Il 10 ottobre si è celebrata la Giornata Mondiale della Salute mentale. Come ogni evento di sensibilizzazione, anche questa data ha avuto il pregio di spostare, almeno per poco, l’attenzione su una dimensione essenziale del nostro stare nel mondo, nonostante il tema cardine di quest’anno, il benessere lavorativo, non sia stato purtroppo così centrale nel discorso pubblico.
“Salute mentale” è un’espressione carica di significati e quindi anche di insidie: a meno di non intendere la salute come un punto di equilibrio che si deve conquistare ogni giorno da capo, come scrive Nietzsche alla fine della Gaia scienza, e che si muove su un continuum complesso, in perenne divenire, il rischio di percepire questo termine come un’autorizzazione a suddividere le persone tra sane e malate è tanto concreto quanto dannoso.
Eppure parlare di salute offre l’indubbio vantaggio di richiamare un concetto noto e, nello stesso tempo, di mostrare come abbiamo ristretto la sua portata a un unico ambito: quello fisico.
Corpo e mente
Quando, cioè, si parla di salute, così, senza ulteriori specificazioni, ciò che intendiamo in primo luogo con questa parola è la salute del corpo.
Sembra ci sia dunque una maggiore attenzione alla salute corporea, ma non perché sia diffusa una cultura che promuove il benessere fisico in tutte le sue articolazioni e specificità individuali, bensì perché è diffusa una prassi di monitoraggio dello stato fisico, che include azioni individuali e quotidiane, condivisione di problematiche nello spazio collettivo del dialogo, confronto con professionistɜ competenti, a livello generale e via via più specifico.
Per ciò che concerne la salute mentale, anche questo primo livello di riconoscimento, sociale e pratico, è invece ben lungi dall’essere realtà.
Prima che si possa obiettare che senza un corpo non si può sopravvivere, è necessario prendere atto di come la mente sia incarnata e quindi non priva di relazioni con la dimensione corporea.
E soprattutto domandarsi quanto sia possibile, e nel caso come lo sia, sopravvivere quando la sofferenza mentale è un orizzonte al quale non si offrono prospettive di miglioramento. Quando chi soffre viene lasciatə dalla società tutta nella solitudine del proprio dolore.
Lettera aperta aɜ candidatɜ
Individuare, riconoscere e trattare la sofferenza mentale è invece una questione che riguarda la collettività e rispetto alla quale la politica deve quindi creare le condizioni affinché giunga una risposta, da parte di coloro che per competenza professionale possono realizzarla.
In vista delle imminenti elezioni regionali, l’Ordine degli Psicologi della Liguria nella figura della sua Presidente, Dott.ssa Mara Donatella Fiaschi, ha indirizzato una lettera aperta aɜ candidatɜ nella quale individua in quattro azioni fondamentali il contributo che il futuro Consiglio Regionale potrà dare alla promozione e alla tutela della salute (qui a tutto tondo) della popolazione ligure.
Primo punto:
servizio di Psicologia territoriale/Psicologia di base
Il primo punto richiede l’applicazione, in via prioritaria dell’articolo 76 della Legge regionale di bilancio n. 20 del 2023, che prevede l’istituzione di un Servizio di Psicologia Territoriale/Psicologia di base che possa affiancare il lavoro già svolto daɜ Medicɜ di Medicina Generale e daɜ Pediatrɜ di libera scelta, per intercettare situazioni di disagio psicologico, per supportare lɜ pazientɜ con patologie croniche e per promuovere la salute generale della popolazione.
I fondi sono già stati determinati per l’anno in corso e per il prossimo biennio, ma il servizio non è ancora attivo, con un ritardo tanto più grave se si considera che circa tre quarti di coloro che hanno ricevuto assistenza psicologica si sono dovuti rivolgere al privato e che senza un capillare monitoraggio molti dei problemi psichici restano non individuati e non trattati, tanto più che il disagio psichico si trova diffuso anche tra i gruppi sociali marginalizzati, per età e/o svantaggio sociale ed economico.
Secondo punto:
implementare la presenza di psicologɜ nei servizi pubblici
Il secondo punto sottolinea l’importanza di implementare la presenza di psicologɜ nei servizi pubblici, per garantire quantità e qualità delle prestazioni previste dai Livelli Essenziali di Assistenza.
Solo il 25% dei problemi psicologici inclusi in questa categoria riceve risposta dal Servizio Sanitario Nazionale e la presenza di psicologɜ nei Pronti Soccorso, prevista sin dal 2019 dalle Linee di indirizzo nazionali, è spesso indicazione disattesa.
Terzo punto:
potenziamento di équipe multidisciplinari
Il terzo punto richiama il Piano Sociale Integrato 2024-2026 e il Decreto 268 del Dipartimento per le politiche sociali, del terzo settore e migratorie dell’agosto di quest’anno che prevede il potenziamento di équipe multidisciplinari per una presa in carico socio-sanitaria integrata, che comprendano la figura dellɜ psicologɜ.
L’arruolamento a tempo pieno di 72 professionistɜ, valutato secondo le richieste della popolazione residente, non è ancora stato avviato.
Quarto punto:
coordinamento strutturale dellɜ psicologɜ
L’ultimo punto chiede l’attivazione di Strutture di Psicologia in ogni azienda ligure e ospedaliera, e l’istituzione di una Rete di Psicologia Regionale che possa realizzare un coordinamento strutturale dellɜ psicologɜ, ancora mancante in alcuni luoghi eppure necessario a razionalizzare e rendere più efficace l’organizzazione del lavoro a fronte della limitatezza delle risorse con cui questa professione deve fare i conti.
Qualora non fosse sufficiente considerare la sofferenza umana, l’investimento nella salute mentale comporta conseguenze importanti sul lungo termine, anche in termini di risparmio economico, dal momento che la prevenzione e la tutela psicologica permettono di non intervenire su eventuali patologie con un ritardo da pagarsi in termini di costi per il Sistema Sanitario Nazionale.
Per dirla con le parole della Dott.ssa Fiaschi:
«Il contributo della psicologia può rappresentare una risposta scientificamente ed economicamente appropriata, in grado di ridurre il danno in termini di ricadute e di esiti, promuovendo la salute psicologica e sociale della popolazione, ed evitando risposte frammentarie o esclusivamente di tipo farmacologico, che non solo non rispondono adeguatamente al problema, ma rischiano di produrre conseguenze collaterali negative, dal punto di vista sia sanitario sia economico».
Insomma, sotto ogni profilo la mancata risposta a queste richieste non ha scusanti e non attenua la responsabilità di chi si troverà a gestire la sanità regionale per i prossimi cinque anni.
Immagine di copertina:
Fonte Ordine degli Psicologi della Liguria
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