L’inquinamento dei mari è uno dei fenomeni più preoccupante dell’ultimo decennio. Basti pensare che circa 1) il 70% della superficie terrestre è ricoperta da acqua, di cui il 97% salata e il 3% dolce (L’oro blu | I consigli di Zena Verde).
Ma cosa si intende per inquinamento marino?
Principalmente si fa riferimento alla contaminazione ed all’avvelenamento dei mari stessi. Gli effetti sul nostro ecosistema sono disastrosi: impoverimento delle risorse ittiche, danno al turismo, pericolo per i bagnanti con conseguente divieto di balneazione, ripercussioni anche in termini di perdita di specie marine sia per soffocamento che per la presenza di sostanze tossiche e materiali pericolosi.
Ogni anno si stima dai 4,8 ai 12,7 milioni di tonnellate di rifiuti plastici nelle acque marine, per un totale di 86 milioni di tonnellate di cui la maggior parte si è disposta sui fondali (dati WWF).
Un altro tema molto discusso riguarda il problema delle microplastiche, che derivano dall’abrasione degli pneumatici, dal lavaggio di tessuti sintetici o dalla disintegrazione di rifiuti plastici.
Le piccole particelle di materiale plastico vengono inoltre aggiunte a prodotti cosmetici come creme per la pelle, peeling, gel doccia e shampoo, raggiungendo fiumi e mari attraverso le acque reflue. Le microplastiche possono essere assorbite dagli organismi marini creando danni e avvelenamenti alla fauna presentata ai nostri tavoli.
Inutile cercare grandi soluzioni di smaltimento e\o riciclo, il miglior modo per ridurre l’inquinamento della plastica nel nostro pianeta è, di fatto, quella di eliminarla dalla nostra quotidianità il più possibile.
Prediligere oggetti con un minor impatto ambientale. Un materiale così difficile da smaltire non dovrebbe essere monouso!
Tuttavia, la plastica pur salendo sul podio tra le principali fonti d’inquinamento idrico, è solo al terzo posto dietro al petrolio (il rilascio nelle acque di questa sostanza provoca dei veri e propri disastri ambientali), e agli scarichi industriali.
Questi ultimi colpiscono duramente l’ecosistema delle acque marine: nella totale illegalità vengono scaricate numerose sostanze come solfati, metalli pesanti e solventi. Ma non solo vi è la presenza delle sostanze chimiche, ma anche di quelle biologiche, come quelle relative ai liquami fognari.
Infatti, tutti gli scarichi riversati da corsi d’acqua interni del nostro territorio riversano liquami e sostanze chimiche come liquidi igienici e detersivi. In questa circostanza diventa quindi fondamentale il nostro piccolo contributo giornaliero, ponendo particolare attenzione ai prodotti utilizzati per la pulizia della casa e al cibo che compriamo tutti i giorni. I prodotti chimici usati sulle piante, infatti, attraverso l’irrigazione o la semplice pioggia, finiscono nelle falde e da lì nei corsi d’acqua contribuendo all’inquinamento delle acque stesse (Il mondo delle api | I consigli di Zena Verde).
I consigli di Zena Verde – The Black Bag
Per migliorare la situazione complessiva, ci sono diverse organizzazioni in tutto il mondo che lavorano duramente per trovare una soluzione alla salvaguardia dei nostri mari. Nel nostro territorio, e in particolare a Genova, è presente The Black Bag, Ente del Terzo Settore che, grazie al contributo dei propri volontari, opera a salvaguardia dell’ambiente.
Quali sono le azioni di Black Bag?
The Black Bag è attiva tanto sul territorio quanto sul mondo digitale. Siamo venuti alla luce organizzando attività di cleanup (pulizia) delle spiagge a Genova ma, nel tempo, abbiamo iniziato ad interessarci ed occuparci di tantissimi altri aspetti.
Abbiamo affiancato altre realtà nella piantumazione di alberi (nella zona del Monte moro, a Genova), abbiamo organizzato attività di raccolta rifiuti nelle città di Roma e Milano (grazie all’ampliamento nazionale del nostro organico) e supportato aziende nelle proprie attività di team building aziendale.
Periodicamente partecipiamo inoltre a conferenze, webinar e talk relativi alla sfera ambientale. Ad oggi, inoltre, portiamo avanti la nostra attività redazionale, pubblicando settimanalmente articoli e contenuti all’interno del nostro blog (www.theblackbag.org) che possano in qualche modo aumentare la consapevolezza del problema ambientale nelle persone, invitandole ad agire concretamente.
Abbiamo in cantiere inoltre diversi progetti e collaborazioni con alcune aziende: di questo ne parleremo presto.
Le vostre azioni sono sufficienti o serve più coscienza da parte dei cittadini?
Il ruolo di The Black Bag è anche quello di “andare a stuzzicare” la coscienza delle persone, facendole ragionare sul problema e portandole a toccarlo con mano, in spiaggia, nei boschi e nelle nostre città.
In questi anni siamo stati letteralmente bombardati di notizie riguardanti il “dramma ambientale”, ma osservare il problema da vicino con i propri occhi è tutt’altra storia.
La coscienza non è mai abbastanza: noi per primi dobbiamo migliorare.
Dai primi world cleanup day e dal vostro impegno di sensibilizzazione avete notato dei miglioramenti quando andate a ripulire le spiagge?
Se parliamo di miglioramenti nell’ organizzazione e nella gestione di eventi, senza dubbio. Anni di esperienza ci hanno insegnato tanto: ad oggi abbiamo un “metodo di lavoro” ordinato e prestabilito che ci consente di raggiungere risultati incredibili (oltre 139 sacchi raccolti durante la nostra ultima iniziativa per il World Cleanup Day 2021)
Miglioramenti sul territorio, purtroppo, non se ne vedono. L’azione per noi è uno strumento, non la soluzione al problema.
Cos’è che trovate in grande quantità nelle spiagge liguri che inquinano maggiormente?
Sulle nostre spiagge e sul territorio in realtà si trova davvero qualsiasi cosa. Da oggetti antichissimi (troviamo ancora farmaci o lattine dei primi anni del 900) ad oggetti più recenti (elettrodomestici, veicoli, RAEE).
Ciò che si trova maggiormente sono i mozziconi di sigarette, le bottiglie di plastica, le cannucce, il polistirolo e il ferro. Tutte cose che il mare, spesso, ci restituisce con le mareggiate.
Immagine di copertina:
Foto di Naja Bertolt Jensen
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