STORIE CHE CI ABITANO | La porca miseria di Cash Carraway e le voci da ascoltare

STORIE CHE CI ABITANO | La porca miseria di Cash Carraway e le voci da ascoltare

Un memoir crudo e diretto, una storia di resistenza, una denuncia alle ingiustizie sistemiche che limitano la possibilità di esistere.
15 Ottobre 2025
2 min
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Ci sono alcune storie che “ci abitano” bussando alle nostre porte con delicatezza e ci sono alcune storie che le porte le fanno crollare a pugni e calci. 

“La porca miseria” (Cash Carraway, Alegre 2023) appartiene decisamente al secondo gruppo.

È uno di quei libri difficili da consigliare (tipo “ah, leggi questo, è bello”), perché disturba profondamente, e allo stesso tempo è uno di quei libri che vorrei leggessero tuttɜ. 

“Memoir di una madre single nei quartieri poveri di Londra” è il sottotitolo del libro, fa parte della collana “Working Class” della casa editrice, la traduzione è di Alberto Prunetti.

La versione originale inglese è pubblicata da Penguin, non di certo una casa editrice di nicchia ed è diventato un best seller nel Regno Unito.

Io l’ho letto in un’immersione quest’estate, in giorni di vacanza e mente libera e tempo per leggere; ci ripenso spesso.

È la storia di Cash e di sua figlia Biddy, che lottano per uno spazio in cui esistere. Carraway racconta attraverso la sua storia personale (“quante altre voci inascoltate come la mia ci sono là fuori?”) quello che succede alle madri single povere, in una città come Londra, le case, le stanze, i lavori e i tagli al welfare che cambiano continuamente, e disprezzo sociale costante. 

STORIE CHE CI ABITANO | La porca miseria di Cash Carraway e le voci da ascoltare
La porca miseria, Cash Carraway, Alegre 2023. Foto di Emanuela F.

Il libro inizia con un test di gravidanza fatto nel bagno lurido di un treno, racconta quasi-rivoluzioni di donne costrette a dividere lo spazio in una casa rifugio in cui crolla il tetto, racconta l’assenza di scelta, racconta la disperazione e chi se ne approfitta, racconta tentativi di far sentire la propria voce sui social, tentativi di vivere fingendosi un personaggio che non si è pur di raggiungere finalmente lo status di persona meritevole.

Racconta l’essere dietro uno spioncino a eccitare uomini paganti con la propria pancia incinta di otto mesi, l’alcol, l’impossibilità di creare una rete di sostegno; racconta il bene viscerale e i motivi per resistere.

È una voce che si prende tutto lo spazio, una voce che è deliberatamente, continuamente silenziata. 

Dal governo conservatore che colpevolizza le madri single, da chi crede che se vivi sotto la soglia di povertà devi solo ringraziare per qualsiasi cosa ti sia concessa, da chi si stupisce che una donna povera, con una figlia, fuggita da uomini violenti, voglia scegliere qualcosa per sé. 

C’è molta vergogna in questo libro, ma per una volta, non è interiorizzata e non fa nascondere, è una voce potentissima che fa vergognare tuttɜ noi che la leggiamo, per i nostri posizionamenti, per quello che pensiamo.

C’è molta violenza in questo libro.

È un linguaggio che non fa sconti, non vuole alleggerire proprio niente. La violenza di queste pagine ci disgusta e ci inquieta perché è vera, ed è generata da un sistema di cui facciamo tuttɜ parte, e lo sappiamo.

Solo che non ci capita mai di sentire queste voci. E una volta che le hai sentite, è impossibile non pensare che abbiano ragione. 

Ci sono milioni di persone come me che sono state ridotte al silenzio, milioni di persone come noi che sono state lasciate marcire. Immaginate se riuscissimo a far sentire la nostra voce tutte insieme

Immagine di copertina:
Grafica wall:out magazine su foto di Emanuela F.


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Emanuela F.

Emanuela detta Malo, genovese classe 1996, vive e lavora Torino, dove si è trasferita per l'università e non se ne è più andata. Gira per la città in bicicletta, lavora come psicologa collaborando con diverse realtà del terzo settore in progetti rivolti a persone migranti. È un'appassionata lettrice e nuotatrice: poiché la gran parte dei libri che possiede, e il mare, sono a Genova è facile capire che non se n'è mai andata del tutto.

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