Violenza domestica in Liguria

La violenza domestica fa rumore

In Liguria, negli ultimi 6 anni sono state 3.937 le chiamate al numero antiviolenza (1522) e nel mondo le donne vittime di femminicidio sono in aumento.
8 Febbraio 2023
3 min
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Difficilmente parliamo di violenza domestica, considerata, ancora oggi come tabù sociale e sottovalutata in tutte le sue forme. Quando pensiamo alla violenza domestica, solitamente tendiamo ad associarla ad una violenza sia fisica che sessuale senza pensare che invece è l’insieme di tanti comportamenti psicologici ed economici.

Umiliazione, svalorizzazione, controllo ed intimidazione, nonché privazione o limitazione nell’accesso alle proprie disponibilità economiche o della famiglia sono da considerare violenze e come tali è giusto valutarle anche sul piano giuridico come forme di reato. 

In Liguria, negli ultimi 6 anni sono state 3.937 le chiamate al numero antiviolenza (1522) e nel mondo le donne vittime di femminicidio sono sempre in aumento ed il lockdown non ha fatto che aumentare questa statistica.

Negli ultimi 5 anni il numero di donne che hanno subìto almeno una forma di violenza fisica o sessuale ammonta a 2 milioni 435 mila, l’11,3% delle donne dai 16 ai 70 anni. Quelle che hanno subìto violenza fisica sono 1 milione 517 mila (il 7%), le vittime della violenza sessuale sono 1 milione 369 mila (il 6,4%); le donne che hanno subìto stupri o tentati stupri sono 246 mila, (1,2%), di cui 136 mila stupri (0,6%) e circa 163 mila tentati stupri (0,8%); a cui aggiungiamo i dati recentissimi legati al nuovissimo 2023 in cui vede Genova la protagonista del primo femminicidio in Italia e di cui abbiamo parlato qui: Ci ammazzano, ci stuprano, ci giudicano e ci educano. Ma ORA la storia deve cambiare.

La grande maggioranza delle violenze viene messa in atto da parte di figure maschili (87%); solitamente si tratta di uomini conosciuti dalle vittime, con una netta prevalenza di partner attuali (coniuge/convivente/fidanzato, insieme per quasi il 50% dei casi totali), o di ex-partner (25% del totale). Entrambi questi dati si registrano in aumento rispetto agli anni precedenti, andando a confermare, di nuovo, quanto la convivenza forzata dovuta ai lockdown e alle misure di contenimento del contagio da covid-19 abbia esposto a maggiore pericolo le donne.

In Liguria

La Regione Liguria, insieme ad altre 5 regioni italiane, ha partecipato ad un focus group guidato dall’ ISTAT per l’istituzione della banca dati nazionale sulla violenza di genere. 

L’indagine sui Centri Antiviolenza, realizzata dall’ ISTAT, all’interno di un Accordo di collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio, è partito ufficialmente a novembre 2020 ma già da gennaio, i Centri Antiviolenza liguri hanno iniziato ad utilizzare la nuova scheda di rilevazione dati per una raccolta sempre più completa del numero di donne che hanno preso i contatti con i centri antiviolenza liguri. 

L’incremento del numero di donne che chiedono aiuto è salito notevolmente, ed è per questo che dai dati dell’Istat relativi al 2021 si presentano un elevato numero di prese in carico (816).

Dal 2017 al 2021, i dati mostrano anche che nel nostro territorio la fascia di età che fa il primo passo verso i centri va dai 40 ai 49 anni con un 33%, ad 21% che comprende una fascia di età che va dai 30/39 anni ma si registrano, anche in percentuale minore, la denuncia da parte di ragazze giovani.

Numeri, purtroppo, parziali in quanto è evidente che il fenomeno della violenza domestica porta ancora oggi alla luce solo una parte di quello che è realmente.

Erroneamente tendiamo ad incentrare la violenza come un fenomeno che si presenta in un contesto socioculturale marginale con un basso grado di istruzione mentre i dati mostrano come, invece, la maggior parte di donne che richiede aiuto ha un grado di istruzione medio/alto, dimostrando quindi come la violenza sia un fenomeno trasversale. 

Uno studio recente dell’Epigenetica per le donne, condotto dell’Iss (Istituto superiore della Sanità) in collaborazione con l’Università di Milano e pubblicato su Healthcare, dichiara che la violenza subita può incidere sul Dna, lasciando cicatrici molecolari su almeno tre geni, danneggiandoli. Le cicatrici molecolari impresse, spiega L’Iss, “possono aiutare a identificare strategie per prevenire gli effetti degli abusi, aumentare la resilienza e contrastare l’eventuale insorgenza di malattie croniche nelle donne sopravvissute alla violenza”. 

Grazie all’accordo con il comune di Genova, nel 1985, i centri antiviolenza ricevono un contributo dallo stato italiano da cui si riescono a finanziare alcuni servizi, ad esempio, per le prime prese in carico dalla prima telefonata al primo colloquio le donne hanno un’assistenza gratuita.

L’intervento nelle strutture è finanziato dal comune di Genova; l’assistente sociale che ha incarico un singolo caso si occupa del pagamento della struttura da una durata da 0 fino a 6 mesi. Sul piano legale, le spese possono essere finanziate attraverso il gratuito patrocinio con un Isee di 11751 euro, mentre invece, per determinati tipi di reato, la legge italiana garantisce il gratuito patrocinio.

Sempre accesso e facilmente riscontrabile è ancora un grande sentimento di disillusione e diffidenza verso gli organi di competenza che spesso vengono accusati di sottovalutare le situazioni prendendole in carica sempre troppo tardi.

Ma come possiamo prevenire la violenza e come possiamo aiutare chi ha subito violenza?

Sicuramente il grande lavoro di rete che si sta creando e rafforzando negli ultimi anni è fondamentale per far sì che le vittime incrementino la loro fiducia nelle istituzioni, nei centri e negli avvocati ed anche nelle scuole.

Commissariati e carabinieri sono indirizzati ad inviare, dopo una denuncia, la documentazione della vittima direttamente ai centri antiviolenza in collaborazione con servizi sociali.

La prevenzione, la sensibilizzazione nelle scuole è fondamentale per provare a debellare il fenomeno. L’attenzione al linguaggio, l’istruzione ed il supporto anche agli insegnanti è fondamentale per l’aiuto ed il supporto del conferire ai ragazzi, anche in più tenera età, a riconoscere e prendere consapevolezza dei primi campanelli d’allarme di situazioni violente. 

Immagine di copertina:
Foto di Sydney Sims


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