Talvolta basta un leggero cambio di prospettiva per avere una visione completamente diversa. Ed è proprio quello che lo storico dell’arte e professore presso la School of the Art Institute of Chicago James Elkins nel suo libro How to use your eyes suggerisce di fare.
In questo testo dall’intrigante titolo, lo studioso offre degli spunti per guardare in modo diverso alcuni oggetti banali e non. Un esempio affascinante è fornito dal capitolo dedicato ai dipinti.
Immaginatevi di stare vagando per le sale di Palazzo Bianco. Sebbene il tour sia limitato solamente alle sale del primo piano per rispettare le nuove normative di sicurezza, avete comunque la possibilità di visitare le sale dedicate alle scuole genovesi e venete del Cinquecento e Seicento e assaporare capolavori decisamente degni di nota come La morte di Cleopatra del Guercino e San Sebastiano di Guido Reni, per citarne alcuni. Questa volta però, anziché osservarli da una posizione frontale, provate ad abbassarvi e guardare il dipinto dal basso verso l’alto e di sbieco, come Elkins suggerisce.
Un nuovo mondo si aprirà a voi: il mondo delle craquelure.
Secondo l’European illustrated glossary of conservation terms for wall paintings and architectural paintings la craquelure, o in italiano ‘crettatura’, è una “rete di sottili fratture minori specifiche di strati pittorici dipinti a secco”. In altre parole, è la rete di piccole crepe visibili sulla superficie pittorica di un dipinto.
Esse possono essere causate da vari motivi e sono principalmente suddivise in due categorie: craquelure di essiccamento e craquelure di invecchiamento.
Le prime si formano nella fase iniziale, quando il film pittorico è in fase di seccatura, e sono originate da reazioni chimiche che comportano contrazioni della materia stessa.
Le seconde avvengono quando il film pittorico ormai essiccato ed irrigidito non riesce a sostenere lo sforzo esercitato dalle fluttuazioni dimensionali del supporto causate da restauri infelici, cambiamenti di umidità, esposizione a fonti luminose o colpi avvenuti nel corso dei secoli.
La rete delle craquelure di un dipinto, perciò, manifesta il passare del tempo, un po’ come le rughe di una persona. A differenza delle rughe che cambiano da individuo a individuo, gli studiosi hanno notato che le reti di craquelure sono simili in dipinti realizzati negli stessi ambienti e negli stessi periodi. Sulla base di alcuni elementi, come la direzione della rete delle crettature, i contorni delle crepe, le dimensioni e forme delle isole, ovvero le porzioni di materia fra le crepe, si possono quindi determinare luogo d’origine e data di un dipinto.
Grazie a queste caratteristiche, Spike Bucklow, restauratore presso il Fitzwilliam Museum di Cambridge, distingue le tavole realizzate in Italia fra i XIV e XV secolo da quelle fiamminghe del XV- XVI secolo e le tele fiamminghe del XVII secolo da quelle francesi del XVIII secolo (A Stylometric Analysis of Craquelure, Spike L. Bucklow, Computers and the Humanities).
Anche se solitamente gli studiosi utilizzano la macrofotografia per studiare la rete di craquelure, esse sono visibili ad occhio nudo. Perciò, la prossima volta che andate a Palazzo Bianco, aperto da venerdì a sabato dalle 10.00 alle 18.00 o qualsiasi altro museo che espone lavori risalenti a prima del XIX secolo, cambiate prospettiva e dedicate un minuto del vostro tempo alle craquelure.
Se non sapete esattamente cosa guardare, potete avvalervi della lista di domande realizzata da Spike Bucklow:
- Le crepe seguono una direzione prevalente?
- Le crepe hanno contorni uniformi o frastagliati?
- Le isole sono di forma quadrata o di un’altra forma?
- Le isole sono piccole o grandi?
- Le crepe hanno lo stesso spessore o vi è una seconda rete di crepe più spesse o più sottili?
- E le giunture fra le crepe? Formano tutte una rete o sono separate le une dalle altre?
- La rete di crepe segue un ordine preciso o casuale?
Immagine di copertina:
Dettaglio di Salomè offre a Erodiade la testa del Battista, Andrea Ansaldo, 1630 ca, Palazzo Bianco, Genova. Foto di Maria T.
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