Zena Verde è tornata ma non con delle buone notizie! In pochi avranno sentito parlare del report dell’IPCC pubblicato lunedì 20 marzo, ma di cosa si tratta? Il report è la sintesi fatta da diversi gruppi di scienziati specializzati, che ogni anno sottolinea la gravità della crisi climatica in atto.
Stiamo andando nella direzione sbagliata e non stiamo facendo abbastanza per invertire la rotta.
Dopo aver parlato di siccità e desertificazione, e fatto un recap di quello che è successo nel 2022 sul nostro pianeta, siamo qui a raccontarvi perché è così allarmante quanto emerso dal rapporto di valutazione del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici.
Ormai è chiaro a tutti: gli attuali piani dei governi mondiali per affrontare il cambiamento climatico sono insufficienti, e serve un urgente e immediato cambio di strategia.
Dobbiamo azzerare le emissioni nette di CO2 per stabilizzare la temperatura della terra. Il clima è già profondamente cambiato, quindi misure di adattamento e mitigazione sono indispensabili per controllarne gli effetti. In termini di emissioni, dovremmo raggiungere il picco entro il 2025 per poi dimezzarle entro il 2030. Così facendo, potremmo concretamente raggiungere la neutralità climatica più o meno nel 2070.
L’ultimo avvertimento
“Non siamo sulla strada giusta per limitare l’aumento della temperatura entro 1,5 gradi e le emissioni sono aumentate, anche piuttosto velocemente, in tutti i settori ma in maniera non omogenea”, ha spiegato Elena Verdolini, membro del terzo gruppo di lavoro per l’IPCC e PhD all’Università degli Studi di Brescia, durante la conferenza stampa di presentazione del rapporto organizzata dal CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici).
Non abbiamo più tempo per inventarci soluzioni nuove o improvvisate, le risorse scientifiche e tecnologiche per ridurre le emissioni di gas serra e adattarsi al cambiamento climatico causato dall’uomo sono già disponibili, ma bisogna applicarle con urgenza.
«L’umanità è su una sottile lastra di ghiaccio, e quel ghiaccio si sta sciogliendo velocemente», ha enunciato António Guterres, Segretario Generale dell’ONU, nell’apertura del suo videomessaggio durante la conferenza stampa di presentazione del nuovo report dell’IPCC.
Ora più che mai è evidente come più di un secolo di utilizzo di combustibili fossili e di sfruttamento delle risorse del nostro pianeta, ci hanno portato a un punto di non ritorno, riscaldando la terra di 1,1°C rispetto ai livelli preindustriali.
Rispettare l’obiettivo posto dalle Nazioni Unite durante la COP26 a Glasgow di contenere il riscaldamento globale entro 1,5°C diventa dunque sempre più una corsa contro il tempo.
Gli effetti del cambiamento climatico sono già sotto ai nostri occhi. Lo dimostrano gli eventi meteorologici estremi, sempre più frequenti e più intensi negli ultimi anni: ondate di calore, siccità, piogge torrenziali e conseguenti dissesti idrogeologici, fenomeni che hanno subito un progressivo aumento dei rischi per la sicurezza e la salute umana.
Quando poi i rischi si concretizzano, diventando pericoli, possono combinarsi con altri eventi avversi, come pandemie o conflitti, e allora diventano ancora più difficili da gestire, come è stato ampiamente dimostrato in questi ultimi anni.
Parola chiave: adattamento
La strada non è più quella della prevenzione. Occorrono infatti misure di adattamento ai cambiamenti climatici da applicare attraverso azioni mirate. Accesso a energia e tecnologie pulite, elettrificazione a basse emissioni di carbonio, aumento e miglioramento dei trasporti pubblici: sono queste alcune delle azioni necessarie per migliorare la qualità dell’aria e di conseguenza la salute delle persone.
Nel complesso, sostengono gli esperti, il capitale globale è sufficiente per ridurre rapidamente le emissioni di gas serra, a patto di ridurre le barriere esistenti.
I cambiamenti nel LINK 8. settore alimentare, nel settore dell’energia elettrica, nei trasporti, nell’industria, nell’edilizia e nell’uso del territorio possono contribuire in modo sostanziale alla riduzione di tali barriere. (Articolo di wall:out Macelli44 e gli allevamenti sostenibili | I consigli di Zena Verde)
I governi insieme a investitori, banche e autorità di regolamentazione finanziare, sono chiamati a cambiare rotta, adesso e subito. L’orologio corre sempre più veloce, e non abbiamo più tempo da perdere per evitare il declino.
I consigli di Zena Verde | Intervista a Santo Grammatico, Presidente di Legambiente Liguria
Cosa ne pensate del rapporto dell’IPPC?
L’ultimo rapporto IPCC è severo nell’annunciare la necessità di accelerare la transizione ecologica e energetica dalle fonti fossili alle rinnovabili ma conferma che siamo ancora in tempo per non superare la soglia di 1,5 °C di aumento della temperatura sul nostro Pianeta.
Un limite al raggiungimento di questo obiettivo è rappresentato, soprattutto in Italia, da una classe politica ancora fortemente conservatrice degli interessi legati alle realtà che si sono sviluppate e arricchite grazie a un modello economico a forte intensità di emissioni di carbonio.
La scarsa propulsione innovativa che dovrebbe tendere ad affermare la transizione ecologica nel breve, medio e lungo periodo è evidente pensando alle posizioni contrarie assunte recentemente dal nostro Paese sulla direttiva UE, sulle case Green o sul bando dei motori a combustione nel 2035.
Ormai è chiaro a tutti e tutte, dobbiamo agire. La Liguria e nello specifico Genova che direzione hanno preso?
In Liguria il documento più recente che descrive i potenziali scenari climatici nel periodo 2038-2068, è la Strategia regionale di adattamento ai cambiamenti climatici approvata dalla Giunta regionale a fine gennaio 2023.
Lo studio mette in evidenza tre aree territoriali che potrebbero soffrire diversamente degli effetti del cambiamento climatico.
Una prima macro area nel Levante ligure potrebbe essere soggetta a un aumento della intensità piovosa, sia in termini di quantità di acqua al suolo sia di numero di giorni piovosi. Il Ponente invece rischia un aumento della siccità e risentirebbe dell’aumento della temperatura media, la zona montana vedrebbe un netto calo delle giornate nevose.
Di fronte a questi scenari, ad esempio, sarebbe necessario e urgente intervenire sulla gestione, conservazione e distribuzione della risorsa idrica, intervenendo sulla rete degli acquedotti, veri colabrodo e su quella della depurazione, per recuperare acqua sia ai fini potabili che irrigui.
Purtroppo non vediamo un dibattito serio su questi aspetti e, nel caso del Comune di Genova, il Sindaco ha rilanciato annunciando la costruzione di un impianto di desalinizzazione.
Cito questo caso perché lo ritengo esemplificativo della direzione che ha preso Genova nell’affrontare le tematiche ambientali, alla cui crisi si risponde ormai con annunci e boutade che esulano spesso da un serio dibattito scientifico e politico. Infatti, in primo luogo, i dissalatori sono generalmente costosi da costruire, operare e mantenere.
Il processo di dissalazione richiede una notevole quantità di energia, poiché l’acqua salata deve essere pressurizzata e riscaldata per rimuovere il sale. Il consumo energetico elevato si traduce in costi di produzione elevati per l’acqua potabile prodotta dai dissalatori. Inoltre, la manutenzione e la sostituzione delle parti degli impianti di dissalazione possono essere costose, il che aumenta ulteriormente i costi di produzione.
In secondo luogo la dissalazione può avere effetti negativi sull’ambiente, il processo di dissalazione può avere un impatto sulla fauna marina e sulle comunità costiere, poiché l’acqua salata viene estratta dal mare e successivamente vi si reimmette lo scarto del processo, ossia una salamoia. Questa salamoia ha una concentrazione salina maggiore rispetto al mare e crea uno strato altamente salino d’acqua che può alterare gli habitat naturali dei pesci e delle altre forme di vita marina.
Quali sono i progetti di Legambiente attivi nel territorio che daranno un importante aiuto al clima e al nostro pianeta?
In Liguria, tra le altre cose, ci stiamo occupando da anni di economia circolare, in particolare per quanto riguarda la gestione del ciclo dei rifiuti e del ciclo di vita dei prodotti e dei materiali, con l’obiettivo di ridurre gli sprechi e il consumo di risorse naturali limitate.
Il nostro “Ecoforum Rifiuti” è l’appuntamento annuale in cui coinvolgiamo istituzioni, aziende private, associazioni di categoria e del terzo settore per riflettere su questi aspetti cruciali. Con l’Ecoforum Tour abbiamo prodotto diversi video andando alla ricerca delle migliori pratiche sul territorio regionale e visibili sul nostro canale.
Anche noi di Zena Verde vogliamo fare parte della rivoluzione green, aiutaci a far passare ai giovani l’importanza di fare la nostra parte.
I giovani possono svolgere un ruolo importante nella lotta contro il cambiamento climatico e la tutela ambientale. Essi sono fondamentali per spingere i leader politici ad agire per la salvaguardia dell’ambiente ed è incoraggiante veder accrescere nelle nuove generazioni la sensibilità che può contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra attraverso comportamenti come il consumo consapevole di energia, la scelta di trasporti alternativi come la bicicletta o il trasporto pubblico, la riduzione dello spreco alimentare e l’adozione di una dieta che riduce o elimina il consumo di carne.
Tra le forme di partecipazione che ritengo più efficaci per i ragazzi e le ragazze vi è il servizio civile, un’esperienza che consiglio a tutte e tutti per acquisire strumenti di sensibilizzazione e condivisione per relazionarsi con i loro coetanei, familiari e amici sull’importanza della sostenibilità ambientale.
Ritengo poi utile che i giovani non perdano quella spinta ideale e di senso civico e trovino il tempo per partecipare a iniziative di volontariato per contribuire alla pulizia delle spiagge, dei parchi e delle aree verdi, alla conservazione della fauna selvatica e della biodiversità.
Immagine di copertina:
Foto di Gerd Altmann
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