Genova fatta a mano: Associazione Artigianato Artistico

Genova fatta a mano: l’Associazione Artigianato Artistico

Intervista a Andrea Ruwett, presidente dell’Associazione nata a maggio 2022.
3 Novembre 2023
3 min
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Maggio 2022: nel dedalo di vicoli dell’affascinante centro storico di Genova nasce l’Associazione Artigianato Artistico della Liguria, una rete di mutuo appoggio e promozione delle attività artigianali nel territorio, con l’obiettivo di valorizzare antichi mestieri e facilitare il passaggio generazionale di saperi ed esperienze.

Le associate e gli associati, che operano in diversi settori, si propongono di unire i propri saperi in un polo che possa potenziare le attività, favorire collaborazioni e far crescere l’attenzione su questo importante tassello del tessuto dell’economia locale. 

Abbiamo fatto una chiacchierata con Andrea Ruwett, presidente dell’associazione, restauratore e falegname.

Il suo impegno è stato riconosciuto nel 2021 con la concessione del marchio “Artigiani in Liguria”, e nel 2022 ha fondato l’Associazione Artigianato Artistico della Liguria.

“L’artista non cerca un successore delle sue opere. Muore senza discendenza. L’artigiano sì. I lavori artigianali si tramandano di generazione in generazione.”

Partendo da quest’idea, mi racconti come mai avete creato un’associazione di artigianato? 

Il mestiere dell’artigiano rappresenta in parte, una parte non trascurabile, un atto di resistenza. La scelta di non abbracciare la produzione in serie, considerare la qualità a discapito della quantità e, purtroppo, spesso incontrare un minore profitto economico a discapito della profonda soddisfazione derivante dall’abilità maestosa, è un atto politico, che richiede coraggio.

Questa scelta apre a chi la compie numerose opportunità per acquisire strumenti, sia culturali che tecnici, che guidano un processo creativo profondamente consapevole.

L’associazione si è fondata con lo scopo di agevolare la comunicazione tra gli artigiani, al fine di preservare e sostenere la trasmissione di tali conoscenze, e soprattutto per sperimentare la grande gioia che ne scaturisce.

Quale aspetto dell’associazione ti rende particolarmente orgoglioso?

Quando abbiamo deciso di costituire questa associazione, abbiamo voluto che essa fosse uno strumento nelle mani di ogni artigiano, come uno degli oggetti nel suo laboratorio.

Di conseguenza, l’associazione non ha lo scopo di limitare o vincolare gli artigiani in una rete di obblighi e dinamiche che a lungo andare potrebbero risultare opprimenti o incompatibili con i percorsi e le esigenze individuali. Al contrario, è qui per adattarsi alle esigenze e alle richieste di ciascun membro.

Per esempio, durante la Design Week, alcuni artigiani hanno preferito esporre i loro prodotti in location diverse da quella fornita dall’associazione.

Nel ciclo di incontri che si terrà in Sardegna, non tutti i membri parteciperanno, e lo stesso vale per i talk organizzati dall’università: alcuni potrebbero trovarli particolarmente interessanti per le opportunità di interazione con designer e progettisti, mentre altri potrebbero non essere coinvolti.

Lo stesso principio si applica alla partecipazione a mostre-mercato, come quella organizzata in collaborazione con l’associazione partner “Pigna Mon Amour” a Imperia.

Non ci sono problemi in queste scelte: l’associazione offre opportunità, ma spetta al singolo artigiano decidere quali di esse si adattano meglio alle sue esigenze.

Nel contesto attuale, la parola “sostenibilità” è diventata quasi un prerequisito e viene spesso utilizzata in modo improprio in diverse situazioni.

Potresti condividere con noi come l’artigianato e il riuso, da sempre, promuovono un concetto di sostenibilità?

L’artigianato, attingendo alle radici della tradizione e di conseguenza al passato, si origina da una dimensione economica produttiva in cui la sostenibilità era un requisito essenziale per l’esistenza stessa degli oggetti.

In tempi precedenti alla metà del secolo scorso, un oggetto privo di durabilità nel tempo non aveva praticamente alcuna utilità, poiché la sua produzione costosa non consentiva una rapida sostituzione nell’uso quotidiano delle persone.

Questo aspetto rappresenta un peccato originale che mette in evidenza i limiti intrinseci del modello di produzione attuale. Allo stesso tempo, suggerisce e dimostra la possibilità di sviluppare una relazione più salutare e sostenibile con il mondo degli oggetti che fanno parte della nostra vita.

Come immagini l’evoluzione dell’associazione nei prossimi anni? Hai delle visioni o prospettive ideali per il futuro dell’associazione?

Tra qualche anno, mi piacerebbe vedere l’associazione come una vasta rete di relazioni nazionali e internazionali, in cui gruppi informali di artigiani si uniscono per lavorare su progetti, fornendosi reciproco sostegno sia dal punto di vista lavorativo che culturale.

Questi gruppi dovrebbero operare in autonomia all’interno di una struttura organizzativa orizzontale, orientata al supporto, con l’obiettivo di consentire agli artigiani stessi di plasmare l’associazione attraverso iniziative “Temporary Autonomous Zones” (TAZ) che rispondono ai loro specifici interessi.

Ma se volessi farne parte? 

L’associazione è apertissima all’ingresso di nuovi membri, operanti nel settore dell’artigianato artistico, che si possono candidare inviando una lettera di presentazione e un CV all’indirizzo info@artigianatoartisticoliguria.it.

Immagine di copertina:


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Martina è nata a Genova nel 1998 ed è stata adottata da Torino nel 2019. Si è laureata in Contemporary Humanities alla Scuola Holden e ha preso un master in Writing & Visual Storytelling allo IAAD. Ama l’arte concettuale, la letteratura realista e la musica techno. Vive di scrittura (grazie al cielo).

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