Il 9 febbraio 1955 venne inaugurata a Roma la prima metropolitana italiana, allo scopo di offrire un collegamento rapido tra la stazione Termini e il quartiere EUR. La prima metropolitana del mondo fu, notoriamente, quella di Londra, in funzione dal 1890.
Genova dovette aspettare fino al 1990, anche se i primi progetti risalgono a inizio Novecento.
Inizialmente collegava soltanto Brin e Dinegro, per poi espandersi in occasione delle Colombiadi, raggiungendo nel 2012 la lunghezza di 7km, con 8 stazioni – vedendosi per poco sottratto il primato negativo di metropolitana più corta d’Europa, uno dei tanti miti da sfatare sulla nostra città. Sono attualmente in discussione diversi progetti di allungamento, mentre molti rimangono insoddisfatti di questo servizio, visto che lascia scoperte diverse aree della città (articolo di wall:out La Città senza metropolitana: essere un pendolare genovese a Genova).
Tuttavia, nessuno di questi progetti risulta essere ambiziosa quanto l’eccentrica proposta di Pietro Caminada
Un ingegnere italiano cresciuto in Svizzera, che lavorò in Brasile e rimase affascinato dagli Archi di Lapa, una porzione dell’antico Acquedotto Carioca, nonché uno dei simboli della città di Rio de Janeiro.
Quando l’acquedotto venne dismesso, verso la fine dell’Ottocento, la struttura fu adattata per diventare la base del passaggio del famoso Bonde di Santa Teresa, che ancora oggi offre la possibilità di spostarsi dal centro di Rio de Janeiro verso il quartiere collinare di Santa Teresa, approfittando di una vista mozzafiato sulla città.
Fu proprio Pietro Caminada a occuparsi di questa conversione, da cui trasse probabilmente ispirazione per il suo eccentrico progetto: una “via d’acqua transalpina”.
La sua idea era quella di costruire un canale che collegava Genova con il lago di Costanza, al confine tra Germania e Svizzera, passando per Milano e il lago di Como.
Questo canale avrebbe collegato il Mediterraneo con il Mare del Nord attraverso il Reno, che passa appunto per il lago di Costanza.
L’idea di far scendere e salire l’acqua dei fiumi a piacimento risale a un’intuizione di Leonardo, che elaborò il sistema delle conce fluviali per collegare due specchi d’acqua posti su livelli differenti. Partendo da questo principio, Pietro Caminada ideò un progetto ben più ampio, che, attraverso la costruzione di appositi canali, avrebbe permesso alle navi di salire e scendere lungo le Alpi. Senza dubbio, l’idea di sfidare le leggi della natura risultò particolarmente affascinante per Caminada e per i suoi contemporanei, ma la spinta principale a mettere in atto questo sistema di trasporto fu di tipo economico, dato che tenere in funzione le vie d’acqua sarebbe stato assai poco dispendioso
Nel 1906, in occasione dell’Esposizione Internazionale di Milano dedicata al tema dei trasporti, l’ambizioso ingegnere decise anche di costruire un immenso modello che dimostrasse la fattibilità del suo utilizzo, e continuò per tutta la vita a perorare la sua causa con politici e funzionari.
Nel 1908, dopo che il suo progetto arrivò sulle prime pagine del Corriere della Sera, Caminada venne addirittura ricevuto da re Vittorio Emanuele III, il quale si mostrò particolarmente ammirato e gli riservò parole di elogio: “Quando io sarò da molto tempo del tutto dimenticato si parlerà ancora di lei” (Il Giornale dell’Ingegnere).
Tuttavia, molti rimasero scettici rispetto a questo progetto e la sua realizzazione non fu mai messa in atto. Probabilmente, non possiamo neanche immaginare cosa avrebbe comportato il completamento di una via d’acqua transalpina, ma vale la pena di ricordare che, a volte, idee ambiziose e bizzarre hanno rivoluzionato la storia.
Immagine di copertina:
Illustrazione di Martina Spanu
Scrivi all’Autorə
Vuoi contattare l’Autorə per parlare dell’articolo?
Clicca sul pulsante qui a destra.