Il saluto vigoroso a pugno chiuso è un antico gesto di sinistra,
GIORGIO GABER
quello un po’ degli anni Venti, un po’ romano, è da stronzi oltre che di destra
Così Giorgio Gaber nella celebre canzone “Destra Sinistra”, in cui si chiedeva cosa è la destra e cosa la sinistra.
Come spesso accade nei suoi testi, GG anticipa le problematiche del suo tempo, in questo caso parlando del bipolarismo politico. Solo nel 2009, 15 anni dopo questo magnifico pezzo, un movimento italiano esprime politicamente i dubbi legati alla contrapposizione “destra/sinistra”, il “post-ideologico” Movimento 5 Stelle.
Ma al di là del significato della canzone, la citazione qui riportata pone l’accento sulla differenza che esiste tra il saluto fascista e quello comunista. Il saluto romano, si sa, di romano ha solo il nome: infatti, non esiste alcun riferimento storico che testimoni l’uso del braccio alzato ai tempi dell’Antica Roma (Ma i Romani facevano davvero il “saluto romano”?, Focus). Piuttosto, viene documentato per la prima volta tra i legionari fiumani di Gabriele d’Annunzio.
Il pugno chiuso nasce poco prima, nel 1917, dal movimento operaio “Industrial Workers of the World” (IWW), e viene poi adottato da tutti i movimenti socialisti e comunisti come simbolo di unione e solidarietà. Infatti, il gesto non è da intendersi come mera rappresentazione della violenza: si deve prima mostrare la mano aperta, dove le dita sono deboli perché separate, e poi unirle sul pollice, per dimostrare la forza della protezione dei tanti nei confronti di chi è più fragile.
Non voglio qui fare apologia né di un estremismo, né di un altro, per quanto intrinsecamente diversi e dalle influenze storiche radicalmente a se stanti (vedi video di Barbero qui sotto).
Vorrei piuttosto contestualizzare la forza di un gesto che, nel 2020, non ha più niente a che vedere con il comunismo.
E qui arriviamo a parlare del movimento “Black Lives Matter”.
Il pugno al cielo, che si differenzia in termini dal pugno chiuso, è un gesto di solidarietà della comunità afroamericana portato in auge dal partito politico “Black Panthers”, ispirato sì alle idee del Marxista Malcolm X. Ma erano gli anni Sessanta, così lontani dai giorni nostri.
Arriviamo a oggi: ho visto centinaia di ragazzi scendere in piazza, inginocchiarsi, e alzare il pugno al cielo. Uniti, solidali ma non comunisti. Uniti contro il razzismo in ogni forma, solidali alle comunità nere di tutto il mondo, senza alcuna critica al capitalismo o esaltazione del proletariato.
Ho partecipato al presidio antirazzista organizzato dall’associazione culturale “Be Woke” Sabato 13 Giugno a Caricamento. Una cinquantina di giovani e meno giovani si sono riuniti in cerchio, gli organizzatori hanno spiegato lo scopo dell’associazione e hanno poi lasciato la parola ad un lungo dibattito sul da farsi.
In molti hanno raccontato le proprie esperienze, altri hanno manifestato la gioia con cui hanno partecipato ad un evento tanto inclusivo, altri ancora sperano in nuovi incontri e più partecipazione.
Nuovi incontri sono organizzati per le settimane a venire e consiglio caldamente a tutti di partecipare. Si possono conoscere storie italiane che pensiamo appartenere unicamente agli Stati Uniti, si può partecipare ad un movimento inclusivo e apartitico, si possono conoscere persone di tutte le nazionalità unite sotto la bandiera dell’uguaglianza.
L’umanità, disomogenea per fedi e colori, ci sta chiedendo oggi di portare avanti una causa comune: il rispetto della vita dell’altro. Affinché non muoiano altri George Floyd, affinché si combatta uniti contro le discriminazioni, affinché possano tutti respirare l’aria della libertà.
Affinché non si debba più pronunciare un “Sir, I can’t breathe.”
Immagine di copertina:
Svg Silh
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