“Metti un po’ di musica leggera che ho bisogno di niente…anzi leggerissima!”: questa canzone la abbiamo sentita – e canticchiata, dai, su, diciamolo! O almeno condivisa con uno-due meme! – un po’ tutti dai primi di marzo ad oggi. Magari però non tutti hanno mandato a memoria il nome dei cantanti e autori: Colapesce e Dimartino. Colapesce, ecco, fissiamolo qui: alla 71 edizione del Festival di Sanremo, quello appena svoltosi dal 2 al 6 marzo scorsi, il prodotto internazionalmente più noto della televisione (e forse anche della musica) italiana, marchiato Riviera Ligure (quest’anno più del solito senza i suoi fiori!), ha partecipato l’ormai noto cantante cantautore indie dal nome d’arte Colapesce. Primo Elemento. Film Disney Pixar Luca
Secondo Elemento. Il 25 febbraio scorso è uscito il trailer del prossimo film della Disney Pixar ‘Luca’, il 24esimo prodotto dalla Pixar, che dal 18 giugno sarà disponibile (solo perché i cinema saranno ancora chiusi…incrociamo le dita!) sulla piattaforma digitale Disney+ senza alcun costo aggiuntivo (nemmeno Accesso VIP, proprio come il successo di Natale il ‘gioiellino’ Soul, candidato a 3 Premi Oscar).
Sulla trama di Luca vi sono ancora pochi accenni, e infatti eccoci qui a fantasticarci un poco sù!
Cominciamo da quel che è certo: sarà ambientato nella Riviera Ligure, in un paesino immaginario dal nome “Portorosso”, che a noi liguri suona subito come la voluta crasi tra Portofino e Monterosso. E d’altronde guardando il trailer sembra proprio di trovarsi in uno dei meravigliosi borghetti delle Cinque Terre, tanto apprezzate quanto note in tutto il mondo ormai!
Non è certo la prima volta che un cartone animato è ambientato in Italia (che non vuol mica più dire solo per bambini, ma se mai sarebbe da dirsi film di animazione), ma certamente non si poteva tralasciare proprio quello ambientato proprio nella nostra terra ligustica!
A guardare gli scampoli di inquadratura del paesino si potrebbe ipotizzare sia un mix tra Manarola, Camogli e Vernazza…ma a dir la verità la connotazione ligure par fermarsi al dato geomorfologico…e infatti non è mancato chi ha voluto lanciare un appello un poco provocatorio al fine di rendere giustizia alla Liguria donandole una storia autenticamente ligure. Ma lasciamo da parte questo pungolo all’orgoglio ligure (tanto, lo possiamo dire, i disegnatori hanno guardato molto anche ad Amalfi e Positano).
Incuorisito – e magari non sono stato il solo – mi sono messo a guardare e riguardare il trailer, fermandolo qui e là per provare a cogliervi i tanti piccoli particolari – pardon, si dice easter eggs! – sparsi e lasciati intravedere nel breve videoclip.
Easter eggs! Ho preso nota dei seguenti: voi ne avete visti altri?
Nella piazzetta centrale ci stanno il Bar Pittaluga (cognome tipico del genovesato), il Bar Giulio, il Circolo dei Pescatori (indubbiamente non manca mai in nessuna località da Ventimiglia a Sarzana), e una appenna intravista insegna Trattoria.
Appesi fuori da quella che possiamo immaginare essere l’edicola ci sono in bella mostra la Gazzetta di Portorosso, il Giornale di Portorosso e il Giornale Marittimo.
La fontana col mostro marino (che poi si vede nella sequenza che vorrebbe trasmettere il motivato panico dei protagonisti) è proprio al centro della piazzetta prospiciente il porticciolo, dove ci sono alcune piccole imbarcazioni attraccate, ma l’unico nome che si intravede è Elena.
“Scoopaa!” è la prima parola che si sente nel trailer quando vengono inquadrati i vegetti del borgo che giocano a carte ad un tavolino sotto i portici: ci sentiamo tutti in Italia (più che in Liguria: il giocatore mica ha bussato o fatto cirulla!) in un tempo sospeso che ha suoni e sapori anni ’50 – ’60…ma ci sta, se vuoi rievocare l’Italia senza dirlo, i trucchi del mestiere paiono essere questi.
Non poteva non campeggiare, appeso ai portici dietro ai nonnini, un bel divieto di gioco con la palla: che sia chiaro, “torta di riso finita!”.
Per dare il quadro completo alla ligure non potevano mica mancare ‘le comari del paesino‘: forse l’ammiccamento a Fabrizio De Andrè voglio vederlo io… ma potrebbe mai un regista genovese, nato nel 1970 ed espatriato vent’anni dopo, che sceglie di ambientare il proprio primo film nella Riviera Ligure, glissare senza nemmeno un minimo cenno, anche solo una pennellata, a Faber?
Avete ragione, non ho ancora parlato del regista di Luca:
È Enrico Casarosa, genovese di origini, ormai trapiantato in USA, dove si è affermato nel campo dei film di animazione. Forse il piccolo capolavoro “La Luna”, candidato al Premio Oscar 2012 per la categoria Miglior Corto d’Animazione, non sarà così noto ai più (vabbè, ok, da due mesi a questa parte ne parlano tutti, ok), ma chi non ha mai sentito L’era glaciale, Cars, Ratatouille o Up?
Casarosa passava le estati a Deiva Marina, e per il film hanno fatto anche dei sopralluoghi nello splendido borgo di Tellaro. Ecco di chi parliamo, detto chiaro seppur en passant.
[ Da qui in poi, seppur si tratti di ipotesi, val la pena di dirvi: *SPOILER ALERT!* ]
Tornando al nostro già adorato Portorosso – sembra davvero di tornare bambini mentre lo si guarda -, accanto alle porte che si affacciano sulla strada notiamo i numeri civici 13 e 17: non può essere un caso, dai! Sembra una simpatica provocazione verso la superstizione tutta italiana per quei due numeri! Che però forse ci fa pensare a tradizioni di altre Regioni italiane…
Seguendo Luca camminare per il paesino, notiamo due indicazioni toponomastiche: Via Revello e Piazza Calvino.
Revello è un paesino del Cuneese, entro i cui confini si trova la splendida Abbazia di Santa Maria di Staffarda… e che c’entra però? …mumble, mumble… E se invece fosse più corretta l’intitolazione “Via Ravello”? Ravello è uno dei Comuni della Costiera Amalfitana Patrimonio mondiale dell’UNESCO, che si affaccia a picco sul mare (proprio parrebbe affacciarvisi Portorosso) dall’alto di una rupe a 315 metri, ed è conosciuta anche come “la Città della Musica”. L’intonazione della voce che canta il mito dell’estate perduta (“tu sei l’ammoree, il solo ammorreee, son felice, accanto a teee, e ogni ssseraaa, in riva al marrre, in riva al maaarrre solo io e te”… “please don’t take my sunshine awaaaayy”) come sottofondo e probabile colonna sonora del film ci trasporta infatti sui lidi partenopei, più vicini a Ravello, con la “a”.
Perché poi intitolare la piazzetta centrale del paesino proprio a Calvino?
Voglio dire, siamo nel 700 anniversario della morte di Dante, l’anno scorso erano 50 anni dalla morte di Ungaretti, se mai poteva celebrare il letterato ligure più noto, Eugenio Montale, vincitore del Premio Nobel, o appunto in tema di Nobel Grazia Deledda (cui però le intitolazioni non paiono così diffuse, a Genova le è intitolato Liceo Linguistico) prima donna italiana (seconda di sempre) a vincerlo.
Insomma, se ne potrebbero dire altri Mille di nomi: ecco, appunto, vuoi non intitolare una piazza di un paesino italiano a Garibaldi? Dai, sarebbe stata la scelta più ovvia e giusta! E invece no. Ci deve essere un motivo. Il regista Casarosa, tra le poche dichiarazioni rilasciate, ha detto di essere un grande fan di Italo Calvino: seguiamo la pista, uniamo i punti e vediamo di scoprire cosa si cela!
Io comincio già a intravedere un filo rosso che lega assieme tutti gli elementi che vi ho citato: ve lo dico?
Se durante la lettura avete un poco googlato ci sarete arrivati pure voi. Il filo rosso che unisce tutti gli elementi è una leggenda di mare del Sud Italia: la Leggenda di Colapesce.
Come in ogni vera e antica tradizione orale sono arrivate a noi tante diverse versioni, ciascuna adattata al proprio tempo e un poco rivista con i personaggi delle proprie terre. Ad impersonare l’avido e curioso re troviamo Guglielmo II di Sicilia nella versione di tradizione inglese, mentre nella più seguita versione siciliana lo stupor mundi, l’imperatore Federico II di Svevia, scelta compiuta anche dal Calvino. Eh sì, eccolo qui, il nostro Italo: proprio Calvino ha trascritto e rielaborato la leggenda di Colapesce.
E chi è quindi ‘sto Colapesce?
Anche qui tante versioni, ma proviamo a riassumere: c’era un ragazzo di nome Nicola a cui piaceva da matti tuffarsi in mare ed esplorarlo, fin nelle sue profondità. Chi diceva lo facesse facendosi inghiottire dai pesci, chi raccontava avesse doti straordinarie se non perfino aver sviluppato sul proprio corpo squame e branchie. Fatto sta che dell’eccezionale ‘Cola, abbreviativo di Nicola, abile in mare quanto un Pesce, giunse voce perfino al Re, che incuriosito volle non solo conoscerlo ma addirittura metterlo alla prova.
Il re la prima volta gettò una coppa e sfidò Colapesce a immergersi e recuperarla. Poi, fingendosi distratto, lasciò cadere perfino la propria corona, così da far sentire in dovere il giovane suddito di fare tutto quanto gli era (sovra)umanamente possibile per riportarla in superficie. In alcune versioni il re gettò infine anche il proprio anello.
Che sia la seconda o la terza, l’ultima apnea fu fatale a Colapesce: egli non fece più ritorno. Vuoi perché liquefatto dalla lava dell’Etna (è la versione catanese), vuoi perché con intrepido coraggio decise di restare a sorreggere una delle tre colonne – quella piena di crepe e malconcia – su cui poggia la Sicilia.
Volendo dare credito alla versione siciliana, quella anche di Calvino (quella napoletana fu invece ripresa da Benedetto Croce), pare Colapesce sia ancora oggi là sotto, a sorreggere la Trinacria, riemergendo a vederla una volta ogni cento anni. Che sia quindi il 2021 l’anno in cui Colapesce tornerà a farsi vedere?
Forse non ci crederete, ma ancora oggi la leggenda di Colapesce è davvero conosciuta nelle regioni del Sud Italia, dove è davvero un classico nei lavori di classe, e forse ancora di più ora in tempo di dad.
Perdonatemi, mi sono lasciato trasportare… ma non è questo ciò che il cinema deve saper fare? Che spettatori movie addicted saremmo se tarpassimo le ali alla nostra fantasia?
Avrete capito che un poco spero in una qualche forma anche solo riadattata della leggenda di Colapesce…vedremo!
Nel frattempo Casarosa ha indicato alcune altre fonti a cui si è rifatto:
«Nel 1700 la gente non capiva che ci fosse davvero nel mare, avvistava cose e le disegnava come mostri. L’ignoto ci fa immaginare stranezze. La cultura dei pescatori liguri è piena di bizzarrie. Mi sono ispirato a quelle. A Tellaro esiste il polpo campanaro che viene fuori dall’acqua per annunciare l’arrivo dei Saraceni. A San Fruttuoso esiste la leggenda del drago nella baia. Mi sono fatto l’idea che fossero i pescatori a mettere in giro queste voci per restare da soli nei tratti di mare dove pescavano tanto e bene. Per noi liguri il mare è fascino e mistero. Attrae e spaventa».
Dal trailer di Luca si vede chiaramente che il ragazzino protagonista ed il suo amico Alberto sono dei mutaforma: alla vista esseri umani, che assumono però forma di mostri marini quando bagnati dall’acqua (non solo di mare, ma anche di bicchiere!). Non possono certo mostrarsi per quello che sono alla vista delle comari o dei pescatori! Guardate come li scrutano, poveri scriccioli, belle stelle, normalmente! Figurarsi scoprissero ‘il loro segreto’! La fontana del paesino, le iscrizioni sui muri, perfino i pezzi di giornale e di mappe appesi nella cucina dei loro ospiti che declamano “mostri avvistati” lasciano presagire non riceverebbero una buona accoglienza!
Di più però davvero non è dato sapere, e poco della trama si riesce ancora ad abbozzare… Il regista ha dichiarato:
«Questa è una storia profondamente personale per me, non solo perché è ambientata nella Riviera italiana dove sono cresciuto, ma perché al centro di questo film c’è una celebrazione dell’amicizia. Le amicizie dell’infanzia spesso determinano il corso di ciò che vogliamo diventare e sono quei legami che sono al centro della nostra storia in ‘Luca’. Quindi, oltre alla bellezza e al fascino del mare italiano, il nostro film presenterà un’indimenticabile avventura estiva che cambierà radicalmente Luca».
Casarosa sta seguendo il percorso nella propria storia:
«Ho ripensato a relazioni molto importanti nella mia vita. La Luna era un film incentrato sul crescere con mio padre e mio nonno, e Luca sul mio migliore amico, Alberto. Ero molto schivo e timido e protetto dalla mia famiglia, e ho incontrato [Alberto], che era molto libero, la sua famiglia non gli stava dietro, ed era in grado di sgattaiolare via e mettersi nei guai. Mi ha fatto uscire dalla mia zona di comfort, e adoro come queste amicizie ci sfidano e ci aiutano a scoprire chi siamo, fino al punto di cambiarci a vicenda».
Ancora, rievocando Alberto [Alberto è davvero il nome dell’allora migliore amico, ed oggi ancora amico, di Casarosa, che però ha preferito cambiare il nome al protagonista, non mettendo il proprio ma optando appunto per Luca], Casarosa racconta così di lui:
«Mi ha insegnato a pescare. Un giorno ha comprato un pitone e l’ha portato a scuola. Mi ha fatto crescere in modo diverso. In Liguria c’è poca sabbia e tanta roccia. C’è una scena in cui da un picco ci si spinge in acqua, ti metti le scarpe da ginnastica e salti giù. È la metafora perfetta per questi incontri che ti fanno crescere, ti cambiano e che ti porti dentro quando gli dici addio».
E infine quindi giunge a parlare un poco del loro essere un po’ ragazzini e un po’ mostri:
«L’altro lato dell’essere un bambino è che ti senti sempre come se fossi l’outsider. Io e il mio amico ci sentivamo dei perdenti quando andavamo in giro. E adoro come il mostro marino sia una meravigliosa metafora per sentirsi diversi».
Le ultime parole sono per quella magia che è l’amicizia, forse di più o forse solo quando si è teenager:
«A me premeva raccontare come ci si sente differenti. Quando si è bambini è facile sentirsi sbagliati. Così è venuta l’idea dei mostri marini, di una relazione che nasce sul bisogno di nascondere la propria identità vera. Il film ne parla in maniera fantastica, ma sono tanti i ragazzi nel mondo che si sentono diversi. Un momento di crescita è imparare a mostrarsi. Rivelarsi. Con i rischi che comporta. L’amicizia è connessione. Se non ti riveli, non ti puoi connettere».
Il tema della diversità
Il tema della diversità, del nascondersi al mondo per quello che realmente si è, magari condividendo questo segreto con un amico stretto, è ricorrente nella cinematografia moderna, portando sullo schermo tante storie, vere o inventate sempre così verosimili, dei colori dell’arcobaleno ovvero LGBT+, alimentando speranze con questo taglio anche per Luca, ma Casarosa ha negato vi saranno riferimenti a questo filone.
Certo vedendo il trailer qualche dubbio (o quel desiderio che si esprime chiudendo gli occhi e stringe forte i pugni tenendoli l’uno contro l’altro di fronte al mento) sarà sorto nelle menti di tanti… Non forse in quelle di alcuni politici locali, che hanno subito fatto a gara per intestarsi una qualche sorta di merito o forma strana di orgoglio in salsa ligure color pesto per la scelta della location.
E invece metti che sia un manifesto per i diritti della comunità rainbow: e mo che fai? Uno tra tutti: il Governatore della Regione Toti dovrebbe correre a cancellare il suo post, e di corsa, il 18 giugno sera! Ma pare proprio il Presidente possa dormire sonni tranquilli: a chi gli chiedeva se il film Pixar Luca fosse in un qualche modo ispirato a ‘Chiamami col tuo nome‘ dell’ormai celebre regista italiano Luca Guadagnino, Casarosa ha twittato chiaro e diretto:
«It isn’t. Much respect to Guadagnino but no connection» (cioè: «Non lo è. Massimo rispetto per Guadagnino ma nessun legame»).
Sarà…dobbiamo ben fidarci di Casarosa.
Ma chissà: dopotutto perché rivelare oggi la trama di un film così atteso?
Fai pure salire l’hype, snocciola qualche traccia su quante più strade possibili per far viaggiare l’immaginazione: questo è oggi il percorso che precede l’uscita di ogni film, da quando lo si annuncia, alle prime foto che si lasciano trapelare dal set, ai trailer che vengono diffusi, fino alla rivelazione della sala (o del ritrovato home video ormai, in tempi di pandemia).
Tutto giusto, tutto necessario, tutto da accettarsi e da prendersi con la giusta dose di trepidante attesa e insaziabile curiosità: è questo oggi il ‘prodotto cinematografico’, e anche fruire di false promesse, aspettative disattese e sviamenti fa parte del gioco. Evviva il cinema!
…Chissà quindi se quel micio bianco a chiazze nere, dall’espressione arcigna, tipica di certi nonnini genovesi di paese, che tanto ricorda il nostro Seppia di Boccadasse, continuerà fino alla fine a scrutare male i due ragazzini, stando arroccato sulla spalla di quel marcantonio del suo padrone…o se saprà distendere l’espressione del suo viso, con quella plasticità che solo Disney sa conferire agli animali, facendoli sentire accolti, accettati, non più losers né sfigati, infine riconoscendoli protagonisti di un’avventura indimenticabile, non solo nella Riviera Ligure ma anche dentro di loro.
E tu, quindi? Cosa ti aspetti da Luca?!
Immagine di copertina:
Foto di Fancycrave1 e fotogramma del film Luca – Fonte Disney Pixar Luca
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[…] Come molti genitori e/o appassionat3 del genere, anche io ho trascorso gli ultimi mesi a vivere e rivivere (e rivivere) le avventure di Luca, la disneyana creatura del mare che abiterebbe le profondità del golfo Ligure. Non me ne lamento: la storia è una sorta di romanzo di formazione, che intreccia tutte le possibili declinazioni della costruzione identitaria, promuovendo il rispetto per le diversità e l’inclusione come pratica di condivisione autentica. (articolo di wall:out Hai gia’ visto il trailer del nuovo film Disney-Pixar Luca? Cosa ti aspetti? Fantasticaci sù con …) […]