Giornata internazionale delle persone con disabilità, Lorenzo Pagnoni

Vi piacerebbe se la città fosse stata progettata per farvi arrivare in ritardo agli appuntamenti? C’è a chi succede, parliamone

Nella Giornata internazionale delle persone con disabilità, Lorenzo Pagnoni ci parla di mobilità in città e del suo progetto Genova Solving for All.
3 Dicembre 2022
6 min
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Ci sono alcune interviste che diventano un privilegio. Nel caldissimo luglio scorso, sui tavolini esterni di un bar del levante genovese, ho potuto fare più di due chiacchiere con Lorenzo Pagnoni. Un ragazzo impegnato su numerosi fronti. 

Laureato in informatica, attualmente frequenta il Master in Inclusive Tourism Manager a Genova. Oltre a ciò, è entrato a far parte della Global Shapers Community, un network giovanile che coinvolge hub in più di 470 città nel mondo, con cui partecipa ad incontri e ad attività di vario tipo.

Studio, attivismo, senso civico. È anche presidente del dipartimento sociale di Liguria si muove. Poi, da non dimenticare, c’è l’impegno nella comunicazione. 

Ciò di cui ho voluto parlare con lui, infatti, è stato soprattutto il suo ultimo progetto importante:

Genova Solving for All. Di cosa si tratta?

Anzitutto di una risposta a un problema concreto. In secondo luogo, di una corretta modalità di utilizzo dei mezzi di comunicazione del 2022.

Genova Solving For All nasce come un canale Telegram (qui il link), cioè come uno spazio virtuale in cui condividere riflessioni, articoli, spunti e possibili soluzioni al problema dell’accessibilità a Genova. Il focus centrale riguarda il superamento delle barriere architettoniche presso il capoluogo ligure.

Perchè non bisogna dimenticare che le difficoltà morfologiche che presenta la nostra amata Zena, così schiacciata tra il mare e i monti, così ondivaga, con i suoi saliscendi continui, pongono altre questioni da risolvere, affinché possa dirsi veramente accogliente e accessibile.

“Genova – mi spiega – è una città che può certamente migliorare questo aspetto, ma tutto deve partire dalla Pubblica Amministrazione. Io posso dare una mano a livello organizzativo.”

Lorenzo è carico, ad ogni mia domanda ha la risposta pronta, si vede che ha avuto modo di elaborare pensieri e proposte per molto tempo. Ho tante cose che vorrei chiedergli, ma partiamo subito da uno dei temi più scottanti:

I trasporti genovesi per le persone con ridotta mobilità. Qui il problema è tangibile. Parliamone.

“Gran parte degli autobus AMT sono senza pedana, oppure ce l’hanno ma non è funzionante”, mi dice. “Una grossa percentuale dei mezzi non offre la possibilità di salire a bordo. Proprio oggi, per esempio, sono dovuto arrivare in ritardo all’appuntamento con te perché ho dovuto aspettare un’ora a Brignole per trovare un autobus attrezzato.”

Le tempistiche, per l’appunto.

Non riuscire ad organizzarsi il tempo giornaliero a causa di una rete di trasporto poco efficiente ed inclusiva è un problema che affligge una percentuale non indifferente della cittadinanza genovese, che richiede risposte in tempi rapidi.

“Segnalo poi un grave errore a livello comunicativo: bisogna togliere gli adesivi che indicano le pedane laddove queste ultime non esistano, poiché si viene a creare un’informazione sbagliata”.

E il mobility bus?

“È comodo, ma ce ne sono soltanto due in tutta Genova. Come fanno a garantire un servizio alle persone con ridotta mobilità? Tra l’altro la prenotazione va effettuata 24 ore prima. Una persona dunque non ha la libertà di scelta nell’uscire quando vuole o deve. Questo influisce molto sull’organizzazione della propria giornata. Si dovrebbe incentivare un maggior numero di mezzi simili in città”.

È bello vedere quanto Lorenzo abbia chiari i punti critici da evidenziare, che non mancano di certo. È doveroso dunque che le voci come la sua ricevano ascolto anzitutto a livello istituzionale, da parte di chi dovrebbe avere orecchie per i bisogni materiali della cittadinanza. In tal senso il progetto Genova Solving For All lo sta aiutando, sviluppandosi in più direzioni.

Da un lato infatti vuole portare il discorso dell’abbattimento delle barriere architettoniche presso le sedi preposte del Comune, dall’altro lato incentivare percorsi di sensibilizzazione nelle scuole. Infine, il desiderio è quello di strutturare una community eterogenea e informata sul tema, come quella che si sta creando.

“La risposta è stata buona. Ci sono persone comuni, con disabilità e senza, persone dell’ambito politico ed altre semplicemente interessate”. 

Riuscire a capitalizzare il potenziale dei social network e provare a farlo fruttare per finalità atte a cambiare virtuosamente la Cosa Pubblica è un segno dei nostri tempi. Un segno positivo, si intende. Dedicato a chi in queste piattaforme associa soltanto una generale perdita di tempo. In questo caso, di cose da cambiare ce ne sarebbero tante.

Giornata internazionale delle persone con disabilità, Lorenzo Pagnoni
Lorenzo Pagnoni

Ma quali possono essere delle proposte concrete?

Lorenzo ha già un’idea da mettere in pratica, che riguarda i ristoranti.

“Mi piacerebbe mappare tutti i ristoranti e i locali che possiedono una pedana all’ingresso.
Molto spesso infatti su Google Maps risultano esserci, salvo poi rimanere delusi una volta giunti sul posto. La loro presenza aumenterebbe sul medio periodo la clientela, a fronte di un investimento iniziale di appena 200€ che verrebbe presto ammortizzato”.

Così facendo, molto probabilmente, possono emergere alcuni luoghi di aggregazione realmente accessibili. 

Il problema delle barriere architettoniche parte da lontano

Una delle sue origini primarie è da ricercare nel fatto che durante la progettazione dei centri urbani – nel nostro caso della città di Genova – molto spesso non si ascoltano rappresentanti di tutte le istanze umane, che sono variegate per definizione ed egualmente meritevoli di attenzione. La soluzione dovrebbe essere far parlare sempre di più questi segmenti sociali senza voce con le istituzioni, con chi ha la possibilità politica e materiale di cambiare le cose.

Ancora meglio, sarebbe rendere questi segmenti parte delle istituzioni stesse. Lorenzo questo lo sa, si pone con un approccio dialettico rispetto al Comune, rispetto alla Regione.

Legittimamente contesta loro il fatto che si faccia ancora troppo poco, ma allo stesso tempo si propone come figura di supporto, mettendo a disposizione la sua esperienza diretta e le sue conoscenze.

Un’altra colonna su cui puntare con convinzione riguardo il tema dell’abbattimento delle barriere architettoniche (oltre che dei pregiudizi nei confronti di persone con disabilità) è l’educazione scolastica. La scuola, oltre ad offrire l’armamentario culturale con cui affrontare la vita adulta, deve svolgere un’altra funzione primaria, che troppo spesso si tende a sottovalutare.

Deve assumere con responsabilità la sua funzione pedagogica, formando nelle nuove generazioni uno spirito collaborativo, inclusivo, proattivo e attento alle sfumature. Su questo aspetto Lorenzo mi fa riferimento al progetto “Vengo anch’io…no, tu no”, ideata nuovamente da lui stesso lo scorso Giugno.

Si tratta di un “progetto di sensibilizzazione rivolto agli uomini e alle donne del domani, attraverso un incontro teorico e uno e pratico, sul tema della disabilità e delle barriere architettoniche”, si legge all’interno del comunicato pubblicato sul canale Telegram.

L’obiettivo è coinvolgere le scuole medie e superiori della città in attività riconducibili alla disciplina dell’educazione civica, attraverso incontri arricchiti da dibattiti, momenti di confronti e sfide sul campo, atte a misurare in maniera tangibile quanto sia ancora poco inclusiva Genova sotto questo punto di vista.

“Lo scopo dell’intero progetto è quello di educare i giovani al rispetto e al saper guardare le persone con disabilità, tutto questo si pone l’obiettivo di avere, entro una decina d’anni, una città migliore e vivibile per ogni suo abitante”.

Puntare sul futuro, puntare sull’educazione, puntare su un cambio di prospettiva.

“La disabilità è una condizione tecnica, non una malattia. È solo un modo di essere (che tra l’altro coinvolge davvero chiunque di noi, n.d.a.). Se mentre cammini ti passa accanto una persona con una protesi, molto probabilmente neanche te ne accorgi, ma non appena se la toglie, ecco che le persone la osservano con occhi diversi”.

L’educazione, dicevamo.

Giornata internazionale delle persone con disabilità, Lorenzo Pagnoni
Lorenzo Pagnoni

Si conclude infine la chiacchierata con Lorenzo, ma ci terrei che questa conversazione non si esaurisse qui.

La luce che trovo nei suoi discorsi, nelle sue proposte, nei suoi progetti, è quella di chi il problema lo vuole smontare, mitigare, e infine risolvere. Ma è stato proprio in questo momento che si è verificata una situazione che mi ha fatto riflettere ancora di più dei discorsi appena conclusi.

Prima di salutarci, l’ho accompagnato dalla fermata del 15, ovvero la linea AMT che da Nervi arriva fino al centro. Esattamente in quel momento, ho avuto una plastica rappresentazione dei disagi che Genova ancora arreca a chi deve spostarsi ma ha una ridotta mobilità. Su ben tre autobus transitati dalla fermata, nessuno dei tre era provvisto della pedana necessaria per fare salire a bordo Lorenzo. Uno degli addetti ha telefonato ai colleghi, e la risposta è stata che ne avrebbero mandato uno da Brignole, che sarebbe arrivato almeno mezz’ora più tardi. Niente da fare.

Abbiamo sollevato Lorenzo di peso, che è stato preso in carico dall’autista, così da non doverlo fare aspettare inutilmente per così tanto tempo. Una scena che potenzialmente si ripete con costanza.

Ogni mese. Ogni settimana. Ogni giorno.

Ringrazio Lorenzo Pagnoni per il suo tempo e le sue visioni, che arricchiscono chiunque si ponga in sincero ascolto.

Immagine di copertina:
Fonte Lorenzo Pagnoni


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Classe ’95. Laureato in Scienze Internazionali e in Storia contemporanea.
Innamorato del mondo e con un semestre in Norvegia alle spalle.
Nel giugno 2018 ha fondato il progetto editoriale Frammenti di Storia, che porta avanti quotidianamente insieme a giovani da tutta Italia. Appassionato di geopolitica, di trekking e di vita outdoor in genere. Sta poco fermo.

1 Comment

  1. […] L’inclusione è un fatto serissimo. E deve essere la chiave di un preciso progetto, sociale e politico, a lungo termine, non basata su azioni estemporanee. Si educa all’inclusione. La città e i suoi spazi pubblici sono in larga misura inaccessibili per persone con varie disabilità. Per dirne una. (articolo di wall:out Vi piacerebbe se la città fosse stata progettata per farvi arrivare in ritardo agli appuntamenti? C…) […]

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