Visionary Days

I giovani e la politica: spettatori passivi o costruttori del futuro?

È vero che i giovani non amano la politica? Come possiamo diventare protagonisti? Alla scoperta dei Visionary Days.
23 Agosto 2021
5 min
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Si sente dire spesso che i giovani siano lontani dalla politica – o che la politica sia lontana dai giovani, a seconda dell’interlocutore – ma dobbiamo davvero credere che sia così? Alla scoperta dei Visionary Days.

La risposta al quesito dipende dalla nostra definizione di politica, sia essa strettamente collegata all’attività governativa, oppure intesa nel suo senso più ampio, interpretata come l’occuparsi della sfera pubblica e della vita comune. 

Certamente una fetta di popolazione è totalmente disinteressata alla cura della “cosa pubblica”, ma questo non è un fenomeno presente solo nelle ultime generazioni, e in ogni caso non è ascrivibile all’intera categoria degli under 35. Non si può però negare che vi sia un diffuso disinteresse nei confronti della politica in senso stretto da parte delle ultime generazioni, più marcato che in altre fasce di età, ma questo non significa necessariamente che vi sia una rinuncia all’azione politica tout court. 

Se fare politica si intende più ampiamente come agire nell’ambito di una comunità, allora difficilmente le nostre vite possono essere considerate apolitiche

Da quello che indossiamo a come ci spostiamo per la città, ogni atto della nostra vita ha un risvolto politico, che ci piaccia o meno, perché ha delle conseguenze sull’ambiente che ci circonda. 

Visionary Days
Giovani manifestanti ai Fridays for Future (Genova). Foto di Anna Sommariva

Un individuo può dirsi poco interessato alla politica, ignaro delle notizie di attualità e non intenzionato a votare, ma tutto questo non lo renderà apolitico, semplicemente meno consapevole e più inerte. In questo senso, ovviamente, giovani e meno giovani sono tutti ugualmente politici, in quanto esseri umani interconnessi che agiscono all’interno di una comunità. 

La vera domanda, quindi, non è quanto i giovani siano coinvolti nella politica, bensì quanto essi siano consapevoli del carattere inevitabilmente politico delle loro azioni.

La risposta potrebbe essere quantificata numericamente, ma il ricorso a sondaggi e tabelle difficilmente ci potrebbe restituire la complessità della situazione attuale: in un mondo in cui le informazioni vengono aggiornate in tempo reale, in cui qualsiasi notizia è a portata di smartphone, il problema non è più ricevere le informazioni, ma saper dare loro la giusta attenzione ed essere in grado di elaborarle e collegarle reciprocamente, riuscendo poi a capire come sia meglio agire nell’intricato sistema sociopolitico di cui si fa parte.

Visionary Days
Generazioni a confronto. Foto di Giulia De Bonis

Preso atto delle difficoltà nel calcolare esattamente se i giovani siano più o meno consapevoli, una maggiore presa di coscienza è in ogni caso auspicabile.

Come raggiungere una maggiore consapevolezza quando per molti giovani la sola parola politica genera disinteresse, sfiducia o addirittura ostilità? Come evitare di essere spettatori passivi delle evoluzioni sociali, senza però volersi impegnare nell’attivismo politico in senso stretto? 

Una delle soluzioni possibili – forse non la migliore – è quella di lasciarsi coinvolgere in dibattiti e riflessioni sulla società senza sottolineare l’aspetto necessariamente politico di queste azioni, agendo al di fuori di dinamiche partitiche percepite come eccessivamente rigide e problematiche, mettendo da parte gli slogan che evocanoorientamenti politici ben precisi.

Tuttavia, a volte, l’intenzione di riflettere e confrontarsi con gli altri non basta: troppo spesso si rimane intrappolati nella propria bolla sociale, in cui tutti la pensano già allo stesso modo, oppure – ancor peggio – ci si trova circondati da persone fermamente intenzionate a evitare di discutere determinate tematiche, magari convinte che non le riguardi o che non valga la pena investire tempo in questo. 

Non bisogna però farsi fermare da questi limiti: esistono diverse possibilità di uscire dalla propria “bolla” per confrontarsi e riflettere su fenomeni politici in senso esteso.

Visionary Days

Un ottimo esempio di partecipazione politica alternativa è sicuramente l’iniziativa Visionary Days, una giornata di brainstorming collettivo che ormai è diventata un appuntamento annuale fisso in diverse città italiane, partendo da Torino – sede della prima edizione – per arrivare fino a Napoli, Pavia, Firenze e Genova. 

Il 21 novembre scorso, ho avuto la fortuna di partecipare a un’immensa assemblea digitale che ha riunito 2500 giovani visionari da tutta Italia, per discutere e immaginare insieme il futuro – dove futuro è una parola più accattivante per intendere le evoluzioni politiche dei prossimi decenni. 

Mi sono iscritta qualche mese prima senza capire bene come si sarebbe svolto l’evento, armata solo di una grande curiosità – e forse proprio questo è stato un criterio di selezione dei partecipanti, la predisposizione a prendere parte a una discussione dai limiti non definiti, a mettersi in gioco anche prima di conoscere le regole.

L’iscrizione, totalmente gratuita, era aperta a tutti gli under 35 attraverso la compilazione di un rapido questionario.

Visionary Days
Welcome kit dei Visionary Days: ogni partecipante ne ha ricevuto uno per posta. Foto di Eugenia Rossi

Il tema centrale di quest’anno era “Quali Confini nel nuovo Mondo?”, il che rende facilmente intuibile che al centro della discussione ci saranno tematiche fortemente politichei flussi migratori, le identità nazionali e transnazionali, le nuove tecnologie e i mutamenti legati alla globalizzazione, solo per citarne alcuni.

Come funziona questa assemblea di giovani visionari?

Quest’anno si è trattato di un incontro virtuale svoltosi nell’arco di un’intera giornata, con circa otto ore di confronti, alternando momenti di ascolto a momenti di confronto. L’evento infatti è composto principalmente da due elementi che si alternano: prima si assiste tutti insieme a una breve presentazione della tematica scelta, poi ci si divide in diversi tavoli di lavoro – in questo caso virtuali – in cui si può approfondire il proprio punto di vista e confrontarlo con quello delle altre persone al tavolo. 

La particolarità del primo elemento sta nel fatto che gli oratori fossero persone eccezionali, altamente competenti in quel campo, e soprattutto abili a trasmettere le loro conoscenze ad una platea assai variegata: ha aperto la giornata Sara Hejazi, antropologa, docente e giornalista, esperta di confini, che ci ha fatto capire come il concetto stesso di confine venga messo costantemente in discussione da innovazioni tecnologiche, migrazioni transnazionali ed evoluzioni sociopolitiche. 

Il confine non viene concepito solo come tracciato fisico che divide due paesi, ma come limite immaginato tra collettività con possibilità diverse, tra chi ha accesso a informazioni di qualità e chi invece ne è escluso, tra chi ha la possibilità economica di spostarsi e chi invece paga con la vita il disperato tentativo di riuscirci, tra chi ha le competenze e gli strumenti per agire consapevolmente e chi invece viene passivamente trascinato in una piazza da slogan semplicistici.

Varrebbe la pena di partecipare ai Visionary Days anche solo per la possibilità di assistere a interventi di questo livello, ma l’esperienza diventa davvero imperdibile se si considerano le caratteristiche dei tavoli di lavoro.

Grazie alla presenza di un moderatore che facilita la discussione, si ha la straordinaria possibilità di confrontarsi con persone di background molto diversi, proprio perché i tavoli sono progettati appositamente per mettere a confronto persone con idee differenti e con competenze distinte, in modo da dare a tutti occasione di condividere qualcosa di originale.

Personalmente, sono stata profondamente arricchita dal dibattito tra persone più e meno giovani, con percorsi di studio diversi e con esperienze di vita molto varie. Posso dire di essere uscita per un giorno dalla mia bolla e di esserne risultata certamente arricchita. 

Essendo purtroppo impossibile riportare in un articolo tutte le riflessioni emerse, non mi resta che consigliare a tutti di vedere qualche estratto della diretta streaming e, soprattutto, di essere pronti a iscriversi all’evento dell’anno prossimo appena sarà possibile, perché i posti saranno limitati!

Infine, vorrei ricordare che essere attori politici è inevitabile, perché agiamo nella società: ogni nostra azione viene influenzata e influenza a sua volta le dinamiche collettive. Quindi possiamo scegliere di occuparci attivamente di politica, oppure sarà la politica a occuparsi di noi, senza che possiamo capirne – né tantomeno influenzarne – le direzioni. 

Questo è solo un assaggio di quello di cui si è parlato, ma potete trovare la diretta completa della giornata sul canale Youtube dei Visionary Days (e qui sotto), e restare aggiornati sui prossimi eventi sulle pagine social (Instagram e Facebook) di Visionary Days o sul loro sito ufficiale.

Immagine di copertina:
I volti del futuro in un murales.

Foto di Giulia De Bonis 


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Classe ’95, nata a Genova, con il cuore sempre in questa città ma con il corpo in movimento. Inizia gli studi a Pavia, per proseguire poi a Tolosa, Bologna, Bilbao e Montevideo. Laureata in International Affairs e appassionata di America Latina - ma soprattutto di empanadas e Malbec. Impegnata nella lotta alle mafie e volontaria dell’associazione Libera fin dal liceo.

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