Quando studiavo geografia alle scuole elementari ricordo che ci insegnarono che esistono diversi tipi di cartine geografiche: cartine fisiche, che mostrano la morfologia, ovvero la geografia fisica di un territorio, con montagne, pianure, laghi e fiumi, e cartine politiche, che mostrano un territorio diviso dall’uomo, con linee e colori diversi per ogni Stato.
Credo che già a quell’età avessi difficoltà a comprendere in che modo quelle terre fossero state divise, con quali criteri, secondo quali ragioni. Sono passati molti anni, eppure faccio ancora molta fatica a capire e anzi, oggi forse direi ad accettare, che il nostro mondo è diviso da linee immaginarie che assumono un’importanza politica così potente.
I confini, di fatto, delineano l’aspetto del mondo per come abbiamo imparato a conoscerlo.
Nel suo libro Io sono confine Shahram Khosravi, antropologo iraniano e professore di Antropologia Sociale all’Università di Stoccolma, ragiona proprio sulla figura del migrante, sulla mobilità e sulla frontiera.
Nel suo testo dichiara che al posto di utilizzare il termine migrante o profugo, decide di usare traveller – “viaggiatore”, proprio per denunciare la gerarchia imposta dal regime di frontiera che divide viaggiatori “qualificati” e viaggiatori “non qualificati”.
Negli ultimi anni il numero di muri eretti e di fortificazioni lungo le frontiere è notevolmente aumentato, oltre a essere diventato un vero e proprio business: i costi di costruzione sono estremamente elevati, per non parlare poi di quelli che servono per la loro manutenzione. Questi muri sono eretti da Stati-Nazione ricchi contro poveri, in una separazione netta che delinea confini di classe. Le frontiere esistono per tenere le persone al loro posto, per mantenere lo status quo, per preservare la separazione tra cittadini e non cittadini.
Ciò che è importante evidenziare e che spesso sfugge a chi ha il privilegio di essere nato nella parte ricca del mondo, è che le frontiere non si esauriscono soltanto nell’essere semplici linee tracciate dagli Stati, ma coinvolgono numerosissimi fattori. E soprattutto, che i viaggiatori non autorizzati portano dentro di sé ‘il confine’ anche una volta varcata la frontiera.
Io sono confine / I am border.
È proprio dal libro di Khosravi che prende il titolo la mostra Io sono confine / I am border, mostra che nasce dal progetto di ricerca di Antonino Milotta – artista e dottorando del XXXVI ciclo in Scienze Sociali presso l’Università degli Studi di Genova, in “Migrazioni e processi interculturali” – che individua metodologie e pratiche artistiche che intendono abbattere confini e pregiudizi sui fenomeni migratori. La mostra è a cura di Pierre Dupont (Giulia De Giorgi, Michela Murialdo, Roberta Perego) con Anna Daneri.
“Premettendo un’idea di arte come strumento di indagine, la mostra è concepita come un vero e proprio spazio di ricerca sociale e riunisce lavori di artistə legatə al contesto italiano, che analizzano e raccontano il fenomeno migratorio nelle sue differenti sfaccettature. A partire da una selezione di opere realizzate tra i primi anni Duemila e oggi, il progetto include generazioni diverse e offre sguardi molteplici. La città di Genova, tra i simboli del Mediterraneo, esprime in modo significativo questa stratificazione, quale luogo di approdo, partenza e scambio di merci, culture e arti.” si legge nel comunicato stampa.
La mostra presenta i lavori di 28 artistə. Le opere selezionate e presentate all’interno del percorso espositivo sono:
Nico Angiuli, Ideologia e materia, 2015; Rossella Biscotti, The Journey Migrant Map, 2016; Pamela Diamante, Comunicazione istituzionale 2016, 2016; Binta Diaw, Nero Sangue, 2020-2022; Bruna Esposito, Oltremare, 2006-2018; Claire Fontaine, Affiches sans images (Commentaires aux poèmes de Brecht, 1939), 2007; Invernomuto, blackmed.invernomuto.info, 2021; Francesca Marconi, Cartografia dell’orizzonte, 2019; MASBEDO, Resto, 2021; Elena Mazzi e Rosario Sorbello, En route to the South, 2015; Giuseppe Mirigliano, INVOLOINTERRA, 2017; Ryts Monet, Carpet, 2016; Fiamma Montezemolo, Passing, 2017-ongoing; Margherita Moscardini, 1XUnknown (1942-2018, to Fortress Europe, with Love), 2012-2018; Muna Mussie, Punteggiatura, 2018; Raziel Perin, Corpi Liberi, 2020; Serena Vestrucci, Strappo alla regola, 2013.
Viaggio, confine, identità.
Il percorso di mostra non è del tutto lineare, ma viene scandito da quelle che vengono definite OPERE – SOGLIA, che non si rifanno in modo diretto al tema delle migrazioni, ma sono evocative rispetto a tematiche quali viaggio, confine, identità. Tali opere – di Cleo Fariselli, Me as a star (Vallée Étroite), 2021; Eva Marisaldi, Porto Fuori, 2007; e Agathe Rosa, Pelo libero, 2016 – svolgono la funzione di “approdi” all’interno del flusso narrativo della mostra.
Alcune opere vengono invece pensate a livello curatoriale come PRESIDI ESTERNI rispetto al percorso espositivo, in grado di amplificare il progetto incontrando altri sguardi e altri pubblici: l’opera di Jonida Xherri, O Italia, o grande stivale, non cacciarmi di nuovo a pedate, 2019, è un arazzo di 10 metri affisso all’esterno di Palazzo Grillo; nella hall dell’Hotel Palazzo Grillo sono collocate l’opera fotografica di Adrian Paci, Centro di Permanenza temporanea, 2007, e il video di Liryc Dela Cruz, Il Mio Filippino: Tess, 2021.
Infine, la mostra propone una selezione di opere video che vengono proiettati in uno SPAZIO – CINEMA apposito: Nico Angiuli, Tre Titoli, 2015; Maria Iorio/Raphaël Cuomo, Sudeuropa, 2005-2007; Martina Melilli, MUM I’M SORRY, 2017; Andrea Mastrovito, NYsferatu – Symphony of a Century, 2017; Adrian Paci, Centro di permanenza temporanea, 2007; Caterina Erica Shanta, Talking About Visibility, 2021; ZimmerFrei, LUMI DUO, 2020 e La città dentro, 2020.
Essendo pensata come una mostra-laboratorio, Antonino Milotta, insieme ad alcunə studentə dell’Accademia Ligustica di Belle Arti, farà un lavoro di mediazione culturale all’interno dello spazio espositivo e applicherà alcune metodologie appartenenti alle scienze sociali (dal questionario all’osservazione partecipante) ai fini della ricerca all’interno del dispositivo mostra.
Gli incontri.
La mostra è accompagnata da due incontri, pensati per approfondire alcune tematiche centrali del progetto di ricerca: il giorno dell’inaugurazione – sabato 4 marzo alle ore 17:00 – si terrà una conversazione tra Iain Chambers e Federico Rahola, con interventi di Antonino Milotta, Pierre Dupont, Anna Daneri e del consigliere comunale Simohamed Kaabour.
Sabato 25 marzo, invece, vedrà una conversazione tra Shahram Khosravi e Sandro Mezzadra. Al termine della conversazione verrà proiettato il film di Maria Iorio e Raphaël Cuomo Chronicles of that time (2021).
In occasione della mostra, l’artista Fiamma Montezemolo ha realizzato un’edizione in dieci esemplari costituiti da lingotti di cemento dipinti in oro, ognuno con incisa la parola “passing”, che assume in italiano diversi significati. L’opera (2017-ongoing) allude al costo finanziario ed emotivo del muoversi in un mondo determinato da confini geopolitici e metaforici, attorno ai quali la speculazione e il profitto aumentano vertiginosamente.
Il ricavato ottenuto dalla vendita dell’edizione sarà devoluto a Mediterranea/Saving Humans e Progetto 20K.
Informazioni aggiuntive:
Io sono confine / I am border
a cura di Pierre Dupont con Anna Daneri
da un progetto di ricerca di Antonino Milotta
sviluppato in collaborazione con il collettivo Eufemia del Laboratorio di Sociologia Visuale dell’Università di Genova (DISFOR)
PRIMO PIANO – Palazzo Grillo
04 marzo 2023 – 08 aprile 2023
Piazza delle Vigne 4, Genova
mercoledì-domenica 16.00-20.00, ingresso gratuito
Inaugurazione:
sabato 4 marzo 2023 ore 16.00
Ore 17.00 sala conferenze di Palazzo Grillo:
Iain Chambers, antropologo e sociologo (Università degli Studi di Napoli L’Orientale) in conversazione con Federico Rahola, sociologo (Università degli studi di Genova).
Sabato 25 marzo ore 17.00, sala conferenze di Palazzo Grillo:
Shahram Khosravi, antropologo (Università di Stoccolma) in conversazione con Sandro Mezzadra, professore di filosofia politica (Università degli Studi di Bologna); proiezione del film di Maria Iorio/Raphaël Cuomo “Chronicles of that time”, 2021.
Antonino Milotta
Artista visivo e ricercatore, attualmente dottorando nel curriculum di Migrazioni e Processi Interculturali presso l’Università degli Studi di Genova – Laboratorio di Sociologia Visuale. La sua ricerca abbraccia tematiche intime e sociali, volte a scandagliare le forze che animano e determinano il presente.
Le installazioni, le immagini in movimento e il suono sono tra i medium più costanti della sua produzione. Ha studiato arti visive in diverse accademie specializzandosi nel 2020 all’Università IUAV di Venezia in Movies – Moving Images Arts. Le sue opere sono presenti in diverse collezioni pubbliche e private, e ha partecipato a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
Pierre Dupont
(Giulia De Giorgi, Michela Murialdo e Roberta Perego), nato nel 2015, è un collettivo curatoriale che persegue la strada della partecipazione e dell’incontro tra ricerca artistica e pubblico. Di base in città diverse (Torino, Genova e Milano) ha fatto della distanza uno strumento di lavoro, decidendo di non vincolare la pratica a uno spazio fisso.
Tra i progetti realizzati: Relazione di appartenenza, Spazio MIL e Archivio Sacchi (Sesto San Giovanni, Milano, 2016-17); Parabola, ArtVerona, i8 – spazi indipendenti (Verona, 2017); Hortus (in)conclusus, MACA – Museo di Arte Contemporanea (Alcamo, Trapani, 2018); NUMEROZERO – Propagazioni Open Studio, Ventunesimo (Torino, 2022).
Nel 2019 Pierre Dupont ha partecipato come partner alla rassegna Dialoghi d’Arte. Evoluzione e ruolo del pubblico delle arti contemporanee, Palazzo Ducale e Fondazione Cultura Noli (Genova e Noli).
Tra le partecipazioni: WopArt Fair (Lugano, 2019); Immersione Libera, Bagni Misteriosi (Milano, 2019); World Anthropology Day (Milano, 2021); PROPAGAZIONI – Bollettino di esperienze di campo, rivista indipendente che riunisce arte, pedagogia e antropologia (2020-21); Paradise is exactly like where you are right now only much, much better, Palazzo Franzone Spinola di Luccoli (Genova, 2022).
Anna Daneri
Curatrice indipendente, ha curato con Lorenzo Giusti il progetto Nulla è perduto. Arte e trasformazione della materia (GAMeC Bergamo, 2021-2022). Co-fondatrice di Peep-Hole, spazio indipendente attivo a Milano dal 2009 al 2016, dal 2013 è responsabile del Meru Art*Science Research Program. Curatrice con Carlo Antonelli del programma vincitore dell’ultimo bando per il Museo di arte contemporanea di Villa Croce di Genova, è stata production manager di They Come to Us without a Word, mostra e performance di Joan Jonas per il Padiglione Stati Uniti della 56. Biennale di Venezia.
Ha partecipato a diversi progetti collaborativi transdisciplinari, tra cui Eufemia. I sommersi e i salvati promosso dal Laboratorio di sociologia Visuale dell’Università di Genova e Progetto 20K (Genova, Nizza e Ventimiglia 2019-2021), TEU (Twenty – foot Equivalent Unit) promosso da On Public e DISFOR (Genova, 2017).
È parte del collettivo di ricerca artistica Corpi idrici e del Comitato Promotore dell’Archivio Atelier Pharaildis Van Den Broeck. Dal 2021 è co-direttrice artistica di Forevergreen.fm e del festival Electropark.
Il Laboratorio di Sociologia Visuale dell’Università degli Studi di Genova
Spazio sperimentale nato dall’esigenza di utilizzare l’audiovisivo e le immagini come linguaggio per la divulgazione dei risultati della ricerca sociale, la macchina fotografica e la telecamera come strumento di indagine della realtà sociale. Il gruppo di lavoro è in continua espansione.
Attualmente è formato da sociologi, ricercatori, studenti, registi, artisti e videomaker. Si occupa di ricerca sociale, produzioni video, fotografia, autoformazione, docenza, organizzazione di workshop e seminari, interventi negli spazi pubblici.
artsonthemove
Progetto di promozione della cultura artistica contemporanea in relazione alle tematiche migratorie ed è realizzato con il sostegno dell’Università degli Studi di Genova: pensato come un archivio collaborativo online, si tratta di una piattaforma accessibile gratuitamente, in italiano e in inglese, per far confluire in un unico database ricerche artistiche e sociali contemporanee legate al tema migratorio e affrontate da prospettive legate al territorio italiano, affinché diventino materiale di studio, approfondimento, confronto e scambio, creando al contempo una rete con realtà, enti, istituzioni, artistə, ricercatori e ricercatrici.
Sviluppato a partire dalle opere presenti nella mostra Io sono confine / I am border, l’archivio sarà uno strumento vivo, in grado di crescere grazie alla condivisione di materiali da parte degli utenti, che potranno contribuire segnalando opere da includere nel portale. Tali segnalazioni potranno pervenire tramite candidature attraverso la compilazione di un apposito form, e saranno vagliate da un comitato scientifico.
Iain Chambers
Antropologo, sociologo ed esperto di studi culturali. Insegna Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università degli Studi di Napoli, “L’Orientale” e ha pubblicato diversi libri tra cui:
Mediterraneo blues (Tamu Edizioni, 2020), La questione mediterranea (con Marta Cariello) (Mondadori, 2019), Ritmi urbani. Pop music e cultura di massa (Meltemi, 2018), Paesaggi migratori. Cultura e identità nell’epoca postcoloniale (Meltemi, 2018), Postcolonial interruptions, unauthorised modernities (Rowman and Littlefield International, 2017), Location, borders and beyond (Createspace, 2012), Mediterranean Crossings. The Politics of an Interrupted Modernity, (Duke University Press, 2008).
Federico Rahola
Insegnante di Sociologia dei processi culturali e Teoria dell’immagine presso l’Università di Genova è autore di Zone definitivamente temporanee. I luoghi dell’umanità in eccesso (Ombre Corte, 2003) e, con Massimiliano Guareschi, di Chi decide? Critica della ragione eccezionalista (Ombre Corte, 2011); insieme a Luca Queirolo Palmas è autore di Underground Europe (Meltemi, 2020).
Shahram Khosravi
(profugo iraniano fuggito durante la guerra con l’Iraq 1980-1988), è cittadino svedese dal 1995 e insegna Antropologia sociale all’Università di Stoccolma. È autore di vari saggi, tra cui: Seeing Like a Smuggler: Borders from below, scritto con Mahmoud Keshavarz (Pluto Press, 2022), Young and Defiant in Tehran, Precarious Lives: Waiting and Hope in Iran (University of Pennsylvania Press, 2017), The ‘Illegal’ Traveler: an auto-ethnography of borders (Palgrave, 2010) pubblicato in italiano come Io sono confine (elèuthera, 2019).
Ha curato Waiting and the Temporalities of Irregular Migration con Christine Jacobsen and Marry-Anne Karlsen (Routledge, 2020) e After Deportation: Ethnographic Perspectives, (Palgrave, 2017).
Sandro Mezzadra
Insegnante di Filosofia politica presso l’Università degli Studi di Bologna. Negli ultimi anni il suo lavoro si è concentrato in particolare sui rapporti tra globalizzazione, migrazioni e processi politici, sul capitalismo e sulla critica postcoloniale.
Il suo ultimo libro è Un mondo da guadagnare. Per una teoria politica del presente (Meltemi, 2020). Con Brett Neilson è autore di Border as Method, or, the Multiplication of Labor (Duke University Press, 2013). Nel 2006 ha pubblicato Diritto di fuga: migrazioni, cittadinanza, globalizzazione (Ombre Corte).
Io sono confine / I am border è parte del percorso di ricerca del progetto MOBS – Mobilities, solidarities and imaginaries across the borders: the mountain, the sea, the urban and the rural as spaces of transit and encounters (PRIN 2020 Prot. 2020TELSM8), coordinato dall’Università degli Studi di Genova con la partecipazione delle Università di Milano, Padova, Parma e l’Orientale di Napoli ed è sostenuto dal progetto internazionale SOLROUTES Solidarities and migrants’ routes across Europe at large ERC 2021 dell’Università degli Studi di Genova.
Info
hello@pierredupont.it
www.pierredupont.it
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Immagine di copertina:
Adrian Paci, Centro di Permanenza temporanea, 2007, fotografia. Courtesy Collezione privata.
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