Il 2025 non sembra promettere tranquillità per un sacco di ragioni, ma almeno a Genova una cosa va avanti in maniera rassicurante: il trend di riempire di supermercati la città. È notizia recente l’inaugurazione di altri due Carrefour Express, peraltro a breve distanza da altri supermercati.
La giunta comunale, temporaneamente nelle mani del vicesindaco Picciocchi, tiene la linea di Bucci, ora promosso alla Regione, e i supermercati spuntano ovunque.

Bucci e Toti hanno fatto proprio il mantra di Caprotti, patron di Esselunga, contro il fantomatico complotto di sinistra della Coop, salutando l’apertura di Esselunga a Genova con toni trionfali, come se fosse il crollo del muro di Berlino.
Bucci:
“Inutile fare la guerra al progresso, il piccolo commercio deve adeguarsi ai tempi”.
E rincarava altrettanto pomposamente Toti:
“Giornata importante per la libertà e la concorrenza”.
Le celebrazioni altisonanti di una libertà finalmente restituita al consumatore, sottratto al giogo sovietico, già di per sé caricaturali, hanno preso una ulteriore piega grottesca l’anno scorso, alla notizia dei finanziamenti illeciti che il compagno della Caprotti avrebbe fatto arrivare a Toti.

Ma non è solo Esselunga. Carrefour, Conad, Basko e altri si muovono a conquistare un territorio sempre più saturo.
La rotonda di Carignano, se prima era un poco visibile sfasciacarrozze, ora è un enorme cantiere che si appresta (ma con la solita promessa di verde pubblico, beninteso) a diventare un altro Conad, a cento metri dalla Conad nuova di pacca che ha preso possesso dello storico mercato del Pesce (articolo di wall:out Mercato del Pesce, venduto!).

Nell’abbandonata pizzeria di vico Biscotti, da piazza delle Erbe, come si diceva, un altro Carrefour, a poche decine di metri da quello di salita Pollaioli.
Genova ormai detiene il record nel 2023, più supermercati per persona di Milano, e la cosa dovrebbe fare gongolare Bucci che però però ancora nel 2024 dice che la città ha meno supermercati in assoluto (?) rispetto al volume delle vendite.

La cosa merita qualche riflessione sulla città e sulla società più in generale
Al di là delle sperticate lodi e delle luccicanti promesse di difesa del piccolo commercio in cui si cimentano i politici bipartisan, di fatto le lusinghe della grande distribuzione, la principale sospettata per l’uccisione di molte attività, non sono facili da ignorare né per il politico né per il consumatore.
La società è cambiata ed è difficile pensare di poter tutelare i piccoli commercianti con misure protezionistiche, ostacolando il mitico libero mercato che trita tutto.
Al contempo i consumi si spostano anche sul mercato online, lasciando sempre più indietro il negozio di quartiere che non può competere con gli sconti e le offerte dei colossi e può puntare solo sul rapporto personale col cliente o su beni particolarmente specifici.
Ma ci sono sempre più i dubbi.
Quanto senso ha farcire la città di centri commerciali enormi e di supermercati express a ogni isolato che si contendono il cliente a colpi di offerte al ribasso?
Quanto fa bene, oltre che alle tasche dei politici, alla città e quanto invece sfibra il tessuto urbano?
E qual è il prezzo degli sconti a livello di sfruttamento? Vogliamo essere solo consumatori o anche cittadini?
Immagine di copertina:
Foto di Federico DS.
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