Di cosa hanno bisogno le piante per crescere? Acqua, luce, ossigeno, una buona temperatura e non essere distrutte da parassiti, animali o dal vento. Un luogo in cui trovare tutto questo? Sotto il mare! Nemo’s Garden è un progetto di coltivazione alternativo subacqueo che riesce ad essere auto-sostenibile.
Vediamo come
Tra il 2012 e il 2013 Sergio Gamberini e il suo gruppo di produzione di equipaggiamento per immersioni Ocean Reef, fondato a Genova ma con sede ora in California, decidono di abbinare alla passione per l’immersione quella del giardinaggio.
Inizia un po’ come una provocazione, ma presto il progetto diventa serio e così finiscono per realizzare 6 biosfere in plastica da circa 2000 litri che vengono ancorate al fondale al largo della costa di Noli (Nӧi nella riviera di ponente). Dentro a queste iniziano a coltivare piante di vario tipo: basilico, insalata, pomodori, orchidee, fragole, soia, fagioli e molte altre.
Si accorgono che le piantagioni rendono bene e che la qualità delle piante è ottima, il contenuto medio di oli essenziali è persino più alto della norma. In poco tempo Nemo’s Garden acquisisce anche notorietà e sbarca anche all’Expo 2015 di Milano.
Ma come funziona Nemo’s Garden?
Le biosfere creano al loro interno una bolla d’aria che consente la crescita delle piante e l’azione degli operatori, i quali si danno a un giardinaggio in tuta da sub con il corpo per metà immerso in acqua.
La vera chiave di Volta sta nel fatto che tali biosfere costituiscono dei sistemi chiusi eccellenti che non hanno bisogno di alcun impiego di energia.
La temperatura sul fondale marino è buona per la coltivazione ed è pressoché costante. Inoltre, all’interno delle biosfere è leggermente maggiore, creando un favorevole effetto serra. Grazie a questo piccolo gap, l’acqua del mare evapora desalinizzandosi e poi ricondensa sulle pareti interne della biosfera (specialmente di notte quando la temperatura cala lievemente).
A questo punto quest’acqua dolce è ideale per irrigare le piante. Viene impiegato un sistema idroponico, cioè che esclude l’utilizzo di terreno ma sfrutta un tubo a spirale attraverso cui passa l’acqua ricondensata, che nel frattempo è stata arricchita di minerali essenziali per la crescita. Dei semenzai per le piante sono collocati lungo il tubo e il gioco è fatto.
La luce non arriva con la stessa intensità con cui potrebbe arrivare sulla terra ferma, ma non manca. Il fondale costituisce un luogo protetto dai parassiti e infatti non vi è bisogno di impiegare pesticidi.
Per quanto riguarda i fertilizzanti per ora sono ancora di origine commerciale, ma uno dei progetti di Ocean Reef è impiegare fertilizzanti naturali provenienti dall’ambiente stesso in cui si trova Nemo’s Garden, magari impiegando le alghe.
Infine, l’umidità è molto elevata, favorendo l’irrigazione, ed è regolata da una ventola alimentata da un pannello solare. Tutti i parametri sono monitorati da remoto, sulla terra ferma, in una torre di controllo.
Eco-friendly
Grazie a tutte queste caratteristiche le biosfere sono sistemi auto-sostenibili ed eco-friendly. Hanno infatti dato idee per l’eco-turismo, l’allevamento di pesci e frutti di mare, la ricerca scientifica, il monitoraggio ambientale ed ha attratto anche l’interesse di aziende farmaceutiche stuzzicate dalle novità botaniche che potrebbero essere impiegate per realizzare nuovi prodotti.
Restano ovviamente dubbi su quanto possa essere sostenibile economicamente come sistema alternativo all’agricoltura classica. Inoltre, una futura espansione territoriale dovrebbe fare i conti con tematiche di tipo ambientale. E, non meno importante, queste strutture risultano ancora molto fragili.
Nell’autunno del 2018 infatti una tempesta ha innalzato drammaticamente il livello dell’acqua dentro le biosfere, sommergendo e distruggendo tutte le coltivazioni. Ocean Reef non si è data per vinta e ha rilanciato il progetto cercando di renderlo ancora più sicuro ed ha esteso anche collaborazioni con l’Università di Genova.
Per chi volesse, tramite il sito di Nemo’s Garden è anche possibile contribuire con donazioni.
La questione rimane
Si tratta solo di un’idea ingegnosa e figa ma solo di nicchia o potrebbe rappresentare un modello per una vera alternativa all’agricoltura tradizionale?
Immagine di copertina:
Foto di Juan Chavez
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