Invettiva contro le note vocali

Invettiva contro le note vocali

Disclaimer: articolo polemico e fazioso che non vuole analizzare in maniera costruttiva e imparziale l’utilizzo spropositato di note vocali.
2 Aprile 2025
3 min
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L’altro giorno mi son preso una botta di coglione perché, ricevuti due audio di un minuto ciascuno, ho risposto che non potevo ascoltare.

In effetti non potevo ascoltare, era pomeriggio ed ero allo spettacolo del mio amico Giovanni Mori tenutosi al Forte tenaglie, casa de La Piuma Associazione; ma anche avessi potuto, ammetto sin da ora che non avrei nemmeno voluto ascoltarlo.

Ma il frangente in cui ho ricevuto gli audio non mi permettevano di ascoltarli e, alla mia constatazione con l’interlocutore, mi son preso una botta di coglione egoista.

Invettiva contro le note vocali
Fonte screenshot Andrea B.

Coglione sì, egoista no!

Ecco, coglione sì, ci posso stare: ho una opinione forte sulle note vocali e la difendo fino alla morte. Ma egoista no! Anzi, egoista sarai tu che mandi le registrazioni, non io che le ricevo!

Ho appena accennato il main argument di questo articolo. Ma prima di svilupparlo, vorrei raccontare del perché tanto astio nei confronti di uno strumento che, per carità, a tratti può pure essere utile. Anzi, mi spingo a dire che a volte è persino meglio di un messaggino o di una telefonata!

Realizzo di non sopportare le note vocali una domenica di qualche anno fa.

Era giornata dedicata ad una campagna D&D piuttosto lunga, ma dato il contesto ludico per niente impegnativa. Ci accordiamo per vederci da Giorgi, il master, alle 15. Per le 14.20 arriva un audio di uno dei compagni, audio rimasto colpevolmente inascoltato.

Arrivo a casa del master, citofono: niente. Nessuno risponde. Così chiamo il proprietario di casa, che mi incalza:

“Ma dove sei?”
“Dove sei tu?!”
rispondo io.
“Da Merio, non hai sentito l’audio?”

Lì ho capito che alcuni messaggi, tipo quelli fondamentali nei quali si cambia ora oppure luogo dell’incontro, non possono essere recapitati tramite nota vocale.

La nota vocale, come ogni tecnologia, può essere utilizzata correttamente o abusata. E qui vi voglio, a parlare assieme dell’abuso delle note vocali: vi siete mai resi conto che a volte sono superflue, a volte moleste e alcune volte sono proprio sbagliate?

La parola nota vocale ci rimanda ad un appunto, un pensiero, che è notabile e dunque degno di essere trascritto.

L’evoluzione digitale ci permette non solo di scriverlo, ma pure di recitarlo: nascono così le note vocali memorabili, quelle che, vuoi per la simpatia del narratore, vuoi per l’avvincente racconto, vengono inoltrate e pubblicate, salvate nei preferiti, riascoltati dopo anni durante una conversazione con un amico.

Non parlo di queste note vocali, quelle memerabili, che danno colore al grigiore a cui i social ci hanno abituato.

Escludiamo qui anche quelle note vocali di contingenza, quelle fatte quando si hanno le mani sporche, o impegnate; quando se ne ordina l’invio all’assistente vocale mentre si è alla guida; quando non vi è altra possibilità se non la nota vocale stessa.

Tolti i suddetti casi, in tutti e ripeto tutti gli altri casi, chi manda note vocali manifesta un tratto latente della propria personalità, che solo in pochi hanno il coraggio di ammettere: l’egoismo.

È egoista mandare una nota vocale “perché è più comodo, ci metto di meno”. Sì, tu che la mandi ci metti meno, ma hai pensato che chi la riceve dovrà impegnare più tempo ad ascoltare piuttosto che a leggere?

Se ci pensi, con un colpo d’occhio puoi leggere un messaggio scritto nel tempo di qualche minuto. Inoltre, scrivendo, tendiamo a essere più diretti e concisi, a differenza del parlato nel quale è più facile divagare o ripetersi.

Dunque, ricevo una nota vocale che dura 47 secondi, audio che sarebbe potuto tranquillamente essere un messaggio ben scritto in meno di qualche minuto. Il tempo di lettura sarebbe stato di qualche secondo, per il primo colpo d’occhio, poi trasformato in una decina di secondi se il tema è complesso e merita attenzione.

Ecco, con il tuo audio mi stai obbligando a impiegare cinque volte il mio tempo per far risparmiare una o due volte il tuo: non è questo, anche se inconscio, egoismo? Perché mai il tuo tempo dovrebbe sempre valere più del mio?

Una menzione a parte va per coloro che arrivati a metà audio, consci di aver perso il focus del discorso oppure scontenti di come si stanno esprimendo, lo annullano e ricominciano tre, quattro o cinque volte: costoro perdono il doppio del tempo in questo loop piuttosto che a scrivere, e ne fanno perdere altrettanto al povero ascoltatore ignaro.

Niente che, con un bel respiro, non avrebbero potuto tranquillamente scrivere nella metà del tempo impiegato.

Siamo arrivati alla conclusione di questa invettiva che, come tale, è un mero sfogo personale che spero possa essere condiviso da qualcuno e spero che possa far incazzare qualcun altro.

In ogni caso, non ho trattato qui la lunghezza degli audio e nemmeno il loro contenuto: si potrebbero scrivere pagine e pagine di insulti per chi crede che la mia attenzione possa durare più di 40 secondi senza distrarmi, perdere interesse o, peggio, incazzarmi.

Sulla speranza di ricevere un contenuto stimolante, poi, non ho più speranze: nello scritto, come nel parlato, abbiamo completamente abbandonato la passione per la profondità. E sub esperti, in giro, se ne leggono e ascoltano sempre più di rado.

Immagine di copertina:
Foto di Josh Withers


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Laureato in Ingegneria Civile e Ambientale all’Università di Genova, si è specializzato in Pianificazione del Territorio all’Università Leibniz di Hannover. Socio fondatore e Project Manager dell’Associazione Culturale CDWR, attraverso la quale diffonde una cultura nuova di rigenerazione urbana.

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