Ad affermare che la cultura di questa città è morente, diremmo l’ennesima banalità, pur senza sbagliare. Potremmo aggiungere che è proprio la città stessa a sparire e la demografia ci darebbe ancora una volta ragione.
Ma siccome qui non vogliamo lasciare spazio a frivoli mugugni, sebben ampiamente riscontrabili, analizziamo un fenomeno molto peculiare a cui abbiamo assistito nell’ultimo anno a Genova.
Il 2023 è l’anno della rinascita culturale genovese, l’anno dei 2,5 milioni di euro ottenuti da Bizzarri e Bertolucci, il più alto finanziamento PNRR in Italia destinato alla cultura. Dopo l’addio di Bizzarri, la malasorte ha voluto che il 2023 coincida con l’ultimo anno di Serena Bertolucci come direttrice di Palazzo Ducale, a seguito del mancato rinnovo di incarico.
Ma non demoralizziamoci!
Il 2023 è l’anno di Genova Capitale Italiana del Libro, riconoscimento ottenuto anche grazie al lavoro “A pagine spiegate” di Bertolucci e Montanari.
Possiamo sbilanciarci e sostenere che è una Capitale del Libro riservata, un po’ nascosta dalla comunicazione mainstream, non ancora conclusa direte voi, ma che con giudizio parziale si può affermare timida ed elitaria.
Tutto il contrario delle grandi feste di cultura popolare che hanno dominato il 2023: la focaccia più lunga, il cavolino più lungo e, signore e signori (ma soprattutto signori), il salame più lungo…
Ebbene sì, il salame più lungo ce l’abbiamo noi
Il salame più lungo del mondo è stato realizzato nel Comune di Sant’Olcese e misura 40 metri.
Tutte le più alte cariche istituzionali si sono presentate alla festa, e vi farei un torto se non condividessi con voi la galleria fotografica, a cura della Città Metropolitana di Genova, dell’evento più giovane e inclusivo dell’anno.
La focaccia più lunga del mondo è un po’ meno un record, ma sai, si può aggiungere “la focaccia genovese più lunga del mondo” e allora si vince facile. Anche se, a esser pignoli, mi aspettavo qualcosa di diverso.
Mi ero immaginato un’unica lunghissima focaccia da 350 metri che, grazie a un forno mobile, venisse cotta man mano. Sogni da ingegnere ingenuo quale sono.
Mi son dovuto invece accontentare di una serie di teglie affiancate a “comporre” il lungo filotto di focaccia. Ma anche qui, basta aggiungere “la serie di teglie di focaccia più lunga del mondo” e non c’è competizione, vinciamo a mani basse.
Anche se.. Se invece di fare una focaccia larga una teglia, facessimo una striscia unica di 400 metri larga una slerfa, risparmieremmo sull’impasto e saremmo la “striscia di focaccia più lunga del mondo”.
Nel guinness e pure spendendo meno: ciù zeneize de coscì..
No, non è questa zeneixitae che il nostro Sindaco sta ricercando. Non è il recupero della lingua genovese, non è la valorizzazione delle aziende storiche del nostro entroterra. Questa comunicazione nasce più che altro dalla passione per il feticcio, per l’oggetto da sbandierare.
Bandiere, come quella di San Giorgio, sventolate come simboli senza decifrarne i segni. Non serve leggere Umberto Eco per sapere che dietro a ogni bandiera c’è un significato, sotto ogni vessillo un sovrano e sotto ogni sovrano un popolo asservito, e che quella della Regina che ci deve dei soldi suona tanto come una mussa.
Io, mestamente, mi chiedo solo se questa è cultura
È cultura installare uno scivolo gonfiabile gigante, macché gigante, “il più lungo mai costruito in una città del mondo”?
Scivolo, peraltro, progettato così clamorosamente male da non riuscire ad avere la pendenza adatta per scivolare e che ci ha regalato pietose scene geriatriche buone solo come base per i meme.
Dunque salami, focacce, scivoli.. Ma poteva mancare il cavolino più lungo del mondo?
Niente, non ce la facciamo: il celolunghismo è più forte di noi.
E l’evento di Pontedecimo, esaltazione della storica pasticceria Poldo, ci dice qualcosa di ancora più preoccupante: sulla retorica del più lungo, Destra e Sinistra duellano a colpi di righello, chiusi nel gabinetto (del Sindaco, s’intende) come maschi adolescenti: questo è il livello del dibattito politico e culturale a Genova.
Una ampia riflessione su questa mania di ostentare record di dubbia veridicità è stata già affrontata su questo magazine e ve la riproponiamo perché sempre attuale: “Genova: sfatiamo un po’ di miti tra primati, record ostentati e leggende metropolitane“.
A questo punto sorge una domanda a sfondo psicologico:
Siamo davvero così insicuri che inventiamo record mondiali per affermare la nostra identità? Siamo davvero così fragili che ricorriamo alla prevaricazione e al dominio sugli altri per poterci rispecchiare in una immagine di Genova che ci soddisfi?
Sembra proprio di sì.
Dobbiamo essere più degli altri in tutto ciò che esiste, nello spazio e nel tempo, tanto nelle disgrazie quanto nelle opportunità.
E così la tragedia ancora impunita del collasso del Ponte Morandi diventa “il giorno più lungo” in un documentario Discovery+; il Tunnel di Valico, prima galleria dell’opera denominata Terzo Valico, è il percorso ferroviario sotterraneo più lungo d’Italia.
Perché non ci basta andare a Milano in 45 minuti per trovare un lavoro con prospettive decenti e salari all’altezza, dobbiamo comunque ribadire che lo facciamo attraverso la galleria ferroviaria più lunga d’Italia.
Persino il cavo 2Africa, posato a Genova e che collegherà quasi un terzo della popolazione mondiale, lungo 45.000 km, è il più lungo cavo sottomarino per la trasmissione dati mai progettato.
Che poi a guardare questa foto vien da pensare che il cavo cominci da Barcellona, per passare poi da Marsiglia e solo successivamente fare tappa a Genova e poi proseguire per l’Egitto.
E sta qui la fallacia argomentativa della retorica del celolunghismo: averlo più lungo assume significato solo quando si è in relazione competitiva e prevaricatoria con gli altri, ma non aggiunge niente a quello che è il proprio valore intrinseco.
Cioè il fatto che il cavo sia il più lungo del mondo ci interessa davvero di più del fatto stesso che un simile cavo, così strategico a livello globale, passi da Genova e che ci colleghi alla modernità, oltre che a traffici di dati elevatissimi?
Riducendo un discorso complesso a un luogo comune piuttosto sgreuzzo, le dimensioni non contano quando non lo sai usare.
Questa retorica profondamente narcisistica è segno di profonda disistima del proprio valore.
Ma è possibile chiedere a questa classe politica una retorica che accetti il fatto che Genova sia in crisi culturale e soffra il collasso demografico? Esiste un modo di fare cultura e fare politica che non ignori i propri problemi al fine di inventarsi una storia di sé migliore degli altri?
Saremo pronti alle sfide future della nostra città oppure creeremo, piuttosto, un’idea schizofrenica della città, un alter ego tossico che vive di sola propaganda senza alcun appiglio di realtà rispetto a quanto ci circonda?
Le domande senza risposta, amici miei, soffiano nel vento, ma sono piuttosto sicuro che tra loro non competano per chi fa il viaggio più lungo.
Immagine di copertina:
Il Sindaco Bucci e il Presidente della Regione Toti sul maxi scivolo di via XX Settembre. Fonte Facebook
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