Il 26 maggio 2020, l’ICOM, International Council of Museums, in collaborazione con UNESCO, ha pubblicato i risultati dell’indagine riguardanti la situazione museale mondiale durante il periodo compreso tra il sette aprile e il sette maggio 2020. Da questo sondaggio sono emersi alcuni dati positivi, come per esempio l’aumento del 15% della presenza online dei musei, ma soprattutto negativi: il 16,1% dei lavoratori freelancers è stato licenziato e il 12,8% dei professionisti museali intervistati ha espresso il timore che il proprio museo non possa riaprire. Musei italiani
Il dato però più impressionante è che quasi tutti i musei del mondo sono rimasti chiusi per il mese di aprile a causa del Covid-19.
Questi dati ci forniscono una fotografia tanto chiara quanto preoccupante della condizione disastrosa nella quale versavano i musei fra aprile e maggio. Condizione che, non nonostante la cauta riapertura della maggior parte dei musei europei nei mesi successivi, (i più a maggio, i musei tedeschi già ad aprile e quelli inglesi a luglio) non ha purtroppo visto grandi miglioramenti.
La situazione italiana
In Italia, ad esempio, il movimento Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali che si batte per i diritti dei professionisti museali, ha svolto tra il nove e l’undici luglio un’indagine per capire quanti fossero effettivamente i musei italiani statali ad aver riaperto dal 18 maggio, giorno che il Dcpm del 17 maggio aveva indicato come data ufficiale di riapertura. Gli attivisti di Mi Riconosci? hanno messo in luce che dopo ben due mesi il 30% dei musei era ancora chiuso (Gazzetta Ufficiale).
A Genova
A Genova, la situazione attuale non è diversa. Conducendo un’indagine simile a quella svolta dal movimento Mi riconosci?, si delinea un quadro abbastanza cupo.
Dalla ricerca risulta che dei ventotto musei di Genova, quasi la metà sono chiusi. Dodici musei non sono aperti al pubblico: cinque per motivi di ristrutturazione e rinnovamento, situazioni che il Covid-19 sicuramente contribuirà a prolungare, e sette a causa del Coronavirus. Dei sedici musei accessibili, ben quattordici sono aperti ma con un orario ridotto.
Come mai sono ancora chiusi?
Sempre secondo Mi Riconosci?, il motivo principale è di tipo economico. Le aziende esterne alle quali in alcuni casi i musei hanno affidato determinati servizi come ad esempio quello della biglietteria o della guardiania, sembrano ritenere i costi di adeguamento delle strutture alle nuove esigenze maggiori o uguali ai benefici, e pertanto non sono interessate a investire in queste realtà. Nel caso di aziende più piccole a volte si tratta proprio di una mancanza di fondi causata dalla chiusura forzata.
D’altra parte, vi è anche un altro importante elemento che ostacola la completa riapertura: la carenza di personale (Linkiesta). Infatti, tra i tanti problemi causati dal Covid-19, vi è anche il rallentamento dei concorsi pubblici del MiBACT per i posti di guardiania, necessari per il funzionamento del museo.
Come fare?
ICOM, UNESCO, ANMLI ed altre associazioni hanno esortato i governi a sostenere i musei distribuendo fondi, cosa che sta già avvenendo (Beniculturali.it). D’altra parte, appaiono necessarie riforme che modifichino l’attuale assetto amministrativo e giuridico dei musei stessi al fine di rendere più efficace la gestione.
Su un piano più generale, è fondamentale che i musei italiani non si limitino solo a ricevere i fondi a loro destinati ma si impegnino nel concreto a ripensare criticamente la loro struttura, analizzare i punti deboli che la pandemia ha scoperto e ripensarsi in modo intelligente.
Immagine di copertina:
Geralt
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