Spettacolare la vista sul mare, certo. Piacevole il sole di maggio, ovviamente. Bellissime le distese di petali, così colorate. Straordinari i prati in primavera, così rilassanti. E magnifici i Parchi di Nervi che dal 24 aprile all’8 maggio hanno ospitato la XII edizione di Euroflora, un’esposizione internazionale di fiori nata negli anni Sessanta a Genova e di cui la città è sempre stata innamorata. E infatti Euroflora, edizione dopo edizione, non può che essere in un modo: bellissima, spettacolare, straordinaria, magnifica.
“Un successo incredibile”, esulta il sindaco di Genova, Marco Bucci. “Uno spettacolo mozzafiato”, secondo il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. “Modello da esportare nel mondo”, per il presidente nazionale di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. Tra gli otto ettari dei Parchi il tripudio è proseguito senza sosta, con le lodi del mondo politico-istituzionale-commerciale. “Che incanto”, “che meraviglia”, “che spettacolo”, “è il ritorno agli anni d’oro”.
Ma è davvero così, considerato che Euroflora 2022 annunciava 450 mila visitatori e invece si è fermata a 240mila? “Colpa del maltempo”, minimizzano sindaco e organizzatori.
Una domanda, però, sorge spontanea: e se invece fosse difficile criticare una manifestazione grande e costosa (5,6 milioni di euro, spesi dalla società a proprietà pubblica Porto Antico), cui partecipano tutte le istituzioni liguri, due ministeri e il gotha nazionale del florovivaismo, settore che rappresenta il 5% del pil agricolo nazionale?
Sono inoltre tantissimi i protagonisti locali che ben si guardano da avanzare obiezioni, se si considera che: avevano uno stand pure il Policlinico San Martino di Genova e la società comunale per la gestione del patrimonio immobiliare, la Spim; che il nome Euroflora è finito sulle magliette di Genoa e Sampdoria; che al termine della manifestazione molte realtà liguri riceveranno le piante esposte in regalo; che gli sponsor principali sono grandi inserzionisti della stampa locale.
Che cos’è Euroflora
Nata nel 1966 con cadenza quinquennale, Euroflora è stata sospesa negli anni della crisi economica e ha ripreso nel 2018 grazie al sindaco di centrodestra Marco Bucci, traslocando dal Palasport ai Parchi di Nervi: con quel nuovo format sono stati venduti 247 mila biglietti (un “grande successo”, disse il Comune).
Il boom di quest’anno era stato annunciato: ma dall’obiettivo di 450mila presenze, il sindaco Bucci è presto sceso a 300mila e infine a 240mila biglietti venduti per non andare in perdita (i 240mila visitatori stimati sono per forza meno, perché ci sono state decine di migliaia di ingressi gratuiti e di biglietti venduti a società partecipate dal Comune).
Numeri ben diversi dal passato, se si pensa che nel 1986 ci furono 730mila visitatori, nel 2006 i biglietti venduti furono 560mila e nel 2011, l’edizione del tracollo, furono 430 mila. Lo stesso vale per gli espositori: nel 1991 erano 760 da tutto il mondo, quest’anno sono stati 300 (in crescita rispetto ai 250 del 2018) ma solo sei erano stranieri (da Francia, Principato di Monaco, Spagna, Paesi Bassi, Cina, Usa)
Le aspettative erano comunque grandi perché Euroflora è l’unico appuntamento italiano riconosciuto da Aiph – International Association of Horticultural Producers, che raduna le principali fiere del settore (in Europa, oltre Genova, sono Gand in Belgio e Nantes in Francia).
Ed è per questo che serpeggia la delusione tra chi analizza gli allestimenti: a partire dagli studenti di Architettura del paesaggio, convinti che a Euroflora avvenga il contrario di quanto studiano all’Università.
Accademici e architetti: “Euroflora banalizzata, impoverita, senza coraggio”
“Stiamo assistendo alla banalizzazione e all’impoverimento di Euroflora”, conferma la professoressa Francesca Mazzino, docente di Architettura del paesaggio nell’Università di Genova. “Non ci sono stati elementi di spicco, né innovazioni, né sperimentazioni, ma tante piante che troviamo nei vivai e nei supermercati”.
Si potrebbe obiettare che tra i 240mila visitatori molti hanno gradito l’esposizione, ma secondo la professoressa Mazzino il generale apprezzamento è legato alla percezione di un pubblico abituato a spazi verdi non curati. “Vedendo fiori e colori si entusiasma, ma questa manifestazione ha una scarsa considerazione di un pubblico non esperto che ignora l’esistenza di altre possibilità di esposizione”.
Il dottorando di architettura del paesaggio Stefano Melli ha raccolto diverse critiche dagli studenti, che verranno analizzate a lezione: “Vetrina di piante”, “mancano pensieri sui cambiamenti climatici”, “mancano allestimenti funzionali al verde in città”, “occasione persa per immaginare un nuovo modo di vivere il verde”.
A finire nel mirino è il rapporto tra Euroflora e la location, non solo perché i Parchi di Nervi sono un parco storico che rischia di essere rovinato, ma perché Nervi è uno dei quartieri più ricchi e verdi della città.
I paragoni sono con le fiere tedesche Iga (Garden show internazionale) e Buga (Garden show federale). “Avvengono in zone che poi diventeranno aree verdi”, aggiunge la professoressa Mazzino. “In Germania colgono l’occasione delle esposizioni per arricchire la città con il verde urbano”.
Secondo gli organizzatori, Euroflora non nasce con questo intento. Eppure è su questo argomento che batte anche il presidente dell’Ordine degli Architetti di Genova, Riccardo Miselli. “C’erano molte location meno belle dal punto di vista ambientale, ma più stimolanti per la città, come la zona sotto il Ponte San Giorgio a Certosa”. L’architetto Miselli si sofferma poi sulla mancanza dell’effetto wow, un tempo assicurato dagli stand del mondo tropicale.
“A parte alcune installazioni piccole e di qualità, è mancato il coraggio. Pur essendo piacevole, Euroflora 2022 è stata ordinaria e divulgativa. Non suscita riflessioni”.
Non la pensa così Roberto Diolaiti, presidente nazionale dell’Associazione Pubblici Giardini, nome di spicco tra il centinaio di giurati che ha preso parte a Euroflora. “Tutti gli allestimenti mi sembravano ottimi e anche in quelli più scontati ho visto del bello, per la presenza di piante innovative o collezioni particolarmente ricche. Non dimentichiamoci che si parla di allestimenti temporanei: guardiamo gli aspetti positivi e divulgativi di questa manifestazione, anziché essere ipercritici”.
Dalle cascate con i caimani alla persiana con la bouganville
Se però a distanza di decenni si citano ancora gli stand di Madagascar e Australia, i fiori esotici o le cascate con tanto di caimani, sembra difficile che in futuro si parlerà delle installazioni più celebrate a Euroflora 2022.
Come la “sardina di Murcia” (un pesce creato con 4800 fiori violacei), “la finestra di Bogliasco” (una persiana alla genovese da cui spunta una bouganville), la statua di un’oliva gigante, la scultura di ars topiaria che raffigura un pianista con le piante.
Pietro Millefiore, artista e docente dell’Accademia delle Belle Arti di Genova, non giudica le singole opere, ma spiega che “l’Euroflora del Palasport era costruita dal nulla in uno spazio architettonico di cemento, creando una situazione spiazzante e affascinante”, ricorda. “In un parco è più difficile far risaltare gli elementi inseriti da quelli che già ne fanno parte”.
E così tra la vegetazione mediterranea e tropicale dei Parchi di Nervi è stata dura rimanere sconvolti dalle fontane e dalla miriade di piante esposte (bellissime, questo non è in discussione): ulivi centenari, bonsai, piante grasse, piante carnivore, piante rare, erbe aromatiche, agrumi da collezione, fiori di ogni forma e colore. È stato difficile anche stupirsi per le carriole trasformate in vasi, per la “rosa di Genova” – un fiore con i colori della bandiera della città, ovvero petali bianchi e rossi – o per le distese di margherite e garofani che inondavano i prati.
I commenti entusiasti intanto si sono moltiplicati, giorno dopo giorno, con la certezza di non essere mai smentiti. Neppure il cardinal Angelo Bagnasco, ex presidente della Cei e arcivescovo emerito di Genova, si è tirato indietro. “Euroflora è un bagno di bellezza e dolcezza che lascia un segno nel cuore”.
Il segno di Euroflora sui conti del Comune è invece ancora un mistero: a due settimane dalla fine della manifestazione, i dati sulle vendite dei biglietti a prezzo pieno non sono ancora stati diffusi. Ma il sindaco Bucci era stato chiaro: “Comunque vada sarà un successo”.
Immagine di copertina:
La Sardina di Murcia. Foto di Massimiliano S.
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