Forte San Martino Genova

Fortezze espugnate da gioventù e cultura

Architettura militare, scorci di mare, una radura. Forte San Martino è il Parco che verrà. L’invito a immaginare, costruire e curare è aperto a tuttɜ!
3 Ottobre 2021
4 min
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Architettura militare. Due parole e (quasi) un ossimoro. Architettura: arte, spazio da vivere, da condividere. Quando un’architettura è militare, invece, il senso di violenza e paura la pervade. 

Vero è, però, che vi è un patrimonio militare caduto in disuso, abbandonato, che può rinascere sotto nuove vesti e trasformarsi in poli culturali, scenari teatrali, rifugi nel verde, palchi per spettacoli, piazzali per feste. La città può riappropriarsi di quegli spazi, dando vita a un nuovo immaginario, senza perdere la memoria del passato. 

Lentamente, questo sta succedendo a Genova.

La città di Genova possiede un sistema fortificato composto da sedici forti principali e ottantacinque bastioni, senza contare i bunker, le ex caserme e le torri militari che sono disseminate sul suo territorio. Circondano la città ad anello, dalle alture al mare. Alcuni dominano la città, con una vista sul mare da mozzare il fiato. Altri sono ormai stati inglobati dal tessuto urbano, diventando parte dei quartieri, inghiottiti dalla città in espansione.

Forte San Martino Genova
Vista panoramica da Forte San Martino, Genova. Foto di Davide Bertola

Diverse sono le storie dei forti, ognuna meriterebbe di essere approfondita, ma ora limitiamoci a riportare un evento in particolare della storia più recente: sei dei forti genovesi nel 2015 sono passati dall’Agenzia del Demanio al Comune.

Avete idea del perché questo evento sia saliente?

Oltre a poter realizzare interventi di messa in sicurezza e restauro nell’interesse della città, il far parte del patrimonio comunale è condizione necessaria fondamentale per poter avviare patti di collaborazione con la cittadinanza attiva e il tessuto associativo (cosa sono i patti di collaborazione? Andrea Bassoli lo spiega QUI).

Purtroppo il fatto che i beni immobili siano di proprietà del Comune non è sufficiente a garantire un loro ritorno alla vita, e soprattutto che questa nuova vita rispecchi le necessità della cittadinanza locale.

I patti di collaborazione sono lo strumento che permette la compartecipazione di cittadinanza e amministrazione nella cura, rigenerazione e gestione in forma condivisa dei beni comuni urbani, gestione disciplinata dal Regolamento dei Beni Comuni che ogni città adotta (leggi qui quello di Genova!).

Non sono rari, infatti, i casi in cui la Pubblica Amministrazione realizza opere ingenti per ristrutturare un bene, che però, una volta attivato, non dispone di un programma per il suo utilizzo continuo e quindi torna a cadere in disuso. Viceversa, le associazioni locali spesso sognano interventi di ristrutturazione di un bene in funzione delle attività che desiderano realizzare, ma non hanno le disponibilità economiche per materializzare i loro desideri. 

I patti di collaborazione sono uno strumento utile per coordinare l’operato dei Comuni e della cittadinanza attiva locale:

la pubblica amministrazione può mettere a disposizione le risorse economiche per intervenire sull’immobile, mentre l’associazionismo locale pianifica un programma di attività culturali e sociali e si occupa della cura del bene.

Inoltre, attivare un programma di riutilizzo dell’immobile, nel mentre che si attende la sua ristrutturazione, rappresenta una garanzia per il Comune cui si chiede di investire su un progetto che è già operativo, e non su una proposta astratta di futuro utilizzo.

È questo il concetto di riuso temporaneo. Ed  è con questo concetto che ritorniamo ai forti di Genova. 

Vi è un giovane gruppo multidisciplinare di progettistɜ che sta pianificando il futuro di Forte San Martino

Edificio inserito nel tessuto urbano grazie all’espansione territoriale di Genova, non è mai stato incluso nel programma di progetti e iniziative cittadine. Il progetto è “Forte Legame”, promosso dall’associazione culturale CDWR, già nota allɜ più per le feste all’ex Ospedale Psichiatrico sotto il nome di CODE WAR (leggi l’articolo di wall:out Ti racconto cos’è stato Code War Project 2020 da dietro le quinte).

Il piano a lungo termine è quello di creare un parco urbano intorno all’area del Forte San Martino. A noi interessa molto di più l’area circostante piuttosto che il Forte stesso. Il Forte è un capolavoro, è da recuperare, da farci un investimento enorme. Siamo consapevoli del fatto che non abbiamo i mezzi per realizzare una riqualificazione del Forte. Invece tutta l’area fuori, dal fossato, tutta la collina, fino alla strada, quello sì, è un potenziale parco.

Si inizia quindi a piccoli passi, dal basso. Si inizia camminando in poche persone, poi si aggiungono altre.

Prima lɜ giovani come loro, poi lɜ commercianti di zona e, per il futuro, si punta al coinvolgimento di altre fasce della popolazione, dall’infanzia alle persone anziane, affinché diventi un parco urbano per tuttɜ.

Forte Legame – l’Alêa” rappresenta la prima fase del processo di rigenerazione dell’area. L’“alêa”, viale in genovese, indica la porzione di area verde di collegamento tra i quartieri di Albaro e San Martino, nella parte sterrata di via Montallegro.

Il progetto prevede:

  • Pulizia comunitaria dell’area, con l’appoggio delle associazioni genovesi The Black Bag, Zena Trash Busters e TrashTeam, già a partire da questo weekend: domenica 10 ottobre è previsto il primo evento di clean up, di cui potete leggere tutti i dettagli QUI;
  • Autocostruzione di arredo urbano, con persone volontarie interessate al progetto;  
  •  Riappropriazione degli spazi, attraverso il coinvolgimento del tessuto associativo locale che già ha espresso interesse nell’utilizzare gli spazi per una programmazione condivisa delle attività da svolgersi. Il CIV San Martino d’Albaro è il primo ad aderire in rappresentanza delle attività commerciali locali. 
Progetto Forte Legame CDWR - Code War
“Forte Legame – l’Alêa”. Immagine dall’archivio del progetto Forte Legame

Grazie a questo progetto si sta valutando la possibilità che l’area diventi comunale e poter avanzare così la proposta di patto di collaborazione, perché per Forte Legame “la sussidiarietà orizzontale è proprio questo: dove la pubblica amministrazione non arriva, arriva la cittadinanza”.

Immagine di copertina:
Foto di Davide Bertola


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