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Lucha y Siesta: violenza all’antiviolenza

A novembre panchine e scarpette rosse non servono a niente quando vanno a processo i centri antiviolenza.
28 Novembre 2023
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È arrivato novembre e come ogni anno le istituzioni organizzano numerosissime iniziative dedicate al 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile e di genere contro le donne.

Mostre, convegni, presentazioni di libri, discussioni, ma anche inaugurazioni di panchine rosse, adesivi sui bus delle città con su scritto “qui non c’è posto per la violenza”, muri di bambole, manichini con vestiti rossi, scarpette con il tacco sparse per le strade e molte altre attività discutibili.

E mentre ci imbellettiamo la coscienza, la realtà va alla deriva.

Secondo un report datato 5 novembre 2023 presente sul sito del Ministero dell’Interno solo quest’anno in Italia sono state uccise 106 donne, di cui 87 in ambito familiare e affettivo; di queste, 55 sono state uccise dal partner o dall’ex partner.

Numeri ben visibili e dettagliati sul sito di Non Una Di Meno, in una parte dedicata a un osservatorio nazionale che si occupa di raccogliere e aggiornare i dati riguardanti femminicidi, lesbicidi e trans-cidi.

Ma non si può agire sempre e solo nell’emergenza o in occasione di giornate come l’8 marzo e il 25 novembre. Per prevenire e arginare la violenza di genere è necessario un intervento strutturale che parta innanzitutto da un’educazione affettiva e al consenso già dai primi anni di vita, soprattutto dalla scuola.

In questo contesto i Centri Antiviolenza e le Case Rifugio sono strutture cardine nella lotta alla violenza maschile e di genere sulle donne, ogni giorno dell’anno, in modo concreto. Si occupano di accogliere, accompagnare, dare sostengo, ospitare, dare supporto legale e psicologico gratuitamente alle donne che intendono portare avanti un percorso al di fuori della violenza.

Purtroppo dall’ultimo report presente sul sito di D.i.Re – Donne in Rete contro la Violenza la rete nazionale antiviolenza gestita da organizzazioni di donne, datato maggio 2023 a cura di Rossella Silvestre e Isabella Orfano (ActionAid Italia), emerge che:

«il sistema antiviolenza italiano è finanziato in modo inadeguato e senza alcuna visione sistemica fondata su politiche integrate, necessaria non solo per fornire sostegno alle donne supportate dalle strutture antiviolenza, ma soprattutto per contrastare le disuguaglianze e le discriminazioni di genere e, quindi, prevenire ogni forma di violenza maschile e istituzionale. In questo senso, è stata persa anche l’occasione di utilizzare fondi del PNRR per rafforzare il sistema antiviolenza italiano. Le istituzioni italiane hanno dimostrato, una volta ancora, che la violenza maschile contro le donne non è certo una priorità per questo Paese.»

Casa delle donne Lucha y Siesta

Caso emblematico di tale contesto critico è la storia della romana Casa delle donne Lucha y Siesta, uno dei poli culturali e centri antiviolenza più importanti in Italia, che è sotto processo e rischia lo sgombero.

La Casa è attiva dall’8 marzo 2008 come spazio di relazione femminista e transfemminista, centro antiviolenza, casa di accoglienza per chi esce da situazioni di violenza, polo culturale, luogo di confronto e crescita collettiva, spazio cittadino di solidarietà.

La giunta della regione Lazio guidata da Francesco Rocca, eletto con il centrodestra, vuole mettere a bando lo stabile, di fatto cancellando una convenzione stipulata con la precedente amministrazione, quella di Nicola Zingaretti, che aveva assegnato all’associazione l’uso degli spazi dell’ex Sottostazione Cecafumo nell’ottobre 2021.

Il 27 novembre avrà luogo la seconda udienza, con ATAC che chiede un risarcimento di 1,3 milioni a seguito di una denuncia che non ha nessuna intenzione di ritirare.

L’immobile, che si trova in via Lucio Sestio 10, era di proprietà di ATAC che l’aveva lasciato in stato di abbandono per diversi anni. È composto da una palazzina a due piani e un giardino.

Nel 2019 era stato inserito nel concordato per il recupero del debito di ATAC, e la municipalizzata del Comune avrebbe dovuto vendere il palazzo entro la fine del 2021, sfrattando la Casa.

La questione era approdata in tribunale e nel 2021 l’immobile era stato messo all’asta, e alla procedura aveva partecipato la Regione Lazio che lo aveva vinto per 2,4 milioni di euro, andando incontro alle richieste dell’ampia comunità che si era mobilitata in difesa dell’esperienza.

Solidarietà a Lucha y Siesta

La Casa è un luogo materiale e simbolico di lotta per i diritti delle donne e di tutte le soggettività oppresse dal sistema patriarcale; è uno spazio di relazione, sorellanza e desiderio, un ambiente in cui creare rete, scambiare saperi, elaborare e sperimentare pratiche femministe e transfemministe.

Lucha y Siesta è un centro antiviolenza, una casa di accoglienza per donne e minori in percorsi di fuoriuscita dalla violenza, un polo culturale di prevenzione e contrasto della violenza di genere in tutte le sue forme, un luogo di elaborazione politica, sensibilizzazione, formazione e promozione di percorsi di autonomia e autodeterminazione.

Negli ultimi giorni diverse associazioni, realtà e singolə cittadinə hanno mostrato solidarietà a Lucha y Siesta, organizzando manifestazioni o partecipando alla campagna lanciata sui social per chiedere che il centro non venga chiuso, ma che ne venga riconosciuto il reale valore e l’importanza per la città.

È su questo che dobbiamo pretendere un reale posizionamento da parte delle istituzioni; delle panchine rosse ce ne facciamo ben poco se la violenza patriarcale continua a permeare ogni luogo fino a diventare violenza istituzionale, fino a far chiudere quei pochi e unici luoghi che questa violenza cercano di combatterla ogni giorno.

Sabato 25 novembre si è tenuta la Manifestazione Nazionale di Non Una Di Meno a Roma e Messina.

In concomitanza anche in moltissime altre città d’Italia sono state organizzate manifestazioni a seguito della rabbia causata dall’ennesimo femminicidio, quello di Giulia Cecchettin, che ha scosso questa volta in particolar modo l’opinione pubblica.

Sarà forse grazie alle potenti parole della sorella, Elena Cecchettin, che soltanto a Roma sabato sono scese in piazza più di 500.000 persone, in una marea che ha attraversato le strade della città, riempendo il Circo Massimo e arrivando fino a San Giovanni in Laterano.

Il giorno dopo, domenica 26 novembre si è tenuta l’Assemblea Nazionale di Non Una di Meno proprio presso Lucha y Siesta: la scelta del luogo, presa in occasione della scorsa Assemblea Nazionale avvenuta a Firenze, è stato un gesto di sorellanza e posizionamento.

Lucha è una Casa del movimento, uno dei pochi e preziosissimi spazi dove si pensa e pratica insieme il transfemminismo.

wall:out Patriarcout 2023. Violenza all’antiviolenza
L’entrata del centro Lucha y siesta, Roma, giugno 2017. Foto di Sara Cervelli

Immagine di copertina:
wandaproject con illustrazione di Martina Spanu

Aspirante onnisciente, si barcamena tra i molteplici compiti da assistente di galleria da Pinksummer (Genova), la gestione delle mostre al Cotonfioc Festival, le ricerche per un progetto con l’Università IULM, e ora anche la scrittura di roba potenzialmente interessante per wall:out. Vicolara, cinefila, pasticcera professionista gluten free e centro d’ascolto per amici, artisti e chiunqueabbiabisogno.

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