Ciao Benedetta. Innanzitutto, ci tengo a ringraziarti molto per questa intervista. Qualche settimana fa un mio collega di Wall:out, Paolo C., ha scritto un articolo dal titolo “Il primo italiano che viaggiò nello Spazio è di Busalla”. Mi è sembrato naturale, essendo di Busalla, accodarmi e, sapendo che tu saresti stata coinvolta, ho pensato di farti qualche domanda sul Festival dello Spazio, citato anche nel suo articolo.
Non amo molto le interviste quindi farò poche domande, molto semplici e generiche così sarai libera di spaziare (gioco di parole non voluto LOL) a tuo piacimento.
Inizierei chiedendoti prima di tutto di presentarti, raccontadomi il tuo percorso di studi e la tua passione per la fisica
Ciao Virginia, innanzitutto grazie per questa chiacchierata: raccontare qualcosa del Festival per me è sempre emozionante!
Io mi chiamo Benedetta Valerio, ho 27 anni, una laurea in fisica e sto portando a termine la laurea magistrale in Fisica delle Interazioni Fondamentali e Astrofisica e… NO, non sono una studentessa modello!
Sono una persona che si appassiona molto facilmente: mi lascio attrarre dalle discipline più disparate, mi piace mettermi in gioco e non riesco mai a dire di no a chi mi propone nuove sfide. Ma sicuramente tra tutto ciò che faccio c’è un unico, grande amore che mi porto dietro fin da quando ero bambina: l’astronomia.
Ho sempre portato il telescopio nei posti più disparati, ho frequentato corsi, mi segnavo le conferenze più interessanti del Festival della Scienza e ho letto davvero tanti, tanti libri divulgativi. E poi al liceo ho scoperto che l’astronomia è solo una tra le sfumature di una branca della scienza estremamente stronza complessa ed affascinante come la fisica.
E così ho deciso di studiarla e di approfondirla, in modo da non lasciare che l’astronomia restasse solo un libro di Margherita Hack impolverato su uno scaffale.
I temi scottanti dei Festival della Scienza durante il liceo riguardavano nascita e sviluppo dell’Universo, materia oscura, onde gravitazionali e mai e poi mai avrei pensato che sarei davvero riuscita a contribuire, seppur in minima parte, alla ricerca in questo campo.
Tra esami non passati, delusioni e qualche gioia sono riuscita finalmente a svolgere una tesi che vale davvero tutti questi anni di fatica e che raccoglie proprio quegli argomenti con i quali Roger Penrose mi aveva conquistato. Una tesi all’interno di una missione spaziale chiamata Euclid che si occupa proprio di mappare la distribuzione di materia nell’Universo e di fornirci qualche conoscenza in più su queste due strane componenti chiamate materia ed energia oscura.
Ma dedicarmi alla cosmologia all’università mi ha permesso di tastare, sotto il profilo divulgativo, aspetti più umani dello studio dello spazio come l’ingegneria aerospaziale e l’astronautica. Dopotutto fare l’astronauta per me è ancora uno dei sogni irrealizzabili per cui farei davvero qualunque cosa!
E così, dopo esser fieramente entrata nello staff dell’Osservatorio Astronomico del Righi (a cui scrivevo a 17 anni per un posto come lava vetri in cambio di qualche sbirciata al telescopio), per fare un po’ di training di astronomia e divulgazione scientifica, sono entrata a far parte dell’organizzazione del Festival dello Spazio, affianco a niente popò di meno che.. il primo astronauta italiano.
La seconda domanda riguarda invece nello specifico il Festival dello Spazio. Mi piacerebbe raccontassi ai lettori/ascoltatori in che contesto è nato il Festival e quando.
Il Festival si tiene a Busalla nel mese di luglio e nasce nel 2017 dall’idea dell’assessore di Busalla Fabrizio Fazzari e dell’ingegnere e concittadino Franco Malerba di festeggiare i 25 anni della missione STS-46, alla quale Franco prese parte come primo astronauta dell’Agenzia Spaziale Italiana il 31 Luglio 1992.
Mi ricordo che un giorno dell’estate 2017 vidi l’annuncio su un social network di questo Festival e rimasi shockata dal livello dei relatori che avrebbero presentato accanto a casa mia. Non solo professori ma esponenti di aziende importanti nel settore spaziali (per citarne un paio: Thales Alenia Space e Leonardo) e di agenzie spaziali internazionali come ESA e NASA.
Perciò non feci sfuggire l’occasione e partecipai attivamente a tutta l’edizione, con la speranza che fosse solo la prima di tante.. e così fu.
L’anno successivo, infatti, non solo riproposero il Festival, ma riuscii a partecipare come relatrice inserendomi nell’intervento di Flavio Gatti tramite il corso universitario da lui tenuto di Fisica e Tecnologia dello Spazio. Non smetterò mai di ringraziare il prof per quell’opportunità: proprio grazie a quell’intervento mi venne chiesto di entrare a far parte dell’organizzazione del Festival.
La cosa che trovo più caratteristica e affascinante del Festival dello Spazio è il taglio comunque differente rispetto ad altri eventi più noti: l’intervallarsi di relatori legati dagli stessi temi fa sì che si creino ponti, che si creino contatti e scambi di idee che portano poi a grandi collaborazioni.
Non è la classica conferenza divulgativa con il fine di istruire un pubblico di appassionati!
I relatori che sono intervenuti negli anni sono persone che hanno lavorato attivamente nell’ambito della ricerca e dell’azienda spaziale che hanno davvero davvero tanto da trasmettere.
Parliamo di persone brillanti come Amalia Ercoli Finzi, prima donna a laurearsi in ingegneria aeronautica, Enrico Flamini che ha davvero messo le mani su Cassini-Huygens, una delle missioni meglio riuscite finora, parliamo di Tommaso Ghidini, un vero gentleman a capo di uno dei più importanti uffici di ESA… insomma, potrei andare avanti per ore e per questo consiglio sempre di dare un occhio al sito e di guardare gli ospiti delle passate edizioni, niente più di loro identifica meglio il Festival dello Spazio!
E poi ci tengo ad aggiungere che spazio non è solo tecnica e paroloni, c’è sempre stata la volontà di indagare sulle scienze spaziali a 360 gradi e quindi arricchire ogni edizione inserendo attività culturali (spettacoli e musica), attività per bambini (il Festival dello Spazio Junior) e laboratori aperti a tutti.
Il Festival è quindi un insieme di tanti protagonisti: è Franco Malerba, è una pletora di relatori di alto calibro, è la passione per la divulgazione scientifica, è la valorizzazione del territorio con il coinvolgimento di Villa Borzino e della pro loco, è giornalismo scientifico, è trasmissione di idee ed è soprattutto un punto di incontro annuale per addetti ai lavori ed appassionati.
E infine vorrei facessi una sorta di narrazione dell’edizione appena conclusa, soffermandoti sui momenti più interessanti.
Come puoi immaginare l’ultima edizione del Festival è stata la più complessa. Per quanto il tema di quest’anno fosse già stato ben definito e così anche la stragrande maggioranza dei relatori, fino all’ultimo non sapevamo se saremmo riusciti a svolgerlo e in che modo.
Dopo le ultime disposizioni date a maggio abbiamo deciso di farci coraggio e farlo, eventualmente tutto in via telematica. Ma per fortuna le condizioni sono notevolmente migliorate e con gli opportuni accorgimenti sul numero di persone, con la possibilità di seguire le conferenze da un maxischermo e tramite i social network, “abbiamo compiuto il miracolo” come dice sempre Franco.
Il tema di quest’anno era “Vita nello Spazio”, che, come puoi capire, è davvero molto ampio nonché interessante.
Si è parlato non solo dell’approccio scientifico, ma anche di aspetti filosofici e culturali, di come sopravvivere in ambienti inospitali, di come le aziende si inseriscano in questo contesto e di quali sono le prospettive future. Se dovessi entrare nella descrizione approfondita della varietà di questo festival non basterebbe un libro! Volutamente quindi non sceglierò qualcosa che ho trovato di spicco rispetto al resto, perché davvero ogni giorno aveva tantissime proposte interessanti.
Posso però dirti che ogni giorno, come anche gli altri anni, era sostanzialmente tematico: si è parlato di Space Economy il venerdì, con una vera e propria tavola rotonda di aziende coinvolte nel settore; si è parlato di esopianeti il sabato: di come nasce la vita e dove si sviluppa, partendo dai fondi dell’oceano e ad arrivando a pianeti distanti migliaia di anni luce; si è poi passati alla domenica toccando tutti gli aspetti astronomici e scientifici che motivano la ricerca spaziale accompagnati da immagini e racconti spettacolari. Direi che ce n’è stato davvero per tutti!
Ti lascio invitandoti ad andare a curiosare direttamente sul sito www.festivaldellospazio.com quali sono state le attività e gli ospiti di quest’anno e quanto possano essere interessanti anche per chi non ha mai esplorato l’ambiente spaziali.
La parola chiave del Festival secondo me è connessioni, e quindi per quanto le conferenze fruibili online siano affascinanti, nulla è comparabile con la bellezza di assistere in diretta a uno scambio di biglietti da visita tra un coltivatore di basilico subacqueo (leggi l’articolo su wall:out Nemo’s Garden: come coltivare piante sott’acqua) e il direttore di Nanoracks, società che offre attrezzature e prodotti per lo spazio!
Ed è con questo che colgo l’occasione per invitare te e chi ci legge a partecipare dal vivo alle future edizioni: non si sa mai, potreste sempre prendere spunto per la vostra attività, conoscere qualcuno che vi ispiri per i vostri lavori o studi futuri o semplicemente potreste fare un intenso e inaspettato viaggio tra le stelle da cui poi, avviso, è difficile tornare.
Immagine di copertina:
Locandina del Festival dello Spazio 2020
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