Nel corso della sua vita una donna produce in media fino a 10.000 rifiuti mestruali usa e getta! Il ciclo mestruale è un tabù ancora oggi e si fatica a parlarne con la naturalezza che merita l’argomento; questo, interessa circa 800 milioni di donne ogni mese ed è essenziale calcolare anche l’impatto dei rifiuti ad esso connessi, un elemento non trascurabile per il pianeta.
Una politica orientata alla sostenibilità e al rispetto non faticherebbe a contemplare come l’igiene mestruale sia funzionale alla vita di chi ha il ciclo mestruale e si attiverebbe per tutelare il suo diritto alla salute.
Tra i primi passi in Italia, ad esempio, si dovrebbe rimuovere l’iva al 22% sui prodotti mestruali, fornendo dispositivi gratuiti a chi non ha le risorse necessarie a gestire il ciclo in sicurezza. Basti pensare l’impatto che ha questo genere di spesa sulle persone affette da endometriosi, ossia il 10-15% delle donne in età fertile, stando al sito del Ministero della Salute.
Il ciclo mestruale è ancora oggi un fattore che accentua le disuguaglianze sociali
È sempre più diffuso il fenomeno della “period poverty”, che indica l’impossibilità di acquistare o avere accesso a prodotti mestruali e ad altri dispositivi necessari alla gestione del ciclo, come antidolorifici, o assistenza medica specialistica necessaria.
Gli assorbenti prodotti in massa solitamente sono ovviamente i più economici e accessibili. Tuttavia, per gestire il ciclo mestruale in maniera sostenibile, è necessaria una sostanziale presa di coscienza che porti le persone a comprendere che, in presenza di determinati privilegi, è opportuno assumersi delle responsabilità per quanto riguarda le proprie scelte personali.
Una volta compreso che le disuguaglianze del mondo pongono alcune persone nella condizione di non poter scegliere un’alternativa più ecologica e sostenibile, per questioni di accessibilità economica o di reperibilità dei prodotti, appare evidente la responsabilità di chi può invece operarle queste scelte.
Di cosa sono fatti gli assorbenti tradizionali?
Molti prodotti per l’igiene femminile a base di plastica impiegano oltre 500 anni per decomporsi. I prodotti monouso per la gestione del ciclo mestruale, come assorbenti esterni e interni, sono composti principalmente da materiali plastici.
Da un lato questo ha consentito e garantito il singolo utilizzo e quindi una maggiore igiene del prodotto, dall’altro ha generato un impatto considerevole sull’ambiente, arrivando a costituire il quinto rifiuto per presenza sulle spiagge europee.
Basti pensare che in media una donna usa circa 12.000 prodotti sanitari usa e getta nella sua vita, e 20 milioni di prodotti mestruali finiscono nelle discariche ogni anno. Questi dati hanno influenzato le donne di tutto il mondo a cercare di cambiare l’approccio al proprio ciclo mestruale, al fine di ridurne l’impatto.
Esistono delle valide alternative, facilmente accessibili che consentono non solo di ridurre l’impatto del ciclo sul pianeta, ma addirittura di cambiare per il meglio il proprio rapporto con il ciclo mestruale.
Un valido criterio da adoperare nella scelta di un prodotto è il suo impatto ambientale. Il monouso anche se biodegradabile è sempre più impattante del riutilizzabile, quindi, le coppette mestruali, gli assorbenti lavabili e le mutande mestruali sono le opzioni che incidono in maniera minore sull’ambiente.
Oltre a risparmiare rifiuti, le soluzioni lavabili e riutilizzabili per ciclo mestruale rappresentano un importante risparmio economico. Infatti, per esempio, il costo della coppetta equivale a circa 4 mesi di assorbenti usa e getta, con la differenza che il periodo di vita della coppetta è di 8/10 anni.
È bene però ricordare che alcune persone potrebbero non essere a loro agio con la coppetta o avere delle patologie, delle condizioni, o delle esigenze per cui coppetta o prodotti lavabili si potrebbero rivelare inadatti.
Le soluzioni monouso, ma biodegradabili e prive di plastica, rappresentano comunque un’opzione migliore dei prodotti tradizionali.
Sebbene sia importante e imprescindibile parlare dell’impatto ambientale dei rifiuti prodotti in conseguenza al ciclo mestruale, la questione più importante rimane comunque la confidenza da acquisire con il proprio corpo. Smontare i tabù legati alla corporeità femminile e alle mestruazioni, infatti, è un passaggio fondamentale per maturare una maggiore consapevolezza di sé, dei propri bisogni e delle proprie preferenze nella gestione dell’igiene personale e, in ulteriore istanza, dell’impatto ambientale che il ciclo mestruale ha sul pianeta.
Immagine di copertina:
Foto di Josefin
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