La sala di accesso alla Cappella del Doge di Palazzo Ducale è stata trasformata in una sala espositiva che a partire dal 28 agosto e fino al 27 settembre ospita la mostra “Architetture Genovesi del Novecento nelle collezioni della Wolfsoniana”, curata da Matteo Fochessati e Gianni Franzone.
In questa anticamera – galleria sono esposti progetti urbanistici della prima metà del Novecento che hanno modificato la fisionomia urbana di Genova, contribuendo a definire l’assetto odierno di alcune aree che si dispiegano a partire dal Ponente fino ad arrivare al Levante cittadino.
È bene subito affermare che la mostra non ha l’ambizione di proporre uno sguardo completo sulle trasformazioni urbanistiche avvenute in quei decenni ma si concentra sui progetti più significativi rinvenuti nella Wolfsoniana, coerentemente con il titolo della mostra. La Wolfsoniana è infatti famosa per conservare oggetti di arte decorativa, tra cui disegni di architettura, grafica e bozzetti, e di propaganda, in totale più di diciottomila in tutto, risalenti al periodo tra il 1890 e il 1945.
La mostra
Il percorso propone al visitatore una rassegna di bozzetti dalle dimensioni variabili, realizzati in una varietà di tecniche, dalla matita su lucido alla tecnica mista su copia eliografica. Gli autori di questi schizzi sono quasi tutti personalità che hanno avuto poi un ruolo importante nello sviluppo del razionalismo fascista. Fra di essi spiccano l’autore del Palazzo Terzano in piazza Dante, Giuseppe Crosa di Vergagni, il cui stile è caratterizzato dal superamento del liberty attraverso una rivisitazione della tradizione, e l’ideatore del progetto di Piazza della Vittoria, Marcello Piacentini, che fuse nelle sue architetture classicismo e razionalismo moderno.
La scelta di presentare un numero limitato di opere non rappresenta di per sé un limite ma il visitatore si sarebbe aspettato che tale scelta fosse accompagnata da una maggior ricchezza e profondità di spiegazioni. Il corredo informativo si concentra esclusivamente in un pannello che introduce a grandi linee i progetti. Le opere esposte sono affiancate solamente da didascalie, ma si avverte la mancanza di pannelli descrittivi che avrebbero potuto illustrare il progetto, raccontarne la storia e mettere in luce le eventuali problematiche emerse.
Ciò nonostante è sicuramente piacevole osservare i bozzetti di edifici storici poi diventati iconici e riconoscibili a colpo d’occhio dai genovesi. È interessante notare come queste strutture siano state progettate, come poi siano state realizzate e come in seguito siano cambiate nel tempo arrivando ad assumere l’aspetto che conosciamo oggi.
Un esempio importante è l’ipotesi progettuale del 1905 circa la copertura del Bisagno a cura di Giuseppe Cannovale, ingegnere originario di Messina attivo a Genova sin dai primi anni del Novecento. Sebbene non sia stato esattamente questo progetto a venire realizzato, si capisce che l’idea di costruire una grande strada sul Bisagno era accolta con grande entusiasmo a giudicare dalle dimensioni, dalla precisione dei dettagli e dalle cromie vivaci del bozzetto. Come ben sappiamo però, questo progetto ha mostrato evidenti limiti, e l’immagine attuale di questa zona è molto diversa da quella idealizzata che emerge dal bozzetto.
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Immagine di copertina:
Ingresso mostra. Foto di Maria T.
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