Il 19 aprile alle 16:00 (ora italiana) il Sole entra nel segno del Toro, dando il via alla seconda stagione zodiacale. Ogni stagione astrologica, dodici in tutto, prende il nome del segno in cui si trova il Sole e ha una durata di 30 giorni.
Questo dettaglio è facilmente individuabile all’interno del grafico del tema natale. Il simbolo di ogni segno zodiacale è inserito in uno spicchio dove sono presenti trenta lineette di diverso spessore, quelle più lunghe e scure segnano la fine e l’inizio delle decadi (prima, seconda e terza).
Lascio qui il collegamento all’articolo introduttivo di questa rubrica: ASTRO-ILLOGICA | Intro, dove troverai anche il grafico per avere un’idea più precisa di quanto scritto.
Il secondo segno che incontriamo nella fascia zodiacale è il segno del Toro, nonché primo segno di terra.
Per abitudine narrativa identifichiamo in questo elemento alcuni concetti come: solidità, pragmaticità e stabilità. Non mi sento di dissentire ma, c’è un grande MA.
Spesso alla concezione di fermezza dei segni di terra vengono associati termini come la noia e la monotonia; nulla di più lontano dalla realtà. È una percezione errata, soprattutto se parliamo della terra dei verdi pascoli del Toro.
Ciò che dall’esterno pare immutabile e fermo non significa che lo sia al suo interno. Specialmente se il punto di osservazione è lontano.
Lontana è anche l’origine dei glifi astrologici, i simboli grafici che generalmente vengono riportati nell’oroscopo accanto a ogni segno. Qui un esempio per il Toro. Lontana è anche la rilettura simbolica che ne viene fatta. Sembra un off tipic ma non lo è, lo scriverne adesso non è casuale.
Riporto un trafiletto dal libro di R. Sicuteri, Astrologia e Mito:
“Va specificato infatti che l’animale simbolizzato dello zodiaco non è proprio il maschio bovino, cioè il toro, bensì la vacca, animale che genera. Si esprime qui la ricettività plastica e morbida del senso archetipico del materno protettivo: quanto ciò può essere figurato da una vacca. È perciò il segno zodiacale della Madre Terra, il grembo fertile che ha ricevuto i semi e prepara la gestazione, la crescita.”
Sì, hai capito bene. Suona rabbiosamente familiare e contemporanea la correlazione tra un essere vivente utero munito ed il naturale senso materno e protettivo che spinge a dare origine alla progenie.
Rivendico la simbologia (anche grafica) della vacca in quanto autrice e creatrice di mondi nei quali risulta improbabile non sentirsi a casa e non perché sia genitrice e procreatrice ma perché questo segno parla di conforto: mentale, spaziale e fisico.
Pensiamo solo a quanto sarebbe diverso in questa parte di mondo se il segno del Toro si chiamasse il segno della Vacca.
Il Toro forte che difende e la vacca mansueta che procrea se no non servirebbe a nulla. Se provassimo a cambiare questa stereotipizzazione dicotomica rimarrebbe un’unica immagine chiara: un essere vivente che si muove con volontà nello spazio aperto. L’esserci. L’abitare.
Un segno radicale
Il Toro non lo definirei propriamente un segno radicato ma piuttosto radicale. É consapevole del cambiamento ed evita un atteggiamento resistente di fronte a un processo evolutivo in corso nonostante le notevoli rinunce a desideri e sogni.
Il Toro è il cambiamento, non a caso sbocciano fiori in questa stagione. Il Toro si e ci ricorda che dobbiamo imparare a muoverci nel mondo per continuare a vivere. Il Toro è Amarcord di un inno alla vita, e non solo una volta.
L’opera che accompagna l’articolo è realizzata da Paola Cheldi. La matita trova casa appena incontra la sua mano.
Paola, amica del segno del Toro, così come il suo disegno, chiarisce un concetto significativo del segno: sognare non significa ribaltare il concetto di realtà. Sognare significa cambiare la percezione che abbiamo di quest’ultima. Sogniamo spesso guardando il cielo e, i nostri piedi, se non tutta la parte posteriore del corpo, tocca terra.
Il segno opposto complementare del Toro è lo Scorpione
Se con il secondo identifichiamo subito un’animale che vive nelle profondità, con il Toro l’associazione non appare immediata, poiché percepiamo la terra come la superficie la intendiamo solo per ciò che ci è dato vedere.
La terra è anche tutto ciò che c’è sotto, ciò che non vediamo non significa che non esiste. Il Toro entra in profondità e arriva alla radice di qualcosa in maniera più diretta di altri segni perché non ha premura, è disposto ad andare piano, ad attendere quanto è necessario.
L’asse II-VIII casa (II casa co-significante del segno del Toro, VIII casa co-significante del segno dello Scorpione) parla del nostro rapporto con il territorio e delle trasformazioni profonde che derivano dall’idea e dalla personale definizione del nostro luogo.
Cosa ci fa sentire a nostro agio? Da cosa ci nascondiamo? Cosa cerchiamo di tenere (invano) sotto il nostro controllo?
I pianeti complici del segno del Toro sono Venere e Giove
Se volessi fare un dispetto a Venere lo definirei il pianeta della bellezza e dell’amore, ma non se lo merita. Venere è un pianeta relazionale, parla delle relazioni ma dice molto di più sulle modalità personali di relazione. Giove, più che fortuna e benevolenza, è abbondanza. Dovizia nel realizzare.
Il Toro non prende in prestito ma crea. Crea bellezza e, sovente, questa bellezza viene socialmente contestata e intimidita perché non rispetta nessuno standard riconosciuto dalle masse. La bellezza del Toro si ribella brutalmente ad un sistema delimitato e imposto. Disertore dell’ordine prestabilito, innamorato dei mostri.
Quest’ultima frase è pensata dalla mia Luna Toro affezionata in particolare a una canzone de Le Astronavi, N.P.P.M. scritta dal compositore e paroliere Gianmaria Rocchi.
Mi piace pensare che Le Astronavi portino con loro valori plutonici/scorpionici, opposti complementari del segno che rendono lo spazio vuoto delle contraddizioni un’intima possibilità.
“Ninnananna per piccoli mostri
Perché a far paura ci vuole coraggio
Per strisciare di notte nei boschi
Per restare soli in un sottopassaggio
Ninnananna per ragni e lombrichi
Scorpioni e lumache
Per ragni e formiche
Che la Luna sia piena
La terra sia nera
E che il vento si faccia bufera”
Buona stagione del Toro, sradica, decostruisci e rivoluziona.
Immagine di copertina:
Grafica wall:out magazine su opera di Paola Cheldi