“Eh, ma ha fatto anche cose buone..”: posto che questo non è mai un buon incipit controargomentativo, mica si sta dicendo non ne abbia fatte. Riporto qui 10 tra le cose fatte da Marco Bucci, Sindaco di Genova che paiono inutili.
Ecco, non brutte o belle, non vi è valutazione estetica in ciò che si mette in elenco, quanto la sua utilità effettiva. O meglio, non è il lato estetico, l’aspetto del risultato, che peraltro è ben variabile poiché come si sa e si dice da sempre “è bello ciò che piace”. Ci saranno anche cose inutili ma almeno belle, e perché no. E poi ci saranno anche cose inutili e pure brutte, ad aggravandum.
Ah, e sia chiaro: l’ordine non ha valore di scala gerarchica, o Top Ten, quello che state per leggere è solo un elenco delle 10 cose inutili. Se mai, allora, perché questa classifica non me la riordinate voi nei commenti al pezzo
Cominciamo!
1 • LA MOSTRA-EVENTO “GENOVA JEANS”
Ecco, cominciamo “col botto”, sì, perché appellare “inutile” questo evento, svoltosi nella sua prima e unica edizione dal 2 al 6 settembre 2021 tra le vie del centro città, è forse la scelta più discreta e certamente meno offensiva che gli si possa rivolgere.
Ve la ricordate, vero? No? Ecco, appunto. Ne abbiamo già parlato qui sulle colonne di Wall:out Magazine a firma di Amina Gaia Abdelouahab: Genova Jeans: tanto “rumore” per…?
Cinque giorni fatti di ritagli di jeans sparsi tra Palazzo Ducale, Via del Campo, la Commenda di Prè, con sede più significativa dentro al dismesso Mercato Rionale di Piazza Statuto-Via Gramsci.
Costi totali? Una fraccata.
Inizialmente (a dicembre 2020) dichiarati: 550mila euro, di cui 100mila solo a spese del Comune di Genova, stanziati la vigilia di Natale. A luglio 2021 il Comune stanzia in due ulteriori tranches prima 150mila e poi altri 400mila euro: quindi gli sponsor dove sono andati? Forse anche loro non annusano buona aria?
Ne viene ovviamente fuori una accesa polemica incrociata. Dell’articolo citato sopra pare appropriato citare le parole della ex-Assessora alla Cultura del Comune di Genova, Elisa Serafini:
“Molto serena nell’aver rifiutato di eseguire questo ordine dall’alto. Uno dei motivi per cui sono stata costretta a dimettermi, ma lo rifarei 100 volte”.
Facendo emergere quindi uno dei più potenti motivi di dissidio tra lei e il Sindaco Marco Bucci, che la fece dimettere due anni prima e da cui scaturì il libro di Serafini “Fuori dal Comune”.
Il budget inizialmente preventivato venne quindi pressoché raddoppiato, arrivando a quasi 1,4 milioni di euro, essendo così suddivisi quelli pubblici, di cui si è potuto chiedere e si è avuto riscontro dagli Uffici Comunali:
“Incarichi/consulenze euro 112.949,36; collaboratori euro 2905; allestimenti euro 332800,14; servizi euro 107.488,57; materiali euro 32.790,76; trasporti euro 8.795,71; utenze euro 1.531,88; vitto/alloggio euro 6.674. Per un totale di euro 605.935,42.” (lo riporta il Consigliere Comunale, già candidato Sindaco per il Centro Sinistra nel 2017, Gianni Crivello).
45 mila i biglietti staccati, di cui solo 13.600 quelli venduti: questi i numeri del Comune, che però avrebbero dovuto contribuire a sostenere finanziariamente la manifestazione, assieme agli sponsor.
Su tutti questi dati hanno aperto un fascicolo sia la Corte dei Conti sia la Procura della Repubblica.
Ecco, ecco. Posto che di “Genova Jeans” si è parlato più sui giornali e nei Tg e più per i costi che per i numeri e risonanza culturale, si potrà ben convenire sia stata una cosa decisamente inutile, no? Forse il Sindaco è rimasto da allora così scottato che da giugno 2022, momento della sua rielezione, ha tenuto per sé anche la delega alla Cultura: se ti fanno la polemica per ogni evento che fai, povero, meglio tenersela stretta e in tasca la delega!
Ah, non stupisce quindi che la prima edizione di Genova Jeans sia rimasta l’unica: annullata quella del 2022, non compare più in alcun calendario degli eventi del Comune. Forse allora davvero non era così utile, per stessa ammissione implicita per fatti concludenti.
2 • LE NUOVE AIUOLE DI VIALE BRIGATE PARTIGIANE
Ma davvero, Sindaco: ma a che servono? No, ok, ma mettiamo anche che sono “belle”, cioè sono tutte nuove – anche una Lada è “bella” quando è nuova di pacca, eh, ma ok – ma a che servono? E soprattutto, a chi servono?
“Ma hanno firmato la petizione online 3500 persone!” era il refrain ripetuto in ogni sede e su ogni mezzo di informazione dall’allora Assessore ai Lavori Pubblici del Comune Paolo Fanghella.
E chi contesta il grande numero? Sono davvero tante 3500 persone. Peccato però che Genova abbia 580mila abitanti (o 1 milione e mezzo dipende da come si contano, chiaro, in base ai cellulari che uno possiede, ovvio).
E peccato, ancora di più, che pure mia zia abbia firmato la petizione online. No, raga, non scherzo: mia zia, che vive e risiede a Milano, che viene una volta all’anno per due giorni a Genova e che in Viale Brigate Partigiane non passa, lei proprio lei, santa donna, mi ha detto “Edo, ma che belle quelle aiuole! Ho firmato anche io la petizione per farle tornare essere come erano una volta!”. Eh, grazie, bella zia, appunto, ma a te che stai a Milano a che servono?
“Ma quindi, sempre a mugugnare e protestare, ma cosa volevate, cosa proponete?”
Ci sono atti e discussioni, svolte in sedi istituzionali, tra amministratori locali e Assessori Comunali nonché Uffici Comunali che attestano tutte le proposte alternative presentate. E la più valida, la migliore, nel senso di questo articolo cioè la soluzione “utile” per il rifacimento del Viale sarebbe ben stata quella di traslare le aiuole a margine del marciapiede di levante, quello ampio e di significativo passaggio, tutto il giorno e tutti i giorni dell’anno (eh, sì, lo è, visto che è afferente la Fiera di Genova, percorso a piedi pressoché dritto in linea d’aria dalla Stazione FS di Brignole).
Lo step up base – e necessario – sarebbe poi ben potuto essere quello di incrementare l’apporto di verde, magari con qualche arbusto più alto, capace anche di offrire ristoro e un punto di ombra nelle nostre assolate estati (siamo la città con più sole in tutto il globo terraqueo!), adorate e caldissime, inserendo quindi, tra aiuole e marciapiede, qualche panchina, e allora perché no anche qualche ulteriore elemento di arredo urbano, magari perfino qualche installazione artistica o anche ludica.
Insomma, quel che si poteva fare per rendere “utili” queste aiuole era – così come si fa in ogni città del mondo davvero moderna e proiettata nel futuro nel terzo millenio e non nostalgica di un passato che non è concesso possa passare – renderle semplicemente fruibili dalle persone.
Uno spazio verde bello, sì, certo, ma anche utilizzabile, dove fermarsi un poco magari, dove sostare, dove stare.
Viale Brigate Partigiane è ontologicamente un luogo di attraversamento, di passaggio: fare Politica è anche plasmare i luoghi per migliorarli nel senso di renderli vivibili per le persone. Un luogo dove si passa, che solo si attraversa è un “non-luogo”: ecco perché le nuove Aiuole di Viale Brigate Partigiane, pur sviluppandosi per più di un chilometro in estensione e per più di novemila metri quadrati di superficie, sono decisamente inutili, perché non servono a nessuno.
Piccola nota personale:
{Peraltro poi, c’è anche un “fatto buffo”. Il 27 aprile 2021 il Sindaco Marco Bucci intervenendo in una delle prime riunioni di presentazione del WaterFront di Levante presso il Consiglio di Municipio 8 Medio Levante (LINK 6) ha colto lo spunto per fare una richiesta a tutte le forze politiche di dargli una mano: ha proposto di togliere tutti i parcheggi di automobili attorno alle aiuole così da renderle visibili, e in qualche modo “godibili” da chiunque, passeggiando sul viale.
Beh, dai, non male come proposta tutto sommato: ci si rende conto che sono un po’ “cacciate lì” e allora si prova a valorizzarle, giusto, bravo, approviamo. Peccato che giusto cinque mesi prima le opposizioni in quello stesso Municipio 8 Medio Levante avevano proprio presentato e messo in discussione quella identica proposta: giurin giurello, quella, proprio quella, sic et simpliciter!
Davvero va detto l’esito del voto su quella proposta? Bocciata.
Sì, bocciata dal Consiglio di Municipio, Presidente di Municipio e Giunta Municipale in testa! E infatti, nel momento in cui il Sindaco presenta la “richiesta di aiuto” scatta il pandemonio in Consiglio, il Presidente di Municipio non sa più che dire o fare, prova a intermediare ma non riesce, e il Sindaco la butta in caciara sul personale. Bella zì.} ←
3 • IL SINDACO DEI GIOVANI
Sia chiaro sin da subito: il giovane ragazzo che ha assunto e sta svolgendo l’incarico non è l’oggetto in sé del punto, lo è la figura “istituzionale”. Tra virgolette perché non esiste da nessuna parte regolamentarmente quindi di fatto è una “figura inesistente”, resta solo per i comunicati stampa o i cartelli dei panel.
Ma a che serve?
Ecco, dopo 8 mesi non si è ancora minimamente capito a cosa serva la figura del “Sindaco dei Giovani”. Si è svolto un intero Consiglio Comunale sulla figura istituzionale, ma nulla: anche larghe parti della Maggioranza ne sono uscite a dir poco insoddisfatte. Proclami? Sotto la media Bucci. Fatti? Dove? Risultati? Boh.
Peraltro, volendo, si potrebbe andare a chiedere una verifica o meglio un processo di pubblicità quanto al procedimento di selezione e individuazione della persona scelta. Ma si svierebbe forse dal punto. Emergerebbe forse l’opacità dell’operazione, ma si perderebbe il focus dalla domanda: “A cosa mai diavolo serve il “Sindaco dei Giovani”, a maggior ragione se esiste la delega a una Assessora Comunale per le Politiche Giovanili?
N.B.: si è scelto di non citare la persona che riveste la carica: non è essa, peraltro minorenne, il bersaglio, quanto la carica che oggi ricopre. Questa sì è, ad avviso almeno di chi scrive, da criticare, non la giovane persona che vi si impegna.
4 • LO SCIVOLO D’ACQUA IN VIA XX SETTEMBRE
In un periodo storico in cui Bucci Sindaco non era ancora assurto a entità salvifica, il 7 luglio 2018 si tenne a Genova il Costa Zena Festival: il compleanno di Costa Crociere per i suoi 70 anni di attività. In un centro città invaso da bandierine marinare (un “gran pavese” in gergo tecnico, fatto da 2070 bandierine e lungo ben 1,8 chilometri, che divenne subito “record del mondo”: presagio colpevolmente in allora non colto di quella che sarebbe divenuta pressoché una mania: tappezzare di bandierine la città a ogni piè sospinto pur di dare l’illusione che “beh, qualcosa sta succedendo!”), venne allestito in tutta Via XX Settembre il più lungo (circa 320 metri, già un altro record, Sindaco!) scivolo gonfiabile d’acqua del mondo.
Cosa è restato di quell’evento? Nulla. A cosa è servito? Ludico, figurarsi, eccome. Ma davvero solo panem et circenses, niente di più.
Beh, dai, no, ora che ci penso questo evento è stato utilissimo: avete idea di quanta base per meme e prese in giro ha offerto a tutte e tutti noi nonché ai social media manager? Oh, sono contenuti divenuti in allora virali e che se li riesumi vanno alla grande e calzano bene ancora oggi!
Un articolo riportò le parole di Toti e Bucci, allora forse simpatiche, oggi tragicomiche del tipo: “Effetto capodogli spiaggiati”, “E’ più facile fare una riunione di Giunta”, “non si scivola poi granché”.
Che dite, lo togliamo dalla lista lo scivolo in Via XX Settembre? Ma proprio no, trollati!
5 • LA FUNIVIA SOPRA IL QUARTIERE DEL LAGACCIO
Della “Funivia del Lagaccio” è ovviamente un gran parlare a Genova, e non solo. Ah, lo so già: ecco! Vedi! E’ tutta una roba politica! Beh, sì, se si parla di Città e di ciò che un Sindaco e la sua Giunta fanno o non fanno è, ebbene sì, roba politica.
Qui il taglio è però della “inutilità”, e in questo caso si declina come “ma scusa, non c’è una soluzione migliore poiché meno impattante, magari più utile per il quartiere e magari perfino di miglioramento di un servizio già esistente?”
Ebbene sì, tutto ciò esiste, ed è il prolungamento – con annesse migliorie e implementazione – della ferrovia a cremagliera di Granarolo (Principe-Granarolo). Ne abbiamo già parlato proprio sulle colonne di Wall:out Magazine nel pezzo a firma di Alessio Raffo dal titolo “Funivia sul Lagaccio: ne vale la pena?”.
Il concetto è semplice: un mezzo pubblico di trasporto che colleghi la Stazione di Principe o meglio l’area della Stazione Marittima, ai Forti c’è, ed è appunto la Cremagliera Principe-Granarolo.
Servono molti meno fondi per implementarla che per costruire la mastodontica nuova “funivia”. Non si investirebbe un quartiere con una mega opera, impattante sotto ogni profilo e aggettante solo ombre, in ogni senso, sul quartiere del Lagaccio, ancora una volta bistrattato dal Comune.
Sarebbe un investimento sulla Mobilità Pubblica, in senso anche di tutela storica di un mezzo, nonché al servizio dei quartieri di San Teodoro, Oregina e Granarolo, non tra i più accessibili.
Sarebbe una offerta di trasporto pubblico coerente con la tutela e la preservazione dell’ambiente, visto che il Parco delle Mura cioè il percorso delle Fortificazioni Genovesi vuole continuare a coltivare il proprio plus dato dall’essere “il verde a 10 minuti dal centro città”, giusto?
La questione ha già scaldato e certamente continuerà a scaldare il dibattito politico in Città, anche perché si parla di un sacco di soldi, e ancor di più perché sono un pacchetto consistente dei soldi in arrivo in città tramite gli aiuti derivanti dalla ricaduta a Genova dei fondi del PNRR.
No, pardon, stiamo attenti: non del PNRR ma del PNC, che sta per Piano Nazionale Complementare, cioè un Fondo Nazionale complementare al PNRR, e non “il PNRR”.
Continua…
La lista delle 10 cose inutili fatte da Bucci sindaco continua in questo articolo:
Le 10 cose inutili fatte da Bucci sindaco (Parte 2)
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Immagine di copertina:
Grafica di Andrea Piccardo
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