Genova porto di mare, ma non solo. Genova palcoscenico di grandi condottieri e anche di illustri intellettuali e scienziati. Taluni natii, molti di passaggio. Chi atterrò su un aereo, chi giunse a cavallo e chi invece giunse addirittura a piedi. Piottando, arrivò, e soggiornò poi per mesi, niente meno che Albert Einstein, lo scienziato più popolare della storia, nonché padre della fisica moderna.
È il 1894, gli Einstein, una famiglia svizzera benestante, non se la passano benissimo e decidono di trasferirsi a Monaco di Baviera. Le cose non migliorano, così nella primavera successiva Herr Einstein e Frau Koch si spostano ancora, questa volta in Italia, a Pavia, presso Palazzo Cornazzani, antica dimora di Ugo Foscolo. Il giovane Albert, allora sedicenne, deve restare nel Gymnasium di Monaco a preparare il test di ammissione per il Politecnico di Zurigo. Tuttavia si sente incompreso dal suo pedagogo e così, frustrato, simula un esaurimento nervoso e scappa dai suoi genitori a Pavia.
A causa di un’insufficienza in francese Albert, che aveva comunque un’età decisamente al di sotto di quella minima richiesta per accedere al Politecnico, non supera il test di ingresso.
Ciononostante, i risultati eccelsi in matematica non passano inosservati e gli viene suggerito dai professori di non demordere e ritentare l’anno successivo. Così Albert spera di trovare in Pavia e nell’Italia un’oasi di tranquillità per distrarsi e preparare di nuovo il test di ingresso.
Si apre per lui un periodo di leggerezza e spensieratezza, probabilmente l’ultimo da un certo punto di vista, considerato l’impegno intellettuale e la fama che lo attendono.
“I mesi felici del mio soggiorno in Italia sono le più belle ricordanze”, dirà in futuro.
Fuga a Genova dallo zio Jacob Koch
Quel luglio, forse in seguito a una discussione con i genitori, Albert decide di allontanarsi e cercare nuovamente rifugio, questa volta presso suo zio materno Jacob Koch che viveva a Genova. Prende quindi il suo violino, chissà, magari galvanizzato all’idea di visitare la patria di Paganini, e con l’amico Otto sale su una corriera che li porterà a Voghera.
Da lì in poi continuano a piedi e attraversano la Val Trebbia, passando per l’Oltrepò Pavese, la Via del Sale, fino al Monte Cornua, quindi giù a Nervi e poi diritti in centro storico. È proprio nei vicoli che abita e commercia in grano lo zio Jacob, in una minuscola piazzetta triangolare che oggi come allora porta il buffo nome di Piazza delle Oche, a metà strada fra Campetto e le Vigne.
Per immaginarci l’Albert Einstein adolescente a spasso per Genova ci aiuta la descrizione dell’amica Ernesta Marangoni:
“Mi parve un giovinetto un po’ delicato ma sano – un po’ scialbo di tinte, occhi scuri, capelli castani non neri come divennero in seguito. Parlava abbastanza bene l’italiano, le boutades le lanciava in tedesco”.
Tra le sue tappe preferite, citate nei suoi appunti, si trovano la Cattedrale di San Lorenzo, la Strada Nuova (l’odierna Via Garibaldi) e la famosa Confetteria Romanengo.
Einstein è sempre stato geniale, anche da ragazzino, a scuola era il migliore. La bocciatura di Zurigo è stata per lui una battuta d’arresto, una cocente delusione che, come ammetterà più tardi, gli ha fatto davvero male. L’anno seguente ritenta il test, viene ammesso e da lì si spiana per lui una carriera che ha fatto la storia.
A fare da spartiacque, quell’annata italiana: una parentesi, un periodo felice, lontano dai riflettori, tra i bagni nel Ticino, la passione per il violino e i labirintici caruggi genovesi.
Quindi, quando passate per Piazza delle Oche, alzate lo sguardo e troverete una targa che ricorda il passaggio di questo immenso personaggio. Così saprete esattamente dove Albert Einstein trascorse l’estate del suo anno sabbatico!
Immagine di copertina:
Albert Einstein. Foto di Andrii Leonov
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