Tra i protagonisti delle riaperture museali genovesi campeggiano su tutti i Musei di Strada Nuova. Le collezioni conservate nei due palazzi Brignole-Sale, meglio noti come Palazzo Rosso e Palazzo Bianco, sono state riaperte al pubblico a partire dal 5 giugno con un allestimento nuovo, che raccoglie in un unico percorso super concentrato le perle dei due musei.
In effetti, Palazzo Rosso è correntemente chiuso alle visite e in via di rifacimento dal 10 dicembre 2019 per i tanto attesi interventi di adeguamento strutturale, che dovrebbero anche comportare una nuova disposizione delle opere con (non meglio specificate) integrazioni di carattere multimediale. Quindi a Palazzo Rosso, con o senza pandemia, non si può entrare.
Per quanto riguarda gli spazi di Palazzo Bianco, attualmente sono accessibili soltanto il primo piano e il giardino che lo collega a Palazzo Tursi.
Il percorso di mostra si sviluppa su otto stanze e ha un andamento circolare, pensato per non creare assembramenti o ingorghi di persone, nonostante gli accessi alle aree visitabili siano parecchio stretti. Ad ogni modo, il personale interno è vigile e molto scrupoloso nel far rispettare le norme eccezionali per la fruizione.
Le opere sono rappresentative del meglio che le due sedi museali hanno da offrire e dipinge in modo conciso le grandi tematiche delle collezioni: la pittura genovese tra XVI e XVII secolo, la scuola veneziana, il caravaggismo.
Ogni stanza accoglie poche opere, mirate a illustrare la grandezza di Genova e la sua rilevanza come polo culturale in età tardo rinascimentale e barocca: si rimane a bocca aperta di fronte all’incredibile bellezza dei Cambiaso, Castello, Veronese, Caravaggio, Vouet, Guercino, Strozzi, Palma il Giovane, per citarne alcuni. Un’infilata di nomi eccellenti che fa brillare gli occhi a qualunque appassionato di arte e di storia.
Purtroppo, una certa noncuranza tipicamente italiana macchia la visita di qualche inconveniente poco elegante, a partire dal giardino pensile poco curato e con i camminamenti sporchi, o le luci che in alcune sale fanno le bizze e non consentono una visione rilassata delle opere. Insomma, considerata la brevità della visita e il prezzo del biglietto (che non è stato ritoccato rispetto al pre-covid), si tratta di intoppi difficilmente giustificabili.
Ciò non toglie che la maestosità delle opere valga sempre la pena di essere ammirata e – senza ombra di dubbio – tenuta in maggiore considerazione dal pubblico locale e non. Ché Genova non è sinonimo solo di pesto e focaccia, ma anche e soprattutto di arte e magnificenza.
Immagine di copertina:
Palazzo Bianco. Foto di Postcrosser
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