Dapprima titubante, ben sapendo che andare all’IKEA vuol dire essenzialmente comprare cianfrusaglie che verranno utilizzate due volte e poi dimenticate su qualche scaffale, decido di accettare. Ingenua. Margherita di Brabante
Arrivati all’IKEA, in meno di dodici minuti il mio cestello è pieno di tovaglioli di tre tonalità diverse, un set di mestoli in legno d’acero che non userò mai e cinque piantine grasse che moriranno prima ancora di arrivare a casa. Ringrazio la me stessa di tredici minuti prima per non aver preso il carrello.
Naturalmente, nella furia compulsiva di riempire il cestello, ho perso il resto della comitiva. Così inizio a cercarli, senza nemmeno tanta fretta, lasciandomi distrarre dai vari ninnoli colorati. Giunta al reparto illuminazione, faccio per girare l’angolo e tuffarmi, letteralmente, nel reparto cuscini, quando ecco che, come un’apparizione angelica, lei si palesa a me.
Circondata da lampadine e lampadari che le donano un’aura degna di qualsiasi santa ascensione, eccola lì, indisturbata dal viavai di gente. Rapita dalla sua imperscrutabile bellezza, mi avvicino. “Cosa ci fai qui?”
Facciamo un salto indietro nel tempo.
Novembre 2015. Lezione di Storia dell’Arte Medievale. L’argomento è la scultura italiana tra il XIII e XIV secolo. In particolare, si discute il passaggio dalla scultura romanica alla più ‘naturale’ scultura gotica in Italia favorito da Nicola Pisano, scultore e architetto attivo tra il 1223 circa e il 1281.
Tra gli allievi della sua bottega, spicca suo figlio, Giovanni Pisano, attivo tra il 1248 e il 1315, a cui si deve l’ulteriore sviluppo dell’arte gotica in Italia. Viene fuori che una delle sue opere più importanti è proprio conservata a Genova. Il monumento funebre di Margherita di Brabante.
Margherita, conosciuta anche come Margherita di Lussemburgo, è la moglie di Enrico VII di Lussemburgo. Nel 1308 Enrico viene eletto re di Germania e successivamente re dei Romani. Per ‘validare’ la sua nomina e acquisire il titolo di imperatore, deve scendere a Roma e farsi incoronare (nel suo caso a incoronarlo saranno tre vescovi, dato che il papa si trova per il momento ad Avignone).
Dunque, nel 1310 Enrico giunge in Italia per ottenere il titolo e al tempo stesso sedare alcune rivolte. A suo fianco, vi è naturalmente Margherita. Dopo varie vicissitudini e scontri con alcune città italiane, Enrico e il suo seguito giungono a Genova. Lì, dopo pochi mesi, Margherita muore. Enrico, molto addolorato, si decide dopo un certo tempo a chiedere proprio a Giovanni Pisano di realizzare un monumento funebre che celebri la sua amatissima moglie (lo stesso Enrico morirà di lì a poco).
Così Giovanni Pisano si mette all’opera. Generalmente, i monumenti funebri dei governanti medievali hanno il compito di testimoniare il loro potere terreno e celebrare le loro virtù. Dal 1240 circa in poi, grazie alla maggior diffusione del più naturalistico stile gotico, essi iniziano a configurarsi anche come ritratti.
In questo caso, però, Giovanni Pisano realizza sì un monumento che celebra le qualità dell’imperatrice ma non esegue quello che al giorno d’oggi intendiamo con ritratto. Non raffigura Margherita per come appariva, non scolpisce il corpo di una donna tedesca di 35 anni, dall’aspetto fragile con ‘mascelle delicate’ e ‘bocca piccola’. No, il grande artista definisce un corpo solido, carnoso e vivo di donna. Modella un volto austero, bello, elegante. Scolpisce labbra socchiuse, in estasi, ‘che respirano’.
Giovanni Pisano realizza quindi un ritratto inteso in senso medievale. Ovvero, il ritratto del corpo glorioso, celeste e perfetto che Dio stesso plasma per le buone anime che risorgono, al fine di consentire loro di vederlo una volta assurte in cielo (qui tornano utili i vostri studi degli ultimi canti del Paradiso di Dante).
Dunque, Giovanni Pisano realizza non il ritratto verosimile di Margherita di Brabante, secondo un’accezione che potremmo intendere oggi ma il vero ritratto, secondo la tradizione medievale. (Clario Di Fabio, Ritratto vero e vero ritratto. Giovanni Pisano e il volto di Margherita di Brabante, in La Giustizia di Giovanni Pisano. I cinquant’anni di un’acquisizione, a cura di G. Zanelli, Genova 2017, pp. 41-61).
Questo vero ritratto lo ritrovo proprio nel reparto illuminazione dell’IKEA di Genova Campi.
O meglio, qui vi è la sua riproduzione formato poster, affisso a uno scaffale. “Cosa ci fai qui?” le chiedo. Margherita non mi risponde. Il contorno del suo profilo è sagomato da una striscia led. Parte di una campagna pubblicitaria?
Mi guardo in giro per trovare risposte. Nessuna indicazione, nessun cartellone, nessun commesso IKEA nelle vicinanze. Volgo nuovamente il mio sguardo a lei. Sebbene sia appiattita a una sola dimensione, la maestria del suo autore si può comunque apprezzare nel dettaglio del chiaroscuro che caratterizza il panneggio delle vesti che avvolgono il corpo plastico della dama.
La bellezza, la spiritualità, la misticità e la sacralità della figura traspaiono comunque dal poster, e riescono a incantarmi, facendomi cadere in una beata e profonda contemplazione.
“Eccoti dov’eri! Dai, dobbiamo andare”. La comitiva ha trovato me per prima. “Ah sì, scusate è che ho visto Margherita… è proprio lì!”. Presento a tutti Margherita e spiego in modo febbricitante ed eccitato la mia grande sorpresa di trovarla proprio lì, sagomata da led, senza alcuna spiegazione, nel reparto illuminazione. Che sì, è vero che la sua scultura è capitata in diversi posti (prima collocata nell’ormai distrutta chiesa di San Francesco di Castelletto, poi smembrata nel 1600, arrivata a Palazzo Bianco, poi giunta al Museo di Sant’Agostino e ora in restauro a Firenze) ma di trovarla proprio qui, all’IKEA!, non me lo sarei mai aspettato.
Spiego loro quale grande testimonianza della scultura gotica italiana essa sia, il significato spirituale dietro questa particolare rappresentazione e soprattutto cosa lei ha significato per me, l’avere sentito la sua storia a lezione, l’essermi appassionata alla cultura medievale ed essere stata a partire proprio da quel momento irrimediabilmente attratta da questo mondo da aver deciso di farne la mia professione.
Sfortunatamente, la mia spiegazione deve risultare molto meno articolata di come suona nella mia testa perché ricevo solo un: “Davvero interessante, molto bella. Ora però dobbiamo davvero andare”. Vengo dunque trascinata fuori dal reparto illuminazione senza aver il tempo di interrogare un commesso IKEA sul perché Margherita fosse proprio lì.
Ormai sono passati giorni, settimane e mesi ma questo interrogativo ancora mi tormenta. Ho spulciato qualsiasi sito internet, tentato ogni ricerca sul web ma non sono riuscita a placare il mio animo e capire perché l’immagine di uno dei monumenti funebri medievali più suggestivi e più spirituali fosse proprio nel reparto illuminazione di IKEA, Genova Campi.
Perciò se state leggendo e sapete cosa stesse facendo Margherita lì, vi prego, scrivetemi e fatemelo sapere. Se invece non lo sapete, ma siete curiosi di conoscere come mai sono diventata ossessionata da questo particolare monumento funebre e dalla sua storia, pazientate ancora un poco fino a che Museo di Sant’Agostino riaprirà dopo i lavori di ristrutturazione, e Margherita tornerà dopo il restauro attuato dall’Opificio delle Pietre Dure a Firenze. Così potrete andarla a trovare e provare voi stessi cosa vuol dire innamorarsi di un’opera d’arte medievale.
Immagine di copertina:
Foto di Maria T.
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