Librificio del Borgo

Ha aperto il Librificio del Borgo ed è bellissimo

Passeggiando per Borgo Incrociati, su una vetrina campeggia la scritta: “Cibo per la mente e non solo”. Entriamo a vedere di cosa si tratta!
10 Ottobre 2020
2 min
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Con tutte le parole spese intorno alla crisi dell’editoria, i giovani che non leggono più, le sterili accuse alle grandi catene prima e ad Amazon poi, e varie altre forme di snobismo e malcelata rassegnazione, che due persone si mettano in testa di voler aprire uno spazio indipendente da dedicare a libri, lettura, eventi e – perché no – dell’ottimo caffè, a me sembra una specie di miracolo. Il Librificio del Borgo.

Librificio del Borgo
Carolina Mutti e Francesco Molinelli, i librai del Borgo. Foto Librificio del Borgo

Il Librificio del Borgo ha aperto i battenti il 7 settembre per volere di Carolina Mutti (28 anni) e Francesco Molinelli (46 anni), che, mossi dalla loro passione in comune, hanno deciso di aprire la libreria dei loro sogni nei vecchi locali dell’ex Osteria Pacetti a Borgo Incrociati.

Dal quartiere, l’attività ha ereditato non solo un luogo cardine, proprio alle spalle della stazione Brignole, ma anche la sua innegabile vocazione di oasi dentro il trambusto cittadino: ecco, il Librificio è un’oasi nell’oasi, che affronta l’isolamento e l’abbandono in cui è caduta Borgo Incrociati dopo le ultime alluvioni per parlare, anzi, ricostruire una comunità sana, coesa, sorridente.

Lavagna all’ingresso del Librificio del Borgo. Foto di Corinna T.

Lo spirito che anima la libreria è palese già dalle vetrine

Ma è entrando che si scoprono tutte le anime della libreria: la caffetteria (dove il caffè viene servito nella moka – ah, se non è un paradiso questo!), l’area lettura/studio/eventi, la stanza dedicata ai più piccoli. E ancora, una selezione di volumi che spazia da narrativa a saggistica a poesia, in cui è possibile perdersi tra titoli imprescindibili e tante curiosità.

Gli interni della libreria. Foto Librificio del Borgo

Carolina e Francesco sono librai accoglienti e gentili, con le idee chiarissime su dove vogliono portare la loro impresa. Impresa, sì, non solo perché ha richiesto loro sforzi titanici per venire a capo di tutta la burocrazia ed entrare nei meccanismi del mercato editoriale da outsider, ma anche e soprattutto perché questa è imprenditoria culturale allo stato puro: pur essendo principalmente un luogo di compravendita, la libreria coltiva un’identità tutta sua che man mano verrà scolpita dal susseguirsi delle iniziative e dagli eventi che vi avranno luogo (link alla programmazione).

Per citarne alcuni, ad ora sono partiti i gruppi di lettura e sono stati annunciate presentazioni di volumi e attività di counseling aperte a chiunque. 

Le porte del Librificio del Borgo sono aperte a tutti gli appassionati che hanno voglia di scoprire qualche editore indipendente – da poco sono entrate a far parte della scuderia le ottime edizioni Voland e Cliquot –, ma anche a studenti in cerca di un’alternativa alla confusione della biblioteca Berio e a chiunque abbia voglia di farsi tentare da un tè con pasticcini o un aperitivo.

Per completare il quadro, un paio di chicche: refill d’acqua in bottigliette e borracce personali, wifi e ricarica delle batterie di cellulari e tablet sono gratis, a disposizione di tutti.

Librificio del Borgo
L’angolo caffetteria offre prodotti del territorio e fatti in casa. Foto Librificio del Borgo

“Cibo per la mente e non solo”, dicono loro. Niente di più vero: cibo per il cuore, per il benessere, per essere comunità.

Vi lascio quindi al Podcast della chiacchierata che abbiamo fatto a qualche giorno dall’inaugurazione, in modo che possiate conoscere meglio Carolina e Francesco, i loro progetti per la libreria e qualche assurda vicissitudine tra soprintendenze e lockdown.

Ovviamente, l’invito è ad andare a scoprire il Librificio del Borgo al più presto!

Immagine di copertina:
Librificio del Borgo Incrociati


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Un passato da ballerina, un presente da laureata in Storia dell’arte contemporanea, ambizioni da superstar. Non esce di casa senza rossetto, un libro in borsa e il fiatone di chi è sempre in ritardo. Si diletta a organizzare il Cotonfioc Festival e a tradurre testi d’arte dall’inglese.

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