Azioni concrete per una sostenibilità urbana, non solo ambientale, ma anche sociale. Questo il tema del talk “Rigenerazione Green” – moderato da Edoardo Marangoni – il filo conduttore dei sei progetti attivi sul territorio genovese che in occasione della seconda giornata di W:OW si sono raccontati e si sono confrontati, in un dibattito dinamico ma denso di contenuti.
Sei progetti nati dal giovane associazionismo genovese, che condividono alcuni obiettivi cardini del loro operare: azioni nate dal basso finalizzate alla rigenerazione urbana, attraverso la riappropriazione di spazi pubblici dismessi per restituirli alla cittadinanza, partecipazione civica alla guida dei processi ed educazione e cultura come strumenti per l’attivazione dei luoghi.
Non poteva mancare tra gli interventi quello di Lucia Tringali, de La Casa nel Parco ETS, ente gestore di Casa Gavoglio, Ex Caserma, la cui piazza d’armi è stata lo scenario che ha incorniciato il talk. L’ex caserma dismessa è stata riportata in attività sotto nuove vesti: una Casa di Quartiere nata dalla sinergia tra associazioni che operano a diversi livelli nell’educazione e nel sociale, portando educazione e cultura con e per le famiglie del Lagaccio, quartiere definibile periferico nonostante la posizione centrale in città.
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Verde e cultura in una periferia del centro. Casa Gavoglio a Genova
A seguire l’intervento di Irene Crosta di Alle Ortiche, associazione che ha in gestione una parte delle Serre di San Nicola, retrostanti l’Albergo dei Poveri. Un progetto per rendere nuovamente accessibile un luogo verde, incastonato tra la città e la collina, dove l’arte e l’ambiente si incontrano e si manifestano in iniziative ed eventi aperti alla cittadinanza.
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Alle Ortiche Summertime
Infine le voci di Bianca Laura Pelloni, Eleonora Mancin e Giovanni Ferraris di Forte Legame, il progetto dell’Associazione CDWR per la riattivazione del Forte San Martino, uno dei numerosi forti che costellano le alture di Genova eretti a difesa della città, decaduto e inglobato nel tessuto urbano, ma per il quale è in serbo un futuro alternativo, da parco e oasi verde urbana.
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Fortezze espugnate da gioventù e cultura
Ma per fare rigenerazione urbana in ottica ecologica non è indispensabile avere una sede specifica dove risiedere e in cui identificarsi, si può essere catalizzatori del cambiamento anche agendo in modo diffuso e capillare.
È il caso del secondo blocco di progetti, che apportano le proprie competenze in maniera puntuale e complementare, con azioni incrementali.
The Black Back raccontato attraverso le parole di Ludovica Squadrilli è un progetto nato da un’azione spontanea e ribelle di pulizia delle spiagge, sorta da un bisogno di agire in modo semplice, evidente, incisivo, utile e soprattutto coinvolgendo un numero sempre più vasto di persone.
Si tratta oggi di un’organizzazione strutturata, nata nelle spiagge e diffusasi a sostegno del patrimonio culturale e ambientale in via di recupero da parte di comunità che ne rivendicano l’utilizzo.
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The Black Bag – tiâ sciù a ruménta
Anche Radice Comune è un’organizzazione che agisce a sostegno di realtà associative e comunità territoriali interessate a rigenerare i propri spazi, accompagnandole negli studi di fattibilità e nei processi di progettazione partecipata.
Francesca Coppola porta gli esempi di due dei loro progetti ad oggi attivi. “Io vivo qui” agisce per il recupero di un giardino nel quartiere Maddalena, per le attività educative della adiacente scuola Daneo. Radice Comune è inoltre parte del “Patto di Sussidiarietà Sestiere del Molo”, attiva nei tavoli “educazione” e “rigenerazione urbana” per la rigenerazione spaziale e sociale del quartiere.
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SGUAR(D)I – Un nuovo Sestiere del Molo?
A condividere col pubblico il progetto UrbanWood è Silvia Cama dell’associazione Ponente che Balla e Laboratorio Zerozoone, che hanno una lunga esperienza di attivismo sul territorio del Ponente genovese, per l’attivazione di spazio pubblico in ottica ecologica. Col progetto UrbanWood hanno piantumato 100 nuovi alberi sul litorale voltrese, restituendo alla passeggiata a mare l’ombra naturale delle fronde, dedicando particolare attenzione alla diversità di specie piantumate e all’adeguatezza delle stesse al locale contesto ambientale.
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UrbanWOOD. Il verde in città è un’azione politica
Il parere di un esperto agronomo su benefici reali e criticità di fare agricoltura urbana?
Marco Mazzella interviene sostenendo che l’agricoltura urbana non sia pienamente sostenibile perché non completamente in grado di garantire servizi ecosistemici e sicurezza alimentare, ma i contro, dati dai costi tendenzialmente più alti di produzione e da una minore biodiversità rispetto a quella di uno spazio verde abbandonato e incolto, sono compensati dai pro.
L’agricoltura urbana è infatti da intendere come una pratica comunitaria, che migliora il benessere delle persone partecipanti e veicola un messaggio culturale di cura dell’ambiente e di educazione alimentare.
Questi progetti virtuosi non sono però privi di difficoltà, le sfide in campo sono varie e complesse e le persone ospiti, nonostante operino con diverse modalità e obiettivi specifici, condividono una visione comune su problematiche sistemiche.
La rigenerazione urbana sociale in ottica culturale e ambientale è principalmente in mano ad associazioni che si basano sul volontariato come principale risorsa umana e di competenze, mentre le risorse economiche sono erogate principalmente da enti privati del Terzo Settore o dalle amministrazioni pubbliche, incontrando però in questo caso ostacoli e rallentamenti burocratici che non permettono di sfruttare i finanziamenti in modo efficace ed efficiente.
Come sistematizzare il lavoro indispensabile svolto dalle associazioni territoriali che operano in questo settore? Come uscire dalla dimensione del volontariato e del precariato di progetti costretti ad autosostenersi concorrendo per l’ottenimento di finanziamenti a bando (principalmente di fondi europei o di enti filantropici) che non garantiscono una continuità operativa ed economica dei progetti?
Queste le preoccupazioni comuni sorte dal dibattito sapientemente moderato da Edoardo Marangoni, che a fine talk chiede a tutte le persone partecipanti che cosa si porteranno a casa da questa esperienza di condivisione di idee e progetti, paure e sogni.
“Mi porto a casa questa rete di persone, attive, innovative, competenti e grintose”
È la frase che potrebbe riassumere le risposte ricevute, che esplicitamente esprimono la loro voglia di confrontarsi ancora ed operare assieme per intessere una rete di spazi e competenze, ma soprattutto di persone che intendono far rivivere il territorio genovese attraverso valori comunitari di educazione, cultura ed ecologia.
Immagine di copertina:
Foto di Greta Asborno
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