Gianni Crivello

Gianni Crivello: un ritratto della sinistra genovese

L'intervista all'ex candidato Sindaco di Genova, tra luci e ombre dell'attuale politica comunale.
17 Aprile 2021
7 min
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Viviamo in un mondo, un Paese e una città sempre più alienanti. Questo porta molti di noi, in particolare i giovani, a prendere le distanze dal mondo della partecipazione sociale e del coinvolgimento politico. La città di Genova, per decenni baluardo della sinistra italiana e luogo di condivisione culturale e politica, teatro di rivoluzioni (come quella del 30 giugno del 1960 leggi l’articolo di wall:out), sta prendendo da qualche anno una direzione opposta a quella che la sua storia e il suo patrimonio politico-sociale sembravano aver definito per lei. 

Al di là delle personali posizioni politiche, una domanda sorge spontanea: perché?

Sull’onda di questo ragionamento ho deciso di intervistare Gianni Crivello, ex sfidante di Marco Bucci a Sindaco per la nostra città e attuale membro dell’opposizione all’interno del Consiglio Comunale.

Con lui ho tentato di fare un quadro della situazione politica cittadina, cercando anche di capire quale futuro potrebbe delinearsi per la sinistra genovese.

Lei si è sempre definito un uomo di sinistra. Cosa significa essere di sinistra oggi?

A 20 anni mi sono iscritto con convinzione al Partito Comunista Italiano. In seguito, ho aderito ad altri partiti, ma non sono mai stato iscritto al Partito Democratico. Mi definisco sicuramente un uomo di sinistra, ma non radicale. Ho sempre ritenuto che la sinistra dovesse porsi come obiettivo quello di governare e, di conseguenza, prepararsi a questo compito. I più radicali, invece, hanno troppo spesso scelto di portare avanti le proprie battaglie dall’opposizione.

Essere di sinistra significa difendere quei valori tesi a salvaguardare ogni membro della società a partire dalle componenti più deboli, affinché tutti abbiano uguali possibilità di benessere, crescita e sviluppo, senza alcun tipo di discriminazione.

Perché ha scelto di non iscriversi al PD e in che posizione si colloca rispetto a esso?

Ho da sempre rapporti ottimi con i rappresentanti del Partito Democratico, sarebbe stato difficile immaginare il contrario.

Nonostante ciò, ho sempre ritenuto che ogni Paese avesse la propria storia e conseguentemente le proprie esigenze politiche e sociali, per questo non condivido l’atteggiamento del PD, che sembra trasportare meccanicamente delle idee e degli interventi pubblici dall’Europa all’Italia senza contestualizzarli alla nostra realtà.

Per quanto riguarda la situazione attuale credo che ormai il PD abbia perso l’occasione di rifondarsi. Porta il copyright di Matteo Renzi e le cicatrici di enormi errori del passato.

Oggi guardo con interesse Articolo Uno di Bersani e auspico la nascita di un nuovo fronte progressista in collaborazione con il Movimento 5 Stelle.

Perdere una città come Genova per la sinistra è stata un’importante sconfitta. Perché pensa di aver fallito, in qualche modo, alle elezioni del 2017? 

Credo che abbiano contribuito diversi fattori.

Uno fra questi è sicuramente stato il vento che già spirava in maniera significativa a livello nazionale. Era la fase in cui la Lega e, in generale, le forze populiste erano in ascesa. A questo ha corrisposto anche un abbassamento nel consenso del Partito Democratico, che aveva scelto di sostenermi e al quale, per questo, venivo necessariamente associato.

Per la strada una delle domande più frequenti che ho ricevuto era proprio: “lei è del PD?”

Io ho battuto molto su classici temi di stampo antifascista, a mio parere necessari da promuovere: tolleranza, inclusione, partecipazione. Forse in quel periodo le orecchie dei cittadini erano maggiormente rivolte ad altri temi, tendenzialmente demagogici.

In aggiunta, alla sconfitta ha contribuito il fatto che per molto tempo io non avevo dato la mia disponibilità, non ero da subito convinto della mia eventuale candidatura, non perché mi sia prestato a qualche gioco poco trasparente, ma per ragioni personali. Sono stato poi spronato in parte dai sondaggi nettamente a mio favore, in parte dalle persone che mi fermavano per strada. Ma più importante di ogni altro fattore, è stato l’intervento di mio figlio Pablo.

È riuscito a darmi la spinta necessaria: mi disse che, conoscendomi, non avrei potuto non candidarmi per una questione innanzitutto morale e ideologica. Mi ricordò chi sono e come avrei reagito, anche in caso di sconfitta, se non avessi almeno tentato di portare avanti le idee della sinistra per come noi la intendiamo.

Infine, alla sconfitta ha sicuramente contribuito il fattore economico. La nostra campagna elettorale ha avuto meno sostegno rispetto a quella dei nostri rivali.

Qual è la critica maggiore che rivolge all’attuale Giunta?

Fin dall’inizio, questa Giunta ha dimostrato di rispettare i principi costituzionali di inclusione, uguaglianza, partecipazione solamente a parole, per poi tradirli coi fatti. 

Gianni Crivello
Palazzo Tursi, Genova. Foto di Davide S.

Parliamo ora della mozione sull’istituzione di un’anagrafe antifascista e anticomunista, che mette di fatto estrema sinistra ed estrema destra sullo stesso piano. È passata in consiglio e abbiamo assistito alla vostra astensione. Vi siete subito scusati. Come spiega l’accaduto?

Abbiamo commesso un errore molto grave, nato dal fatto che quella mozione era stata costruita come una sorta di cocktail all’interno del quale era contenuto un po’ di tutto. Siamo stati troppo superficiali. Abbiamo commesso un errore. Né da parte nostra né degli alleati è stata posta sufficiente attenzione e ora paghiamo le conseguenze. 

È fin dall’insediamento che sfido il sindaco Bucci a dichiararsi antifascista, in rispetto della costituzione e della storia della resistenza. Lui risponde di essere antifascista, come anticomunista. La mia storia parla: io sono un democratico antifascista. La prima cosa che ho ritenuto opportuno fare è stata chiedere scusa a tutti gli elettori.

Allargando il discorso, le dirò di più: a novembre 2019 su nostra sollecitazione fu approvata una mozione (all’unanimità: 39/39) in cui erano contenuti due impegni. Il primo era quello di conferire la cittadinanza onoraria a Liliana Segre, questo è stato fatto. Il secondo era quello di istituire una commissione straordinaria per combattere i fenomeni di intolleranza e discriminazione a 360 gradi, ancora non è stato fatto nulla a riguardo, nonostante i nostri richiami. Non mi aspetto che tale commissione sia risolutiva, ma che sia un passo importante nella direzione giusta.

Politica sui Municipi. Come commenta l’attuale volontà della Giunta di togliere, di fatto, risorse economiche agli enti municipali, i più vicini ai problemi reali dei cittadini?

Si tratta di una modifica dello statuto (art. 61) ottenuta alla terza votazione con maggioranza semplice (non sufficiente alle prime due votazioni). Al momento dell’approvazione abbiamo deciso di abbandonare l’aula.

Siamo dinanzi a una scelta penalizzante per la democrazia, difficile da trasmettere ai cittadini. Ci sarà da fare un grande lavoro di comunicazione. Sono assolutamente convinto che questa scelta sia volta innanzitutto all’accentramento del potere nelle mani del Comune, riducendo il ruolo dei Municipi a quello di semplici “passacarte” e conferendo un ruolo più importante ai tecnici che dovranno necessariamente passare dall’amministrazione comunale per l’approvazione dei progetti.

Dei 9 Municipi genovesi 5 sono quelli amministrati dal centro-sinistra, 1 dal M5S e sostenuto dal centro-sinistra e solo 3 quelli amministrati dal centro-destra. Con questa mossa il Sindaco vuole mettere a tacere le forze territoriali che gli si oppongono. Non è democratico.

Con la Giunta precedente, da delegato alle relazioni con i Municipi, non solo ho confermato i 280.000€ annui che vengono distribuiti a ogni municipio, ma ho anche aumentato di 1 milione il capitale stanziato per ognuno di essi, per un totale di 9 milioni di euro (in 3 anni). Questo perché ritengo che il cambiamento si attui innanzitutto a partire dalle politiche dirette sul territorio. I Municipi, che conoscono la realtà dei loro luoghi, devono avere le risorse per attuare tali politiche. La Giunta, non solo non ha confermato le decisioni attuate dai suoi predecessori, ma ha di fatto azzerato le risorse municipali.

Bucci dichiara di aver stanziato 20 milioni per i Municipi, ma i bilanci non sono opinabili, questi soldi non esistono, assistiamo a falsa informazione.

Ha intenzione di ricandidarsi alle prossime elezioni comunali?

Non lo so. Ho speranza nella nascita di un fronte progressista unito, dovrò ragionare sul mio ruolo in base agli obiettivi e ai programmi che verranno proposti. Rimango in dubbio, ma sono sempre a disposizione.

Auspica un’alleanza col M5S su livello territoriale?

Credo sia indispensabile. Abbiamo molte cose in comune, altre no. È importante concentrarsi sugli obiettivi che ci uniscono. 

Fronte covid-19. Lei è stato malato e ricoverato. Ora sta bene? Come pensa che sia gestito il problema nella nostra regione?

Sì, ora sto bene e ringrazio la professionalità e la dedizione del personale sanitario che mi ha prestato assistenza.

Ciononostante, la fotografia nazionale non ci colloca certamente tra i primi posti in materia di gestione della pandemia. Tutto procede a rilento. La Regione dovrebbe smettere di pensare che i limiti e i ritardi siano sempre colpa degli altri. Bisogna assumersi le proprie responsabilità. 
Ricordiamoci che Regione Liguria è priva di un assessore alla sanità e le spese regionali in materia si aggirano attorno all’85% del totale!

Per giunta il nostro capoluogo è primo in Europa per anzianità degli abitanti, questo richiederebbe maggiore organizzazione per tutelare la salute dei cittadini.

Come vede la creazione dell’hub vaccinale presso la Fiera di Genova? Ha suscitato non poche polemiche la partecipazione significativa di aziende private all’interno del piano di somministrazione messo in atto.

Non intendo demonizzare i privati, soprattutto in un momento drammatico come quello che stiamo vivendo. Tuttavia, è evidente che serve lavorare maggiormente per il sostegno della sanità pubblica, che dovrebbe poter essere indipendente.

Segnalo che parte dei vaccini utilizzati in Fiera sono stati dirottati verso essa privando di dosi i medici della mutua, i quali hanno dovuto rivedere la loro organizzazione in tal senso. Questo sicuramente non trasmette un messaggio positivo alla cittadinanza.

Viviamo un periodo di forte assenteismo elettorale e partecipativo, che tendenzialmente coinvolge il vecchio elettorato di sinistra. Quale messaggio vorrebbe mandare ai giovani che iniziano ad affacciarsi al mondo della politica e ai quali mancano sufficienti fonti di interesse?

Io penso che tutto si debba ricondurre a quel messaggio di speranza che è possibile attivare solo con un progetto innovativo che coinvolga l’ecologia e il lavoro, senza però dimenticare i valori (mai troppo vecchi) di antifascismo e democrazia.

Tramite un progetto simile si può produrre maggiore speranza per il futuro e, quindi, maggiore partecipazione da parte delle nuove generazioni.

Dobbiamo ricordare ai giovani che siamo tutti eredi di un patrimonio politico-culturale-sociale unico al mondo. Mi riferisco al PCI e all’attivismo volontario che ruotava intorno a esso. Dobbiamo guardare al futuro, senza dimenticare i valori partecipativi del passato.

Immagine di copertina:
Foto dal profilo Facebook di Gianni Crivello


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