Un giovane uomo a torso nudo. Le mani legate sopra la testa con lacci rudimentali. Due frecce gli perforano il corpo. Un bianco telo copre a malapena il suo inguine. Le labbra sono socchiuse e lo sguardo è rivolto verso l’alto. Questo è ciò che i visitatori possono vedere nelle sale di Palazzo Bianco. Stiamo parlando del San Sebastiano di Guido Reni, un olio su tela databile intorno al 1615.
L’opera è stata presumibilmente commissionata dalla famiglia del papa o membri della corte pontificia, dato che nella sua realizzazione è stato impiegato il lapislazzulo, pigmento costosissimo generalmente fornito o pagato da facoltosi committenti, i soli appunto in grado di permettersi una simile spesa.
Quello che i committenti, e forse lo stesso pittore, non potevano immaginare è che questa tela, insieme a quelle di molti altri artisti coevi e successivi, ha contribuito a elevare la figura di San Sebastiano a emblema della cultura omosessuale.
Come è successo?
Facciamo un salto indietro, precisamente al III secolo d.C. Sebastiano è un generale dell’esercito romano di fede cristiana. Un giorno visita due giovani imprigionati in quanto cristiani, convincendoli a non rinunciare alla loro fede. Durante questa conversazione, il suo volto si irradia di luce miracolosa, portando alla conversione alcuni dei presenti. Quando l’imperatore Diocleziano viene a conoscenza dell’accaduto, condanna a morte il militare. Sebastiano viene legato a un palo e trafitto da frecce.
Creduto morto, viene abbandonato sul luogo dagli esecutori. Santa Irene, accorgendosi che egli è in realtà ancora vivo, lo salva e medica. Una volta guarito, Sebastiano decide di dichiarare pubblicamente la sua fede al cospetto dell’imperatore Diocleziano. Ancora una volta, questi non si fa scrupolo nel condannarlo a morte; cosa che avviene tramite flagellazione nel 304.
È importante riportare questi avvenimenti, trasmessi a noi dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine e da altre fonti, perché oltre che fornirci un contesto storico e culturale, contengono alcuni dei motivi per cui il santo è entrato a far parte dell’iconografia gay.
Lo storico dell’arte James Saslow ha infatti notato che negli Acta Sanctorum, raccolta agiografica del XVII secolo, viene indicato un legame emotivo tra San Sebastiano e i suoi superiori. Nel testo infatti, riferendosi al martire, si dice che egli fosse molto amato dagli imperatori Diocleziano e Massimiano (intatum caras erat Imperatoribus Diocletiano et Maximano), implicando così un possibile interesse omossessuale.
A questo punto è necessario specificare che San Sebastiano non solo è associato alla cultura gay, ma presenta anche una forte caratterizzazione sado-masochista.
L’origine di questo tratto si può sempre individuare nel suo comportamento, come la storica Edith Simon suggerisce. La studiosa nota come infatti la scelta di dichiarare nuovamente la sua fede cristiana sia un atto sado-masochista, ben sapendo che infatti questo comporterà ulteriori torture, verosimilmente più feroci delle prime.
Un’altra spiegazione della correlazione tra San Sebastiano e il desiderio omossesuale è fornita da Richard Kaye, autore del capitolo dedicato a San Sebastiano nel libro Outlooks: Lesbian and Gay Sexualities and Visual Cultures (Routledge, 1996). Il santo è sempre stato associato a pestilenze e malattie: le frecce, suo strumento di martirio e attributo che lo caratterizza, sono da sempre state associate all’idea di punizione divina che si manifesta tramite epidemie pestilenziali.
Secondo Kaye, l’associazione del santo con l’omosessualità, potrebbe essersi consolidata in epoca vittoriana, quando si svilupparono bizzarre teorie che categorizzavano l’omosessualità come malattia.
Secondo questa ipotesi, San Sebastiano, patrono invocato in situazioni di crisi sanitaria, è diventato dunque per estensione patrono degli omosessuali.
Per queste e altre ragioni, San Sebastiano è assurto nel tempo a simbolo omofilo e sadomaso. I languidi dipinti di Guido Reni, il libro Confessioni di una maschera di Yukio Mishima, dove il protagonista individua nel dipinto di San Sebastiano il suo primo stimolo omoerotico, il sensualissimo Sebastiane di Derek Jarman e le fotografie pop di Pierre et Gilles sono solo alcune delle numerose tappe del percorso di trasformazione da icona santa a icona gay.
Immagine di copertina:
San Sebastiano di Guido Reni. Foto di Maria T.
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