Sally Rooney è un’autrice irlandese, definita unanimemente “la voce dei millenials”, i suoi libri sono stati pubblicati in Italia da Einaudi tradotti da Maurizia Balmelli.
Rooney è nata nel 1991 e ha pubblicato il suo primo romanzo a 26 anni. I suoi sono forse i primi libri di una grande casa editrice mainstream, casi editoriali, a parlare di noi in maniera autentica, non mediata, o almeno credo che sia questo il motivo del loro così grande successo.
Persone normali (2018) è un romanzo che racconta le vite di Connell e Marianne, che si conoscono al liceo, e di come si rincorrono, si cercano, si allontanano e si avvicinano per tutta la vita, si fanno soffrire e si salvano.
E’ una storia che parla di noi, si diceva, noi chi?
Per me è molto chiaro, quella generazionale è un pezzo di identità che sento molto forte, sempre di più, ma che è difficile spiegare. Ci sono dei temi, che sono centrali nei romanzi di Rooney e nelle vite mie e di tutte le persone che mi circondano, che finora sono raramente entrati nelle storie che raggiungono un numero così alto di persone.
La disillusione sull’amore romantico, lo sfumare dell’idea del lavoro come mezzo di identificazione e affermazione e nobilitazione, come ci è stato raccontato che doveva essere.
Il privilegio delle nostre famiglie d’origine che sono l’unico motivo per cui possiamo trovarci qua in un college a Dublino e passare il tempo a studiare, a dibattere sul capitalismo, andare alle feste universitarie, alle serate di stand up comedy, ignorando il nostro potere, fingendo che le differenze di classe possano non avere un peso nelle nostre relazioni, nelle nostre scelte.
L’introspezione, la ricerca di un senso nuovo, il nostro metterci in dubbio, al punto spesso da bloccarci, siamo incerti, a volte immobili, sdraiati soli sul letto a guardare lo schermo del telefono, scappando per un po’ dal mondo che ci vuole competitivi e produttivi e sorridenti.
Il libro ha una scrittura che è stata spesso definita molto semplice, lineare, con dialoghi molto belli mai virgolettati, per me è una scrittura immediata, sincera.
Generazione sofferente
La sensazione che mi è rimasta più impressa del libro è lo struggimento per una vicinanza che si ricerca sempre, che si desidera, ma si perde nelle vite che vanno avanti da sole, nei tempi non allineati, nella paura di cosa succederebbe se stessimo veramente vicini, ora; il senso di profondità di un legame, da proteggere, da tutelare da chi non lo capirebbe, da chi è superficiale, da chi sembra stare sempre bene.
Sono dei personaggi a cui ho ripensato spesso, Connell e Marianne, le loro famiglie, che non sono mai del tutto insieme o forse lo sono sempre e non sono mai con gli altri. A come stanno male, a come è difficile capirsi, a come la vita non va come sembra logico che vada.
Persone normali è il mio preferito, il primo che ho letto, ma il tono è lo stesso anche per gli altri romanzi di Rooney:
Parlarne tra amici (2017), con il tema della gelosia, di come vogliamo essere decostruiti ma dobbiamo fare i conti con sentimenti e modi di vivere le relazioni che ci sono stati raccontati come gli unici possibili.
E Dove sei, mondo bello? (2021) che ho amato meno degli altri ma conto di rileggerlo tra poco, di cui ricordo il tema dell’ansia climatica, quella consapevolezza di fondo con cui siamo abituati a convivere che probabilmente il mondo finirà nonostante i nostri sforzi individuali che ci sono comunque costantemente richiesti.
Dai primi due romanzi sono tratte due serie tv molto belle, a novembre 2024 uscirà il quarto romanzo, Intermezzo.
Visto che è così un “manifesto generazionale” ho fatto un esperimento e ho regalato Persone normali a mio zio, classe 1956, che ha commentato:
“mi è piaciuto leggere come voi zueni pensate delle cose” (che comunque è un commento più elegante de “la Salinger della generazione snapchat” come è stata definita Rooney)
Che siamo una generazione sofferente è chiaro a ogni discorso che mi capita di fare con degli amici, trovare delle voci che ci raccontano così bene, per me, ha un potere molto rassicurante.
Immagine di copertina:
Grafica wall:out magazine su foto di Emanuela F.
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