“Appartamento di 123 metri quadri posto al quarto piano di una palazzina residenziale dotata di ascensore, nel centro storico di Sarzana; si compone di ingresso, ampio soggiorno, salotto, camera doppia, cucina, bagno, ripostiglio, oltre a balcone sulla via. Appartamento in ottime condizioni.“
Si tratta dell’annuncio di un’agenzia immobiliare! Penserà sicuramente chi legge. Questa sintetica descrizione appartiene invece alla scheda tecnica che correda la collocazione dell’appartamento al civico 42 di Via Landinelli a Sarzana sulla mappa digitale dei beni confiscati alla criminalità organizzata in Liguria.
L’operazione di mappatura – iniziata tra il 2014 e il 2015 dall’Osservatorio Boris Giuliano – ha monitorato la presenza delle mafie sul territorio ligure dedicandosi al racconto delle vicende processuali delle organizzazioni criminali e al destino dei beni loro confiscati.
Le vicende processuali dell’imprenditore Gabriele Venturi
Com’è comparso quest’immobile – che fino al 2011 era una casa privata – nella mappa ligure dei beni confiscati? Le vicende processuali dell’imprenditore Gabriele Venturi ce lo spiegano.
Venturi, proprietario di questo e di altri beni nel medesimo novero (tra i quali la villa situata sulla collina sopra Sarzana, dal valore economico di circa un milione e mezzo di euro nel 2010, rifunzionalizzata a fini sociali fino al 2022), era stato condannato una prima volta dal Tribunale della Spezia nel 1998 per i reati di detenzione, spaccio e importazione di stupefacenti. Condanna confermata nel 2001 dalla Corte di Appello di Genova.
Nel 2006, otto anni dopo la conclusione del primo processo, l’imprenditore fu nuovamente condannato dallo stesso Tribunale della Spezia, all’esito di un primo grado di giudizio, per truffa nell’esercizio della propria attività di rivendita di automobili.
Questa la storia della sua duplice condanna. Come si intreccia la storia dell’imprenditore con quella del bene confiscato?
Il Tribunale della Spezia commina la confisca.
Venturi, oggetto negli anni di ulteriori e numerose indagini (per deposito non autorizzato di rifiuti, per dichiarazione fraudolenta, per ricettazione e omesso versamento I.V.A.), nel 2010 si trovava costretto agli arresti domiciliari, su ordinanza del G.I.P. del Tribunale di Rimini, per il reato di associazione a delinquere.
È in questo quadro che si inserisce, come misura preventiva nei confronti dell’indagato, la confisca dei beni comminata dal Tribunale della Spezia e attuata in via definitiva nel novembre 2011.
L’égalité e la sua rete al lavoro per il riutilizzo del bene.
Alla storia dell’imprenditore e del suo bene confiscato, si aggiunge quella di un’associazione. In quello stesso 2011, a Sarzana nacque L’égalité: Associazione di Promozione Sociale che radunava, e raduna ancora oggi, giovani volontari provenienti dall’esperienza di Libera contro le mafie.
Operando sul territorio in rete con enti pubblici e privati per realizzare campagne di informazione ed educazione rivolte soprattutto alle scuole, L’égalité ha fondato le proprie attività sul ricordo di Dario Capolicchio, giovane studente sarzanese rimasto ucciso, assieme alla famiglia Nencioni, nella strage di via dei Georgofili a Firenze, il 27 maggio 1993.
Il progetto sociale del Quarto Piano dall’idea al cantiere
Ed è in questo momento che la storia dell’associazione e quella di Venturi e dei suoi beni confiscati si intrecciano.
All’indomani della confisca Venturi, la neonata associazione sarzanese avviò infatti una campagna di sollecitazione delle istituzioni, operando un po’ come un pungolo nei confronti dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati (ANBSC o Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati).
Così due anni dopo, a dicembre 2013, il Comune di Sarzana ricevette, come ente destinatario del loro riutilizzo a fini sociali, gli immobili un tempo dell’imprenditore: l’appartamento nel centro storico, la villa in collina e due fondi di piccole dimensioni.
Il progetto del Quarto Piano ad oggi non esisterebbe senza tutti gli anni di lavoro previo. Anni nei quali L’égalité (assieme a Libera e alle associazioni nella sua rete) ha accompagnato l’Amministrazione nella stesura di un bando pubblico adeguato, e ha rivolto alla cittadinanza, per prepararla, una serie di incontri sul tema.
Quegli anni sono altrettanto importanti che gli anni a seguire, nei quali il progetto di riutilizzo vero e proprio si è calato nella realtà di Sarzana e le porte dell’appartamento si sono effettivamente aperte al pubblico.
Il 27 febbraio 2015 L’égalité come capofila di una serie di associazioni (Agesci Sarzana, Arci Val di Magra, Auser La Spezia, Acmos, Volontari di Crescita Comunitaria, Uaar, Mani per mano, Emergency La Spezia, Magazzini del mondo, Delta, Acca, Rime, Benvenuti in Italia) presentò alla cittadinanza il progetto Quarto Piano.
L’idea alla base? Quella di creare nell’appartamento un centro di aggregazione multiforme e sfaccettato che potesse offrire uno spazio per le associazioni di volontariato, per il doposcuola e per una scuola informale di lingue e di italiano per stranieri, costituire una biblioteca, nonché prestare la sede per attività culturali e di corsi di vario genere.
Il Quarto Piano apre le porte alla città
Nel giro di otto mesi – tra la vittoria del bando e consegna delle chiavi nel maggio del 2015 e l’inaugurazione del Quarto Piano il 31 gennaio 2016 – le associazioni in partenariato con L’égalité hanno lavorato incessantemente alla ristrutturazione dell’appartamento che, rimossi i sigilli della Procura, si presentava del tutto spoglio e inadatto al suo compito.
Fondamentale è stata la partecipazione della cooperativa sociale Diversamente Mobili, che lavora con ragazzi dalle varie disabilità fisiche e che ha ideato e realizzato i tavoli dell’appartamento (dal design versatile che consente, all’occorrenza, di trasformarli in bancali).
Altra collaborazione rilevante è stata quella con il carcere della Spezia, dal cui laboratorio provengono tutte le sedie dell’arredamento.
Tra il 2016 e il 2020 il Quarto Piano ha effettivamente rappresentato per la provincia della Spezia quanto prospettato prima della sua inaugurazione. Non sono mancati gli inciampi che rientrano nella fisiologia di un progetto come questo che però, al proprio avvio, costituiva sostanzialmente un primato per la cittadina di soli ventiduemila abitanti e per la sua Amministrazione.
Costantemente vissuto, in primis, dai volontari delle associazioni nella rete di Libera e di L’égalité, poi, dagli studenti, dagli insegnanti e dagli attivisti, l’appartamento era sede stabile per progetti di doposcuola, per incontri pubblici, per cineforum, per uscite didattiche delle scuole, per corsi pomeridiani di varia natura. Corsi tra cui cucina, lingue straniere, dialetto, cucito e formazione di vario genere (tra cui segnaliamo una serie di incontri nell’ambito del Master APC dell’Università di Pisa in collaborazione con Libera contro le mafie).
2020 e 2023: chiusura e rinascita del Quarto Piano
Nel 2020 lo scoppio della pandemia si è inserito nella cronistoria del Quarto Piano, nemmeno a metà dei quindici anni concessi dal Comune per il suo riutilizzo sociale, come l’evento imprevisto e funesto quale è stato.
La chiusura improvvisa e l’abbandono, che i luoghi come questo – e tanti altri – hanno subito, hanno segnato uno spartiacque nella storia del riutilizzo sociale e dell’abitazione stessa. Per mesi, dopo la fase più critica dell’emergenza e nel divieto categorico di riaprire al pubblico, l’appartamento ha vissuto di una dimensione privata, condivisa solo da pochi volontari di L’égalité che si interrogavano sul futuro del progetto.
Oggi, un paio di anni dopo quella stasi quasi assoluta, il Quarto Piano torna a conoscere volti nuovi.
Sebbene accompagnata dalla constatazione inevitabile della parziale disgregazione del tessuto associativo – sulle cui risorse, prima della pandemia, le molte “vite” dell’appartamento si appoggiavano – la riapertura, fortemente voluta da L’égalité, ha consentito di riallacciare con più solidità i rapporti con le scuole.
Proprio alla rinnovata presenza dei volontari di L’égalité nelle classi si deve il “ripopolamento” dell’appartamento che ha recentemente ospitato la formazione nazionale del Meridiano d’Europa (progetto educativo portato avanti nelle scuole superiori dalla rete nazionale WeCare).
Nella sana operazione di messa in discussione del proprio operato, L’égalité cerca di reagire ai contraccolpi della pandemia e ricalibrare le proprie energie per ritrovare spazio per questo luogo nella vita quotidiana della cittadina e del suo tessuto sociale.
Articolo di
Elena Zamperini
Immagine di copertina:
Grafica wall:in media agency su foto del Quarto Piano dell’Associazione L’égalité
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