Villa Serra

E se Villa Serra a Cornigliano aprisse al pubblico più di una volta all’anno?

Un quasi-esempio di come rifunzionalizzare le ville storiche genovesi, consegnandole nuovamente ai cittadini.
9 Maggio 2020
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Tra le ville che questo maggio sfortunatamente non potremo visitare dal vivo durante i Rolli Days (per un approfondimento, leggi qui) compare anche Villa Domenico Serra a Cornigliano.

Attualmente sede di uffici comunali e di qualche appartamento concesso in locazione, troneggia nella sua maestosità sostanzialmente non frequentata dalla cittadinanza. 

Il restauro condotto da Società per Cornigliano s.p.a. e Sviluppo Genova tra il 2010 e il 2012 l’ha riportata all’antico splendore e ha restituito al quartiere i bellissimi giardini Melis. Insieme alla più nota Villa Durazzo Bombrini, sempre sita in Cornigliano, Villa Serra è ad oggi una delle residenze nobiliari più imponenti della città, nonostante una storia a dir poco turbolenta.

Fu realizzata nel 1787 probabilmente a partire da una costruzione precedente dall’architetto Andrea Tagliafichi, artista genovese di gusto e conoscenze internazionali, che si occupò di tutti i dettagli del progetto, compresi il giardino e le decorazioni interne. Fu ceduta nel 1906 dall’ultimo proprietario, il marchese Orso Serra, all’allora Comune di Cornigliano Ligure, che ne fece subito la sua sede, diventando poi con l’accorpamento del territorio alla Grande Genova centro direzionale del quartiere dal 1926 al 2009.

Purtroppo, i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale ne hanno distrutto buona parte degli affreschi e pressoché l’intero corpus di stucchi e statue decorative; le soluzioni di restauro applicate all’indomani del conflitto riguardarono solamente questioni strutturali, facendo andare perduta gran parte della ricchezza che contraddistingueva l’edificio.

Il degrado ha accompagnato la villa fino a portare all’abbandono da parte dell’amministrazione locale nel 2009, quando è stato elaborato il progetto di restauro a cura della Facoltà di Architettura dell’Università di Genova, che in due anni non solo ha ripristinato l’edificio e i giardini, ma tra il 2014 e il 2015 ha anche riportato alla luce e ricondotto alla sua bellezza un ninfeo casualmente rinvenuto nella zona retrostante alla villa.

Appare ovvio che un palazzo così imponente e prestigioso non possa essere relegato a funzioni meramente amministrative o comunque non poter essere pienamente fruito dalla cittadinanza, come meriterebbe.

Già nel 2010, la sindaca Marta Vincenzi ne aveva annunciato una destinazione d’uso sotto forma di polo d’innovazione e incubatore di imprese, ma il proposito non è mai andato in porto.

Villa Domenico Serra, 1963. Foto di Paolo Monti

Poco più di un anno fa, la Città Metropolitana e il Comune di Genova hanno avanzato una nuova proposta per tornare a far vivere Villa Serra, ossia trasformarla in una scuola e/o in una sede espositiva: il sopralluogo condotto a marzo 2019 dal consigliere con delega all’istruzione Roberto Cella e dal consigliere Valeriano Vacalebre, insieme a diversi funzionari della Città Metropolitana, era mirato a valutare se la destinazione scolastica e museale possa coniugarsi con la funzione di presidio sociale, tale da coinvolgere la popolazione in attività didattiche e culturali, aumentare il livello effettivo e percepito di sicurezza e – ultimo, ma non ultimo – riabilitare la nomea di Villa Serra e di Cornigliano tutta, riportandole agli antichi fasti attraverso un’operazione inclusiva di vitale importanza in un quartiere tanto affamato di riconoscimento e riscatto.

Speriamo che questa lodevole idea non finisca nel dimenticatoio e che il risveglio dell’attenzione verso Cornigliano, già premiata dall’adesione a manifestazioni come i Rolli Days, prosegua in un cammino virtuoso, accompagnato e sostenuto dalle istituzioni competenti.

Immagine di Copertina:
Villa Domenico Serra 1963,
Paolo Monti


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Un passato da ballerina, un presente da laureata in Storia dell’arte contemporanea, ambizioni da superstar. Non esce di casa senza rossetto, un libro in borsa e il fiatone di chi è sempre in ritardo. Si diletta a organizzare il Cotonfioc Festival e a tradurre testi d’arte dall’inglese.

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