Wolfsoniana

La Wolfsoniana e la sua mostra “Ivos Pacetti imprenditore futurista” riaprono

La Wolfsoniana e la mostra “Ivos pacetti, imprenditore futurista” hanno riaperto il 16 ottobre 2020. Spazio alle arti decorative!
2 Novembre 2020
3 min
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Dopo sette lunghi mesi (leggi l’articolo di wall:out sulle chiusure sei musei)la Wolfsoniana ha riaperto al pubblico venerdì 16 ottobre. Situata all’interno del parco di Nervi e a pochi metri dal mare, la galleria ospita una collezione focalizzata sulle arti decorative tra il 1880 e il 1945. Gli arredi, gli oggetti di design o di uso quotidiani, i dipinti e le sculture esposti testimoniano il gusto di quei decenni movimentati da numerose correnti artistiche come Art Nouveau, Déco, Novecento e Razionalismo.

L’idea e la realizzazione della raccolta sono da attribuire a Mitchell, Micky, Wolfson, collezionista d’arte statunitense. Dopo decenni dedicati all’arte del collezionare, nel 1986 fonda la Wolfsonian a Miami con l’intento di valorizzare e promuovere lo studio di “uno dei periodi più densi di cambiamento della nostra storia recente”. 

Successivamente, Mister Wolfson approda a Genova, o secondo lui stesso “naufraga”; nel 1999 dona alla Fondazione Cristoforo Colombo la sua collezione, che nel 2005 diventa un museo. Dalla sua attività è anche nato un Centro di Studi della Collezione Wolfsoniana, che oggi ha sede presso Palazzo Ducale. 

Il percorso espositivo della Wolfsoniana segue un ordine cronologico, collocando le opere su una linea temporale invisibile che attraversa le diverse sale

Negli ambienti del primo e del secondo piano il pubblico può incontrare testimonianze del gusto esotico di metà Ottocento, opere che manifestano il trionfo dell’Art Nouveau di inizio Novecento, dipinti futuristi degli anni Venti e prodotti di design industriale. 

Ciò che colpisce è l’allestimento cinematografico di alcune sale, come ad esempio la stanza al primo piano che riproduce un salotto di inizio Novecento. Con il suo soffitto nero di stampo industriale e i faretti che dall’alto illuminano impietosamente la scena, la ricostruzione restituisce l’impressione di trovarsi sul set di una serie televisiva ambientata in quegli anni. Di grande interesse è la ricostruzione della “Camera dei Bambini” realizzata da Antonio Rubino, pittore, illustratore e fondatore de “Il corriere dei piccoli”.

Ogni elemento di design, davvero ben conservato, è coordinato agli altri, costituendo nell’insieme una testimonianza di arte decorativa dedicata all’infanzia piuttosto unica.

Al secondo piano trova luogo anche la mostra “Ivos Pacetti, imprenditore futurista”, inaugurata il 5 maggio 2019 e curata da Matteo Fochessati e Gianni Franzone

Ivos Pacetti (Figlini di Prato, 1901- Albisola, 1970) fu un ceramista imprenditore, ma anche pittore e fotografo, attivo ad Albisola a partire dagli Venti. Oltre ad essere considerato uno dei principali protagonisti della rinascita della ceramica albisolese, aderì anche al movimento futurista, partecipando a diverse esposizioni. La mostra, realizzata grazie al contributo dell’Archivio Pacetti e dello Studio Ernan Design di Albisola Superiore, si pone l’obiettivo di omaggiare e far conoscere al pubblico la poliedrica figura del Pacetti. 

Autoritratto, Ivos Pacetti, 1940. Foto di Maria T.

Per dare un’idea al visitatore della multiforme espressione artistica di Pacetti, la mostra inizia con il presentare alcuni suoi scatti in bianco nero.

Il loro genere varia: alcuni presentano un carattere più sperimentale, come la foto che raffigura l’insegna dell’Ilva, paragonabile alle fotografie coeve di Tato, artista futurista fondatore dell’aeropittura; altre rasentano quasi il documentaristico, come quelle che raffigurano pescatori liguri intenti nelle loro attività. 

Ilva, Ivos Pacetti, s.d. Foto di Maria T.

Ovviamente non può mancare un assaggio della produzione ceramica, a cui Pacetti dedicò tutta la sua vita. Un tripudio di set da tè, vasi, piatti decorativi e soprammobili popolano la seconda sala. Le diverse forme, dimensioni, tecniche e consistenze della superficie rendono bene l’idea della creatività del ceramista adottato da Albisola.

Ci si trova di fronte a prodotti di alta qualità ma al tempo stesso spiritosi e originali che evidenziano il desiderio del Pacetti di sperimentare, divertirsi e divertire 

Un’ulteriore riprova della sua poliedricità sono alcuni dipinti realizzati tra gli anni Trenta e Quaranta che testimoniano il carattere curioso dell’autore, sempre sensibile alle novità artistiche del momento come dimostra il dipinto “Parrucche”, che lancia rimandi, forse inconsapevoli, ai manichini De Chirico.

Parrucche, Ivos Pacetti, 1938. Foto di Maria T.

L’unica piccola nota dolente è che, come nel caso della mostra “Architetture Genovesi del Novecento nelle collezioni della Wolfsoniana”, l’apparato informativo è piuttosto ridotto. Sarebbe stato infatti interessante trovare un approfondimento dedicato al contesto della produzione ceramica albisolese a partire dagli anni Trenta, che fu un dinamico ambiente dove lavorarono anche artisti di grande calibro come Lucio Fontana e Asgern Jorn, o anche maggiori informazioni sui legami di Pacetti con le correnti artistiche del suo tempo. 

Sicuramente questa mostra ha trovato la giusta sede, considerando l’impegno della Wolfsoniana nella valorizzazione delle cosiddette “arti minori” fra il 1880 e il 1945. 

Immagine di copertina:
Autoritratto, Ivos Pacetti, 1940. Foto di Maria T.


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Storica dell’Arte laureata con una tesi sui bestiari medievali presso il Courtauld Institute of Art di Londra. Negli ultimi anni trascorsi tra Italia, Germania e Inghilterra si è interessata di storia dell’arte medievale, musei, didattica e divulgazione. Europea ma genovesissima.

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