda Tirreno Power è ancora in corso il procedimento giudiziario, che dovrà stabilire se la centrale è responsabile o meno di circa 400 morti, 1900 ricoveri solo per malattie cardiovascolari e respiratorie senza contare la quantità di tumori diagnosticati, oltre a danni ambientali e sanitari stimati tra i 770 e gli 860 milioni di euro.

La Centrale di Vado Ligure era già entrata nel Rapporto di Legambiente del 2010 contro l’allargamento delle centrali termoelettriche a carbone italiane.

La vicenda dell’EcoCentro o “Stazione di trasbordo rifiuti” al centro dell’indagine “I Conti di Lavagna” esplode nella primavera 2016, mettendo agli arresti, sotto procedimento e infine nel 2019 condannando non solo esponenti ipotizzati appartenenti a cosche della ‘ndrangheta, ma anche esponenti politici locali autoctoni, primo tra tutti il Sindaco in allora di Lavagna.

A fronte di pacchetti di voti (infatti vi sono state condanne per “corruzione elettorale”), alla famiglia Nucera venivano concessi favori sul commercio – evidentemente illegale – dei rifiuti.

Legambiente, rapporto ecomafia in Liguria
Prospetto dell’inchiesta “I Conti di Lavagna”, realizzato dall’Osservatorio Mafie in Liguria “Boris Giuliano”

Le vicende dell’azienda chimica Stoppani come della discarica di Scarpino cadono ciclicamente nel dimenticatoio pubblico, salvo poi riemergere con scoop e scandali. Su questo andrebbe fatta luce e inchieste: ecco terreni fertili per la criminalità, ove non batte la luce – nemmeno quella dei riflettori del dibattito pubblico – e tutto si opacizza.

Per rimanere aggiornati

In chiusura, per continuare a rimanere aggiornati sulle attività delle ecomafie, per documentarsi e lottare facendo informazione e formazione, ecco alcuni strumenti e indicazioni:

  • È attivo il nuovo sito “No Ecomafia” – Centro di documentazione sull’illegalità ambientale di Legambiente;

Ha ricevuto approvazione alla Camera (siamo in attesa di eguale provvedimento al Senato) la proposta di istituzione di una rinnovata Commissione Parlamentare d’Inchiesta “Ecomafie”, che si vedrebbe attribuire ambito di indagine più esteso, ossia anche in quanto agli illeciti agroalimentari, con un aumento di membri da 20 a 36 componenti equamente ripartiti tra le due camere.

Immagine di copertina:
Grafica wow agency


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