Alta Via

Vacanze a Km 0: dal finalese a Genova sull’Alta Via dei Monti Liguri

Favolosi panorami, profumate distese di erica, fauna selvatica e curiose testimonianze storiche: questi gli incontri che si fanno sull’Alta Via.
6 Gennaio 2021
2 min
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Neviere, boschi di partigiani, teatri di battaglie napoleoniche, una base NATO abbandonata e perfino il luogo in cui atterrò una mongolfiera dopo una trasvolata oceanica (era partita dal Maine): questi alcuni dei curiosi incontri che si possono fare sull’Alta Via dei Monti Liguri oltre, ovviamente, a favolosi panorami, animali selvatici e profumate distese di erica. 

Alta Via
Ex base NATO di Calice Ligure. Foto di Federica B.

In questa estate all’insegna del distanziamento sociale è stato necessario trovare nuovi modi per appagare il desiderio di viaggiare e scoprire nuovi luoghi, possibilmente senza che ciò comportasse rischi di contagio né difficoltà organizzative legate alla situazione sanitaria.

Già durante il lockdown avevo avuto modo di girovagare per i boschi dietro casa con la mia cagna, nata proprio in un allevamento intitolato all’Alta Via.

Decidiamo quindi di partire, zaino in spalla, per scoprire in tenda i monti fra Savona e Genova percorrendo l’Alta Via dei Monti Liguri.

Si tratta di un percorso escursionistico di oltre 400 chilometri che si snoda lungo lo spartiacque appenninico da Ventimiglia alla piccola frazione di Ceparana al confine con la Toscana, attraversando quattro parchi naturali e numerose aree tutelate a livello europeo dalla rete Natura 2000.

Superate le prime difficoltà tecniche, in primis il reperimento dell’acqua (per info), l’esperienza è andata oltre ogni mia aspettativa rivelandosi una continua scoperta sinestetica; in due tranche abbiamo percorso più di 100 km dal Colle del Melogno, nell’entroterra finalese, fino a scorgere sotto di noi l’anfiteatro portuale di Genova.

Alta Via
Genova vista da Praglia. Foto di Federica B.

In un’area spesso trascurata a favore della costa si possono fare emozionanti incontri con animali selvatici, su tutti l’intrepido piviere tortolino che approfitta dell’entroterra di Arenzano per riposarsi nel suo lungo viaggio dalla tundra artica al Nord Africa, ma anche caprioli, ghiri e perfino ascoltare nella notte la predazione di una faina.

Alta Via
Piviere tortolino. Foto di Luca Casale

Per chi è meno interessato all’aspetto naturalistico. 

L’itinerario dell’Alta Via offre anche interessanti testimonianze di storia locale, la più curiosa delle quali è una postazione militare volta a impedire scontri fra quilianesi e altaresi per lo sfruttamento dei boschi: risorsa economica oggi marginale, ma in passato fondamentale come fonte di cibo, legname e perfino neve, che veniva stoccata durante l’inverno in apposite cisterne, le neviere, per poi essere rivenduta in città sotto forma di blocchi di ghiaccio per poter conservare gli alimenti al fresco.

Percorrere questi sentieri consente di conoscere alcuni aspetti meno noti della Liguria, riscoprendo un entroterra straordinariamente affascinante e ricco di storia, spesso noto ai più solamente per le produzioni gastronomiche.

Ora che ho percorso una parte di questo sentiero che permette di abbracciare con lo sguardo e comprendere fino in fondo questa scarsa lingua di terra che orla il mare, so dove sarò non appena tornerà la primavera, e spero di avervi incuriosito abbastanza da incontrarvi su quelle stesse strade.

Immagine di copertina:
Passo del Faiallo Foto di Federica B.


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