Gli accordi tra Israele e Arabia Saudita

LABIBA |  Gli accordi tra Israele e Arabia Saudita

L’attacco di Hamas ha congelato le trattative dell’accordo che avrebbe conferito a Israele un ruolo più influente nella geopolitica del Medio Oriente.
6 Novembre 2023
di
3 min
705 views

“Every day, we get closer” afferma il Principe Ereditario dell’Arabia Saudita Moḥammad bin Salmān Āl Saʿūd (MBS), in un’intervista del 20 settembre condotta da Brett Baier di Fox News.

Punto focale dell’intervista la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele.

“Se dovessi caratterizzarla, diresti che siamo vicini?” chiede Brett Baier, collegandosi alle affermazioni ottimistiche del Principe sulle trattative in corso tra i due paesi e sui colloqui trilaterali con gli Stati Uniti di Biden.

“Every day, we get closer” la risposta del Principe. Ogni giorno, ci avviciniamo di più.

Nella sua prima intervista televisiva in lingua inglese, MBS dichiara quello che poco tempo prima era ritenuto improbabile: l’Arabia Saudita è sempre più vicina alla realizzazione di ciò che il Principe stesso ha definito “il più grande accordo storico dalla fine della Guerra Fredda”. 

Quali sono le condizioni saudite per accettare l’accordo?

La concretizzazione degli sforzi sauditi, israeliani, e americani conferirebbero a Israele un ruolo effettivo e più influente sulla scacchiera geopolitica mediorientale, garantendo nel contempo gli interessi statunitensi nella regione e potenziando il regno saudita in termini di difesa, logistica, energia e nucleare civile.

“What would it take for you to agree to normalize relations with Israel?” domanda Brett Baier a MBS, il quale sottolinea l’importanza della questione palestinese all’interno delle trattative, considerandola un punto imprescindibile e non negoziabile. 

Così, tra le rassicurazioni e l’atteggiamento propositivo del Principe saudita, emerge un fondamentale squilibrio tra parole e realtà dei fatti.

L’intervista ha avuto luogo a settembre 2023 e, con le trattative ancora in corso, la tutela degli interessi palestinesi sembrava diventare una questione sempre più marginale.

La finalizzazione degli accordi avrebbe normalizzato le relazioni diplomatiche con l’Israele più intransigente nella storia dello Stato, relegando la questione palestinese al di fuori della scacchiera geopolitica, privandola di qualsiasi rilevanza.

Tuttavia l’attacco di Hamas il 7 ottobre e lo scoppio della guerra hanno inevitabilmente interrotto le trattative tra il paese del Golfo e Israele. E gli equilibri in gioco sono costretti a ridefinirsi. 

Guerra retaggio di guerra; ricordando il 1973 

Solo il giorno precedente al primo attacco da parte di Hamas, era il cinquantesimo anniversario della Guerra del Kippur, un conflitto armato che vide Israele contrapposto a una coalizione araba, composta principalmente da Egitto e Siria.

Il successo iniziale delle forze arabe fu di cruciale importanza in ambito militare e non solo. I paesi arabi associati all’OPEC, l’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, avviarono un embargo e aumentarono il prezzo del barile in sostegno all’Egitto e alla Siria.

La crisi energetica del 1973 che ne derivò è considerata da molti il retaggio duraturo della quarta guerra arabo-israeliana, persistente anche dopo cinquant’anni.

A testimonianza di tale retaggio, il 6 ottobre, giorno dell’anniversario della Guerra del Kippur, il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo intitolato “Le lezioni della crisi energetica degli anni ‘70 possono aiutare a prevenire la prossima”.

Il giorno seguente, l’attacco di Hamas. Il più devastante da quel lontano 1973.

Israele non è più isolato; cosa è cambiato dal 1973

L’attacco di Hamas ha colto Israele di sorpresa, come l’attacco improvviso del 1973. In entrambi i casi, Israele non è riuscito a prevedere l’azione offensiva, fallendo nel prevenire l’attacco condotto da due paesi arabi nel 1973 e da un attore non statale nel 2023. 

Ma per quanto simili, o meglio, facilmente paragonabili siano i due attacchi, il conflitto recentemente scoppiato vede implicato un Israele assai diverso da quello dei decenni passati. Non è più un paese regionalmente isolato.

La prospettiva di un accordo che normalizzi le relazioni tra Arabia Saudita e Israele aveva preso forma e impeto meno di tre anni dopo la sigla degli Accordi di Abramo del 2020, anch’essi firmati al fine di normalizzare le relazioni tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Bahrein.

Negoziati da Jared Kushner e Avi Berkowitz, gli Accordi di Abramo ricordavano gli accordi di pace tra Israele ed Egitto (1979) e Israele e Giordania (1994). 

Israele non è più solo. Se gli accordi del 2020 hanno rappresentato una carta vincente dell’amministrazione Trump, gli accordi tra Israele e Arabia Saudita avrebbero visto coinvolta l’amministrazione Biden, non discostatasi dalle posizioni e ambizioni dell’ex presidente sulla regione.

In entrambi gli scenari, la questione palestinese è stata relegata a pezzo di una scacchiera ormai in disuso.

Immagine di copertina:
Foto di Scott Graham- homajob


Scrivi all’Autorə

Vuoi contattare l’Autorə per parlare dell’articolo?
Clicca sul pulsante qui a destra.


Genova fatta a mano: Associazione Artigianato Artistico
Articolo Precedente

Genova fatta a mano: l’Associazione Artigianato Artistico

Gli azulejos della sala capitolare di Santa Maria di Castello
Prossimo Articolo

Gli azulejos della sala capitolare di Santa Maria di Castello

Ultimi Articoli in Medium

La salute, tutta, per tuttɜ

La salute, tutta, per tuttɜ

In vista delle Regionali, le priorità per la tutela e la cura del benessere psichico della popolazione secondo l’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi.
TornaSu

Don't Miss