Forse dentro è la parte nascosta di ognunə di noi. Forse dentro è il luogo cui non possiamo accedere completamente. Forse, ancora, dentro non è né una cosa né un luogo, ma un processo. Forse dentro è tutto questo insieme e chissà quanto altro.
Claudia Calabresi ha provato a restituircelo il suo dentro nel suo primo libro di poesie, edito da ExCogita nella collana Le Astarti.
“dentro” è un libro snello, dall’aspetto elegante, con pagine ariose. La copertina illustrata dalla mano di Ilenia Madaro è già in sé una dichiarazione di intenti: un volto femminile, una dimensione acquorea in cui le figure scivolano l’una nell’altra, si confondono e si ribaltano mantenendo ognuna la sua riconoscibilità.
Il volume è il risultato di anni di scrittura privata, nata dall’esigenza di smantellare un’identità che si presumeva modellata sulle esigenze della famiglia e della società, e da una ricerca che ha scoperto con dolore un’interiorità frammentata, ricca di sfaccettature inconfessabili a quel fuori, ma pronte per essere dette, ricomposte in una nuova consapevolezza.
“In questo momento sto leggendo un libro che mi sta chiarendo cose della mia scrittura, si chiama ‘La cronologia dell’acqua’ (Lidia Yuknavitch, 2022, ed. Nottetempo), ed è un mémoire che non segue un andamento cronologico regolare; invece, mette in scena episodi che sono tasselli di un mosaico che si compone man mano che l’emotività cresce. Le sezioni in cui è suddiviso il mio libro seguono un po’ lo stesso principio. Sebbene non compaia mai la parola femminismo, credo che ne emerga chiaro il principio, anche nel rifiuto della scrittura canonizzata, sempre razionale, in cui dal punto A bisogna arrivare al punto B. Compaiono sì indicazioni cronologiche, ma le date sono quasi una provocazione: è vero che c’è una periodizzazione nella scrittura, che però ha ottenuto un senso a posteriori, in funzione del significato che io e le persone intorno a me abbiamo dato a questo percorso.”
Non stupisce che la poeta parli di andamento circolare, riferendosi sia alla dimensione temporale della genesi del libro sia alla dimensione del portato che la ricerca di sé ha avuto nel compiersi in poesia.
La rilettura delle poesie più vecchie ha messo in luce come molti concetti appresi lungo il percorso che ha condotto Claudia Calabresi a diventare un’attivista dei diritti lgbtq+ e dell’ambiente fossero già pienamente espressi quando ancora l’autrice non aveva contezza del loro valore politico e filosofico.
“Già nella presentazione del libro se ne era parlato, ma ad esempio nella poesia in cui parlo al maschile [“Ops! si è verificato un errore :(“, ndr] non sapevo esattamente chi fosse quel personaggio, adesso rileggendo capisco che era il mio modo per nominare un problema, circoscrivere qualcosa di cui avevo paura. Non ero ancora un’attivista (ho iniziato ad esserlo più consapevolmente durante il 2021), eppure rileggendo capisco che sono le mie poesie che hanno insegnato a me a essere femminista e mi hanno svelato che io avevo questo desiderio. In questo terreno, nel rapporto con l’inconscio e con l’onirico, esplodevano i miei desideri di ribellione.”
Femminismo, anticapitalismo, anticolonialismo, ambientalismo
Sono tutti indirizzi che permeano le poesie, senza soffocarne la libertà di indagine introspettiva, ma costruendo una cornice in cui la stessa indagine può evitare il rischio di rimanere ombelicale e orientarsi in modo che la ricostruzione del dentro possa trovare un’intersezione con il fuori in un dialogo collettivo.
Le poesie, attraverso le quattro sezioni di cui si compone il volume, si estendono dall’esperienza di fatti piccoli, quotidiani, che restano sostanzialmente sconosciuti a chi legge, al racconto emotivo di fatti spazialmente localizzati – la sezione “un’era” nasce da un periodo vissuto in Portogallo – alla dimensione universale della pandemia.
Così la ricerca del sé mette sullo stesso piano di lavoro l’estremamente intimo e l’esperienza giocoforza condivisa, rendendosi elastica e permeabile al fuori.
In questo senso, lingua, grammatica, punteggiatura sono continuamente in gioco per decolonizzarsi, sfuggire alle gerarchie culturali e sociali imposte, o su cui, più facilmente, di norma non ci si interroga. Non tutti i testi poetici seguono una stessa struttura, un brano di prosa compare in mezzo alle poesie, lingue e parole non italiane si mostrano a disposizione dell’espressione dell’autrice, la punteggiatura è un modo per invitare chi legge a compartecipare delle parole e del senso della ricerca.
“Questa è poesia di lotta, nel senso più ampio del termine. Non è una poesia che se ne sta buona o accetta lo status quo. È una poesia ribelle. Ragiona sui fondamenti della ribellione allo stato imposto, quindi ribellione al linguaggio istituzionalizzato, alla trattazione delle tematiche, ribellione al fatto che non si possano affrontare apertamente il desiderio e l’erotismo se si è donne. È poesia di lotta in senso viscerale. Io mi rendevo conto che stavo lottando contro qualcosa: sicuramente contro il fuori, ma anche contro il dentro. Non era però una lotta per annullare queste dimensioni, era una lotta per trovare il mio spazio in entrambe e renderle vivibili. La lotta non deve essere per forza qualcosa di immediatamente riconoscibile, può essere carsica e sotterranea, prendere strade impreviste.”
Spazio
Qualunque strada tenti Calabresi nel libro per trovare il suo spazio – di esistenza, di verità, di lotta – un fattore emerge determinante per la riuscita della sua ricerca: lo spazio, che prima di tutto è corpo, va vissuto in maniera autentica, presente, consapevole.
Nell’ecologia del sé non basta fare pulizia dei rami vecchi e delle piante infestanti per coltivare i boccioli al riparo dalle intemperie; al contrario, è importante creare habitat, comunità, ecosistema. Solo così il fuori e il dentro comunicano senza confondersi, anche nel rapporto più pugnace, generando possibilità feconde di miglioramento per tuttɜ.
“Senza essere stucchevole, sono stata fortunata a trovare una persona [Stella Poli, editor del libro e autrice della prefazione, ndr] che mi ha tirata fuori dal mio dentro e mi ha fatto pubblicare questa raccolta. Ci sono un sacco di persone che, dopo la pubblicazione del libro, mi hanno detto che scrivono, così come molte persone che hanno saputo che io scrivo solo quando ho annunciato la pubblicazione, appunto. Proprio perché la poesia può essere un atto di rivendicazione, di lotta politica e di espressione del sé, sarebbe bello che si parlasse di più di poesia e che lɜ poetɜ là fuori iniziassero a leggere le loro poesie a chi conoscono, soprattutto se donne o se appartengono a minoranze, così come ho fatto io.”
Immagine di copertina:
Fonte profilo Facebook Casa Editrice ExCogita
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