Nell’antica chiesa parrocchiale dei Santi Nazario e Celso e Santa Maria di Multedo, in Salita Monte Oliveto, si possono ammirare numerose opere d’arte del Cinquecento e Seicento. Tra queste, spicca la monumentale “Deposizione dalla Croce” del 1527, realizzata dal pittore pavese Pier Francesco Sacchi.
Quest’opera, con tecnica ad olio su una tavola di 380 x 225 cm, porta la firma e la data “PETRI FRANCESCHI SACHI DE PAPIA OPUS 1527, MENSE APRILIS” su un cartiglio a sinistra della figura di Cristo. Fu commissionata dai Padri Carmelitani, allora proprietari della chiesa.
Attualmente il dipinto – rientrato nel 2018 nella sua sede dopo l’importante intervento di restauro a cui è stato sottoposto grazie anche all’interessamento del Lions Club Pegli – è visibile sulla parete laterale sinistra della chiesa, appena entrati.
Tuttavia, secondo il biografo seicentesco Raffaele Soprani, originariamente era collocato dietro l’altare maggiore, nell’alto del coro. Il Soprani offre una descrizione dettagliata e lusinghiera dell’opera, lodandone ogni aspetto e sottolineando il talento dell’artista nel gestire opere complesse e di grandi dimensioni.
Per apprezzare appieno la raffinatezza del tratto e la maestria di Sacchi, bisognava recarsi nella chiesa di Monte Oliveto, dove i Padri Carmelitani tenevano in alta considerazione la Deposizione, considerata il capolavoro del pittore.
La scena
La scena è composta da gruppi di figure distribuite in spazi definiti, o “capitoli”. In primo piano, il gruppo delle Marie con San Giovanni circonda il corpo esanime di Cristo, sostenuto dalla Madre, che si abbandona tra le altre Pie Donne. Le figure, realizzate con sontuosità e maestria, hanno pose naturali ed esprimono sentimenti di viva compassione.
Sul lato sinistro, i discepoli si preparano per la sepoltura, mentre a destra si trovano due devoti in abiti di gentiluomini. Al centro dell’opera, la croce di Cristo funge da asse di simmetria.
L’asse trasversale divide la scena centrale con la Deposizione dalla sommità della tavola, dove compaiono Dio Padre e lo Spirito Santo in una Gloria di Angeli, con due angeli dolenti posti simmetricamente sotto il braccio trasverso della croce.
Sullo sfondo, illuminato dalla luce soffusa del tramonto, si vedono altre scene: sulla destra, il trasporto del corpo di Cristo al sepolcro, e più lontano, le Pie Donne e i soldati che rientrano a Gerusalemme. Il paesaggio, con il suo vasto orizzonte è arricchito da dettagli preziosi nelle architetture dei borghi, nelle rive alberate e nelle figure che animano la strada.
Pier Francesco Sacchi
Secondo Soprani, prima dell’arrivo del Pordenone e di Perin del Vaga a Genova, le opere di Sacchi erano molto apprezzate, poiché erano “…assai ben finite, e fatte con indicibile studio”, il che lo rendeva comunemente stimato come il migliore tra i pittori e molto richiesto per vari lavori.
Pier Francesco Sacchi nacque a Pavia nel 1485, figlio di Giovanni Antonio Sacchi, sarto di professione. È documentato a Genova dal 1501, dove lavorava presso la bottega del pittore Pantaleo Berengario, introdotto dal fratello maggiore Giovanni Angelo, anch’egli pittore.
L’erudito ottocentesco Federigo Alizeri, nel suo libro “Notizie dei Professori del disegno in Liguria dalle origini al secolo XVI”, ci fornisce ulteriori dettagli sulla vita di Sacchi attraverso documenti d’archivio.
Sappiamo che la Deposizione conservata a Multedo è del 1527 e che nel 1528 realizzò la sua ultima opera, una pala per la chiesa di Santa Maria delle Grazie a Genova, completata poi dal pittore Agostino Bombelli, poiché Sacchi morì di peste nel sobborgo di Albaro quello stesso anno.
L’importanza di Pier Francesco Sacchi risiede non solo nella bellezza e nell’alta qualità delle sue opere, ma anche nel fatto che rappresenta il culmine della pittura lombarda rinascimentale, predominante a Genova dalla metà del Quattrocento.
Egli riuscì a unire armoniosamente questa tradizione a una sensibilità fiamminga per la meticolosità descrittiva e per l’uso del colore tipicamente mediterraneo.
Tra le sue opere presenti a Genova si ricordano la tavola dei “Santi Antonio, Paolo e Ilarione” presso il Museo di Sant’Agostino, il trittico con la “Vergine e il Bambino tra i Santi Lazzaro vescovo e Lazzaro lebbroso” al Museo Diocesano e “l’Apparizione della Madonna Odigitria e i Santi Giovanni Battista, Antonino e Tommaso d’Aquino” nella chiesa di Santa Maria di Castello.
Altre opere sono sparse in varie località delle riviere e in musei nazionali ed europei, come la pala raffigurante “I Dottori della Chiesa” conservata al Louvre.
La presenza di tali capolavori sul nostro territorio spesso passa inosservata, rischiando così di compromettere la loro conservazione e tutela. Si auspica quindi una maggiore consapevolezza e valorizzazione di questi beni comuni, affinché possano essere adeguatamente preservati e apprezzati.
Immagine di copertina:
Dettaglio Deposizione dalla Croce, Pier Francesco Sacchi (1527). Foto archivio Lorenzo B.
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