Ci sono alcune cose che mettono tutti d’accordo. Una di queste è considerare la Serravalle una strada di merda. Con le sue strettissime curve, il tratto finale della A7 si guadagna indubbiamente il diritto di stare nell’olimpo delle peggiori autostrade italiane. La visione in lontananza del mare è il segno inequivocabile che il passaggio per la valle Scrivia è quasi terminato e con esso la sofferenza che lo accompagna. Il sottile triangolo azzurro però non è che uno dei molti indizi che ci fanno sospirare. Per alcuni può essere l’uscita di Busalla (ma i lavori lì finiranno mai?), il futuristico Autogrill Giovi Est o mille altre cose. Per me è l’Istituto Italiano di Tecnologia.
Placidamente appollaiato su un’altura, poco prima dell’uscita per Bolzaneto, sulla destra, l’IIT presenta fieramente il suo nome per esteso a caratteri cubitali sempre illuminati, tanto da fare concorrenza alla Iplom, la raffineria di Busalla, e tutto il suo sciame di lucine.
Dell’IIT si sente spesso parlare al tg regionale o al Festival della Scienza, poi tutto sommato poco altro.
Forse però a Genova non ci si rende conto della sua portata: parliamo di uno dei centri di ricerca più importanti d’Italia, se non il più importante in assoluto. Non esagero, Genova accoglie una realtà che dovrebbe fare invidia a tutta la penisola e non solo. Bastano alcuni dati per rendersene conto (tutti consultabili sul sito ufficiale dell’IIT).
Dalla sua creazione nel 2004 al 2017, il governo italiano vi ha investito più di 800 milioni di euro, sono stati pagati più di 11mila anni di stipendi, ottenuti più di 570 brevetti, creati 17 spin-off, raccolti più di 180 milioni di fondi e costruiti laboratori in giro per l’Italia e per il mondo, anche con enti prestigiosissimi come il MIT e Harvard.
Ho messo il punto per farvi prendere fiato, non per altro. L’elenco roboante va avanti:
Primo istituto di ricerca pubblico della classifica nazionale ANVUR2X, personale per la metà straniero (proveniente da più di 60 paesi nel mondo), età media inferiore a 35 anni, rappresentanza di genere quasi equa (le donne ammontano al 42% nel 2020) e molte altre note di merito e di eccellenza, alcune delle quali riassunte nei grafici qui riportati.
Di fronte a questi numeri si capisce che l’IIT, come dice il suo nome, non rappresenta una realtà locale, ma una vera e propria istituzione nazionale
Nata come fondazione privata, il governo centrale la sostiene grazie al lavoro e ai fondi dei Ministeri della Ricerca, Economia e Salute. Genova ha la fortuna di accogliere il centro principale di questo polo che si espande su tutto il territorio nazionale, con tutti i vantaggi che ne derivano, in particolare quelli economici e culturali.
Partendo da questi ultimi, non mi riferisco solamente alla possibilità di organizzare appassionanti visite e conferenze, c’è molto di più. Ospitando un centro di scambio così fiorente, la città di Genova non può che colmare il gap di internazionalizzazione fortissimo che ha con altre città italiane ed estere. Su wall:out abbiamo già parlato in precedenza di come purtroppo molto raramente Genova sia la meta preferita di studenti e lavoratori altamente formati, soprattutto dall’estero (articolo di wall:out Genova è una città chiusa? Forse sì).
In questo senso l’IIT rappresenta una piacevolissima eccezione che non può far altro che favorire la crescita della città. Dal punto di vista economico poi, i benefici sono anche più oggettivi.
È vero, l’IIT rappresenta un hub che richiama moltissime persone da fuori, crea legami con università, aziende e fondazioni di tutta Italia e non solo, ma è comunque inevitabilmente legato al tessuto territoriale locale. Da questo rapporto nascono progetti di alto profilo che non interessano solo i ricercatori e gli addetti ai lavori, ma la comunità genovese tutta.
Per esempio infatti, il Liguria Human Technology Hub rappresenterà nel futuro un punto di riferimento per la città.
Nato dalla collaborazione con la Regione Liguria, questa realtà permetterà l’applicazione delle tecnologie provenienti dall’IIT all’interno dei maggiori ospedali e centri di cura genovesi tra cui San Martino, Gaslini, Galliera, Santa Corona e l’Istituto Chiossone.
A beneficiarne saranno i pazienti di queste strutture, dal momento in cui i medici e i tecnici avranno a disposizioni alcune tra le tecnologie più avanzate e innovative presenti sul panorama nazionale, ma mi spingerei a dire anche mondiale.
La leadership dell’IIT si è costruita passo dopo passo grazie ai piani strategici di durata variabile che si sono susseguiti dalla sua fondazione
Dal primo triennio incentrato sulle tecnologie umanoidi, passando per gli anni del Translating Evolution into Technology, ai più recenti in cui ci si è avvicinati alle life sciences, oltre a un marcato interesse per la salute.
Questo percorso ha condotto allo sviluppo dell’IIT come leader nella ricerca di base e applicata nei campi della robotica, delle scienze della vita, dei nanomateriali (programma 2018-2023). Gli studi spaziano quindi dallo sviluppo di robot assistenziali come iCub 3.0 (di cui abbiamo parlato qui), applicazioni sempre più sofisticate del grafene, la genomica, il machine learning e toccano davvero tantissimi altri campi di ricerca e applicazione.
A garanzia della qualità dell’IIT vi è infine un sistema di reclutamento molto raffinato, denominato tenure track.
Attraverso la candidatura dei ricercatori più esperti e la loro successiva selezione da parte degli organi interni, molto interconnessi non solo tra di loro ma anche con i ministeri e le eccellenze collaboratrici esterne, viene creata una commissione selezionatrice di alto livello. Proprio questa, in seconda battuta, è deputata all’assunzione dei ricercatori, i quali sono sempre più rappresentati da vincitori di prestigiose borse di studio e grants come ERC o Marie Skłodowska-Curie, alzando ulteriormente il livello.
Ogni volta che lascio Genova passando per quella maledetta A7, sarà naïf, sarà scemo, ma provo sempre un sussulto d’orgoglio guardando verso l’IIT.
Immagine di copertina:
Istituto Italiano di Tecnologia – IIT, Facade purple strip. Foto di Agnese Abrusci
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