ApeMario

Tutto quello che avreste voluto sapere sulle api * (*ma non avete mai osato chiedere)

Come funziona un alveare? Come si diventa apicoltori? L’ape regina ha la corona? Proviamo a rispondere con i ragazzi de “l’ApeMario”, progetto di apicoltura dell’entroterra genovese.
23 Maggio 2020
5 min
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Incuriosita dal mondo delle api e affascinata dall’organizzazione e dalla complessità di un alveare, ho deciso di scoprirne di più e di chiedere direttamente a degli apicoltori di raccontarmi la loro storia. ApeMario

Ciao ragazzi! Per iniziare vorrei conoscere un po’ la vostra storia. Chi siete, e come nasce il vostro progetto?

Siamo quattro ragazzi: Annalisa, Davide, Diego e Federico. Siamo tutti genovesi, cittadini di nascita. Nel corso della vita ci siamo incrociati tramite diverse strade, sicuramente quello che ci ha legato dall’inizio è stata la passione per l’apicoltura! Piano piano, un po’ alla volta e in maniera spontanea, le nostre avventure apistiche ci hanno portato ad unirci e abbiamo iniziato a collaborare! Abbiamo anche una casa in Val Fontanabuona. Per il nostro progetto abbiamo dovuto trovare un nome che potesse rappresentare persone così diverse, ma unite dagli stessi valori. “L’ApeMario” nasce così durante un pomeriggio di smielatura con altri amici, un’esperienza di quelle che si ricordano per tutta la vita.

Il nostro obiettivo è quello di unire sotto il nome de  “l’ApeMario” diversi progetti agricoli, principalmente apistici, ma non solo! Il sogno è quello di vivere una vita semplice, slegata dalla schiavitù della società moderna, provando a mettere in discussione il modello di sviluppo che ci governa per uscire dagli schemi di un sistema che troviamo non sostenibile. Crediamo che l’unico modello possibile sia quello di una decrescita, di un ridimensionamento dei reali bisogni e della nostra società in generale! Non cambieremo il mondo probabilmente, ma vorremmo poter essere d’esempio ad altri per dimostrare che fare altre scelte è possibile e, anzi, è la cosa più normale! Anche per questo siamo molto attivi anche sui social: per sfruttare la possibilità di trasmettere il nostro messaggio e creare una rete di persone che voglia condividere il progetto dell’ApeMario.

Come si diventa apicoltori?

Allora, per avvicinarsi al bellissimo mondo dell’apicoltura, è fondamentale formarsi. Il primo passo che consigliamo di fare, è entrare in contatto con un’associazione apistica di zona e frequentare prima di ogni cosa un corso introduttivo. L’apicoltura è un mondo davvero molto vasto e in continua evoluzione, i corsi e gli incontri danno la possibilità di confrontarsi con apicoltori professionisti, disponibili ad aiutare i neofiti.

Spesso succede che una volta iniziato a conoscere il mondo delle api si venga catturati…da lì in poi inizi a leggere libri, articoli, non smetti mai di imparare…e vorresti parlare costantemente di api, con chiunque. Diventa come una droga, è difficile smettere. È un rebus costante, una partita a scacchi.

Vivere di apicoltura non è sicuramente facile, le medie di produzione degli ultimi anni registrano un calo drastico rispetto agli anni passati e Il 2019 è stata una delle annate peggiori degli ultimi decenni. Nonostante ciò il nostro sogno è quello di riuscirci, perché difficile non vuol dire impossibile.

Qual è il ruolo delle api all’interno dei nostri ecosistemi?

Le api e gli insetti impollinatori sono fondamentali per la conservazione dei nostri ecosistemi e della biodiversità. Gran parte delle specie vegetali deve la propria “riproduzione” all’impollinazione degli insetti e l’85% di queste è impollinato dalle api. Stiamo parlando di circa 170.000 specie! L’uomo sta seriamente minacciando la sopravvivenza di questo piccolo ma fondamentale aiutante. Anziché pensare a come sostituire le api, con api robotiche o simili tecnologie, sarebbe il caso di prendere consapevolezza di quello che sta succedendo e invertire la rotta il prima possibile, prima che sia troppo tardi.

La famosa frase attribuita ad Einstein dice che “Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”. Non sappiamo se sia vero, ma sicuramente ci sarebbe un cambiamento drastico all’interno del nostro ecosistema al quale con molta probabilità non sapremo far fronte.

Ma come funziona un alveare?

L’alveare è qualcosa di letteralmente magico. Generalmente un alveare è composto da api operaie (femmine), un’ape regina e una piccola percentuale di fuchi (maschi). Nell’immaginario collettivo si crede che chi “prende le decisioni” all’interno dell’alveare sia l’ape regina, ma questo non è affatto vero. L’alveare è un perfetto esempio di società democratica. L’ape regina è importante e venerata solo perché è l’unica capace di riprodursi! Essa poi, nasce da un uovo esattamente uguale a quello da cui potrebbe nascere un’ape operaia, ma la famiglia la nutre esclusivamente a pappa reale in abbondanza, così si sviluppa l’apparato riproduttore.

Per parlare di alveare dobbiamo parlare di “superorganismo alveare”; dobbiamo pensare all’alveare come ad un unico animale, suddiviso in 40-60 mila unità, ma con un’unica testa pensante! In continua connessione con tutte le altre. L’alveare che prende le decisioni sul da farsi e molti studi e ricerche hanno verificato come, alla fine, le api insieme riescano sempre a prendere la decisione più giusta per la comunità. Sono un esempio in tutto, anche nel dimostrare come insieme si possa creare un sistema dove il singolo sopravvive solo in funzione del gruppo.

Quando una regina è vecchia, o malata, è possibile che l’alveare decida di farne un’altra e magari uccidere la vecchia.

Insomma questo credo che sia uno degli aspetti più affascinanti dell’apicoltura! Una famiglia è composta da migliaia di api, che comunicano costantemente tra di loro e sono governate quindi da una “mente” unica. 

Api e vegani: miele sì o miele no?

Questo è un tema piuttosto dibattuto, ma noi dell’ApeMario crediamo che l’importanza risieda nella qualità della vita fatta dall’animale. Indubbiamente ognuno è libero di fare le scelte etiche che ritiene più opportune! Ma è giusto precisare alcune cose per aiutare a fare scelte alimentari responsabili. L’allevamento di api può essere considerato come un accordo di mutuo aiuto. E’ ormai comprovato il fatto che le api in natura non riescono più a sopravvivere. Quasi ovunque è presente un parassita, chiamato Varroa che convive senza problemi con l’ape asiatica, portando però al collasso le famiglie di ape mellifera, quella europea. Ovviamente, il parassita lo abbiamo portato noi in Europa, con il commercio e la globalizzazione, e le nostre api non hanno avuto il tempo di imparare da sole a difendersi come fanno le sorelle asiatiche.

Per questo motivo l’ape, ormai dagli anni ‘80, necessita di costante aiuto nel lottare contro questo parassita. Tanti apicoltori si definiscono “custodi delle api” perché il miele raccolto è sempre meno, e il loro ruolo è soprattutto mantenere in vita le api. Queste sono le ragioni principali per cui è difficile assimilare il miele agli altri prodotti di origine animale. Inoltre, le api non vengono rinchiuse in gabbia e non sono neppure animali domestici. Una famiglia può andarsene e abbandonare un’arnia in qualunque momento.

In conclusione, la sinergia tra apicoltore e ape è davvero ottimale… un esempio di coesione tra uomo e natura.  L’apicoltore ruba parte del miele ad una famiglia, ma lei in cambio riceve protezione e cure. Il discorso etico andrebbe affrontato su altri temi, come le metodologie adottate per contrastare la Varroa, che possono essere biologiche oppure no, e sulla quantità di miele sottratta alle api, in relazione al totale prodotto! Ad ognuno le proprie conclusioni, noi sicuramente ci sentiamo amici delle api, dominati a volte, ma tutt’altro che sfruttatori.

All’inizio del ‘700 il medico olandese Bernard de Mandelville scrisse un poemetto satirico intitolato “La Favola delle Api”. Tramite la metafora dell’alveare, l’autore critica una società disarmonica composta da persone scontente, in cui “i furfanti sono resi onesti” e le disuguaglianze e i vizi dei singoli permettono alla società di prosperare. Mi piacerebbe chiedervi qual è il valore che date a questo progetto, non solo in termini di impegno e sacrifici, ma anche come esperienza. Vivere e lavorare la terra è davvero la scelta più sostenibile secondo voi?

Noi crediamo che ognuno debba fare la propria scelta e trovare la propria strada, non c’è un’unica via. Sicuramente, per noi, tornare a “vivere e lavorare la terra” è la miglior scelta possibile. La natura insegna quei valori di tenacia e pazienza che forse stiamo dimenticando per tutte le comodità cui siamo abituati. Ci hanno insegnato a vivere secondo regole universali, tutti devono comportarsi in un certo modo ed essere consoni a certi parametri; invece la vita reale è diversa, ad esempio ogni pezzo di terra ha una sua storia, cultura e conformazione per le quali non è possibile imporre un unico modo di agire ma è fondamentale saper ascoltare, osservare, pensare, elaborare la propria strategia. Avere queste capacità rende le persone indipendenti e libere.

Immagine di copertina:
Apicultura L’ApeMario


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Anima in pena e girovaga. Genovese di nascita e di indole, studia a Bologna Relazioni Internazionali e cerca di sfuggire alla noia mangiando e stando all’aria aperta. E’ nata nell’epoca sbagliata, ascolta solo cantautori morti e adora le carte e le sagre. Scoprire posti nuovi è la cosa che più la entusiasma.

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