LABIBA | Polio a Gaza: campagna vaccinale come risposta al conflitto

LABIBA | Polio a Gaza: campagna vaccinale come risposta al conflitto

Dopo la ricomparsa del virus della poliomelite nella Striscia di Gaza, nel mese di settembre ONU ha lanciato una campagna vaccinale di emergenza.
4 Ottobre 2024
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2 min
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Secondo quanto dichiarato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, World Health Organization secondo l’acronimo inglese), sono già 560.000 i bambini sotto i dieci anni vaccinati contro la poliomielite nel primo giro di vaccinazioni nella Striscia di Gaza.

Questo primo ciclo è parte di una campagna emergenziale condotta tra il primo e il 12 settembre 2024 nella Striscia con una somministrazione orale del vaccino contro la poliomelite di tipo 2 (nOPV2), dopo la scoperta del virus nel corso dell’estate. 

L’allarme di diffusione

La diffusione del virus di poliomielite rappresenta l’ennesimo contraccolpo ad una situazione umanitaria catastrofica dopo lo scoppio del conflitto nell’ottobre del 2023 e gli inarrestabili attacchi di Israele nella Striscia di Gaza e in tutti i territori occupati.

I primi casi erano stati identificati il 16 luglio 2024, quando la variante di tipo 2 del virus fu isolata nell’analisi di sei campioni ambientali provenienti dall’acqua del sistema fognario e raccolti il 23 giugno a Khan Younis e Deir Al-Balah.

Successivamente, nel mese di agosto, l’allerta si era fatta più rilevante dopo la segnalazione di tre bambini nella Striscia di Gaza con sospetta paralisi flaccida acuta (AFP), uno dei sintomi comuni della polio.

Abdel-Rahman Abu el-Jedian, bambino palestinese di dieci mesi, è risultato essere il primo caso confermato di polio con una paralisi parziale del corpo: a causa dei continui spostamenti della famiglia per gli attacchi militari di Israele nella Striscia, Abdel-Rahman non aveva fatto in tempo ad essere vaccinato prima della contrazione del virus. 

L’ennesima implicazione del conflitto e la richiesta di tregua

Il primo caso di polio confermato a Gaza arriva dopo 25 anni di assenza del virus nei territori occupati. Come sottolineato dall’OMS, secondo le stime effettuate in coordinamento con l’UNICEF, se il tasso di immunizzazione di routine nei territori palestinesi occupati, inclusi Gaza e Cisgiordania, era del 99% prima del 7 ottobre 2023, alla fine dell’anno era già sceso all’89% – con stime proporzionalmente peggiori nella Striscia.

La distruzione e il danno alle fonti di acqua potabile, il collasso delle strutture ospedalieri e dei centri sanitari dopo undici mesi di bombardamenti senza sosta da parte di Israele, le condizioni di malnutrizione in cui versa la popolazione a quasi un anno dallo scoppio del conflitto sono tutti fattori che hanno contribuito alla ricomparsa del virus, sostenendo con prepotenza la richiesta di tregua alle ostilità a cui più volte la comunità internazionale ha dato voce. 

La campagna di vaccinazione tra ‘pause umanitarie’

Secondo le dichiarazioni del presidente dell’UNRWA Philippe Lazzarini del 16 settembre, il primo round di campagna vaccinale a Gaza (1-12 settembre) ha raggiunto il 90% di copertura, con la somministrazione della seconda dose prevista nelle prossime settimane e l’obiettivo complessivo di portare a vaccinazione completa un totale di 640.000 bambini.

Il piano vaccinale ha visto la partecipazione di personale sanitario per un totale stimato di 2.700 individui e 40 organizzazioni sanitarie coinvolte nella campagna, implementata in tre fasi corrispondenti a tre ripartizioni geografiche della Striscia (centro, sud e nord).

Malgrado l’accettazione di pause umanitarie da parte di Israele nei giorni di vaccinazione e la conseguente apertura alla collaborazione da parte di Hamas per assicurare il buon esito della campagna, le restrizioni agli accessi, la carenza di petrolio per i movimenti e i continui e contrastanti ordini di evacuazioni più volte annunciati senza preavviso da Israele hanno seriamente minato il risultato dell’operazione sanitaria, che si prospetta ostacolata da simili difficoltà nel second round di vaccinazione. 

Un’altra risposta umanitaria al conflitto, che nell’avvicinarsi del suo anniversario non pare intravedere spiragli positivi di risoluzione.

Immagine di copertina:
Foto di Mathurin NAPOLY / matnapo


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