Anche provando a farla semplice, potremmo dirvi: wall:out è ventidue mesi di lavoro, più di cinquanta penne, innumerevoli illustrazioni, foto e video. Scambi di mail, progetti, discussioni e confronti. Organigramma, calendari, statistiche e comunicazione interna ed esterna. È uno, due, molti gruppi whatsapp e una cartella online onnicomprensiva.
Però, non renderemmo l’idea che wall:out è molto di più, idea che vi siete fatti, certamente, leggendo tra le righe dei nostri articoli. Che oltre all’involucro, la presentazione e l’organizzazione di una macchina che è attiva da quasi due anni, tutto quel che più vale si può scorgere tra i contenuti, nello spirito.
Il progetto wall:out è un coro a più voci che non segue una partitura stabilita ma cerca continuamente la sua armonia dinamica.
È un canale per convogliare le idee e le riflessioni meno scontate che potete trovare in città, e per farle risuonare a vicenda: non importa poi molto chi dice cosa, ma importa che se ne parli, perché le idee e i punti di vista devono circolare, fluire, muoversi nelle menti e nei discorsi. Perché?
Nessun colore politico nello spirito di wall:out, solo il piacere e la bellezza di permettersi di vivere in un contesto culturale di ricchezza e pluralità delle opinioni. Non è una responsabilità, è un piacere. Perciò siamo così più leggeri e liberi.
Se ancora cercate, tra i nostri articoli, una coerenza di punti vista o una certa integrità morale, una voce univoca e chiara, rassegnatevi perché non la troverete su questi schermi. Siamo un canale di molte acque differenti che per il tempo incalcolabile della vostra permanenza sul sito si trovano a correre nella stessa direzione: quella che porta a vedere le cose con occhiali diversi, e stupirsi, arrabbiarsi o gioire insieme di fatti collettivi.
Se questo flusso vi trascina, il canale ha trovato la direzione migliore e siamo felici di aver devoluto al piacere nostro e vostro queste incommensurabili ore di lavoro sottratte alla schiavitù del cartellino o della partita IVA.
Sappiamo che i corsi d’acqua sono in continua rielaborazione. Che oggi in quel solco trovi un ruscello e domani ci trovi solo qualche ramoscello e pietre umide: tanto meno il corso d’acqua è prosperoso tanto più è probabile che scompaia, che si frammenti in diversi rivoli o che si unisca a un flusso più forte ma che forse si muove in direzione meno interessante.
È possibile che questo destino tocchi in sorte a wall:out, forse, se nel tempo non riusciremo a mantenere la forza di un flusso forte e indipendente.
È importante che riusciamo tutti a vedere — oltre all’involucro, la presentazione e l’organizzazione di una macchina che è attiva da quasi due anni — lo stato concreto delle cose, la realtà indipendente di un progetto che è un po’ un esperimento ma è anche un po’ eroico, nella sua incertezza e fragilità.
Ma soprattutto, la sua estrema necessità di convogliare costantemente nuove voci, di canalizzare continuamente idee e punti di vista nuovi che diano nuova vita al flusso e rinnovino la forza e il piacere che in definitiva è l’obiettivo del progetto.
Avete forse compreso il messaggio.
Il villaggio di wall:out è sempre aperto, casomai non ricordaste, e sta aspettando nuovi viandanti. Scriveteci e mandateci le vostre idee per dare forza al flusso, per trarre piacere, da operanti attivi, di una proliferazione culturale della nostra città!
Immagine di copertina:
Una piccola parte della redazione in occasione della stesura di un reportage. Foto di Greta Asborno