Manca poco al wall:out weekend e c’è grande elettricità! È tutto pronto per il debutto di W:OW. In occasione del compleanno è stato redatto un palinsesto di attività collaterali tra esposizioni, aperture serali, performance e open studio delle realtà artistiche del territorio, e non vediamo l’ora di parlarvene!
Ma una cosa alla volta: Oggi vi raccontiamo le sei mostre coordinate da noi (in collaborazione con MIXTA) e curate da svariate personalità emergenti del sottobosco genovese, tra cui anche studenti e studentesse, che scoprirete questo venerdì passeggiando per il centro storico lasciandovi guidare dalla mappa di W:OW.
Tra migrazioni, materia, memoria e tecnologia, il tema trasversale alle diversissime mostre è qualcosa di molto vicino alla domanda: cosa significa essere vivente oggi?
Ecco alcuni estratti dei testi curatoriali — che troverete estesi in mostra — per rispondere alla domanda.
Non tutto accade
a cura di Marina Danesi
presso Locksmith (Lo Speziale), Salita alla Torre degli Embriaci 2r
in mostra: Chiara Casalini, Letuzia Massiglia e Gloria Boidi, Mariapaola Infuso
La mostra Non Tutto Accade è un progetto degli studenti del corso in Nuove Tecnologie dell’Arte dell’Accademia Ligustica di Genova frequentanti attualmente il loro terzo ed ultimo anno del diploma di primo livello. I progetti artistici presentati in mostra si sviluppano intorno alla ricerca dello studio del mondo digitale ormai fortemente integrato al panorama artistico contemporaneo.
L’idea di mostra nasce da una forte esigenza comune tra gli studenti di vedere realizzati ed installati i progetti oggetto di interesse durante lo svolgersi del loro percorso studi. I tre progetti presentati sviluppano in maniera differente il dialogo con lo spazio virtuale che viene descritto attraverso fotografie digitali, manipolazione d’immagine fissa e in movimento, ma anche l’interazione diretta con la macchina che crea relazioni tra il mondo fisico e quello virtuale.
Non Tutto Accade è stata una sfida, una sfida che noi come studenti del mondo dell’arte portiamo avanti tutti i giorni.
Perché essere studenti d’arte vuol dire essere in sfida con un mondo difficile che sottovaluta molto e troppo spesso l’importanza di questo settore, visto sempre più come marginale.
Questa mostra vede il “non tutto accade” avverarsi, perché una pellicola bruciata, un codice che funziona solo in determinate condizioni, dei palloncini che proteggono delle conversazioni estratte da alcune app sono tutte variabili che rendono un’esposizione come questa non perfetta, ma sicuramente unica.
Non Tutto Accade è un’esposizione di alcuni degli studenti del corso di Nuove Tecnologie dell’Arte che hanno voluto perforare l’errore e in modi diversi l’hanno reso possibile qua oggi.
Magmi interiori
a cura di Giacomo Saccomanno
presso Negroneria Lab, Piazzetta Barisone
in mostra Sanae Mazouz, Alice Di Natale, Leonardo Fenu, Giulia Kielland
La mostra intende volgere lo sguardo verso un luogo fantastico, uno spazio magico nel quale il tempo si dilata e i linguaggi si mescolano, un altrove fatto di sensazioni e stati d’animo dove tutto è possibile, dove bene e male si confondono e dal quale spesso se ne esce storditi, stralunati o allucinati rispetto a ciò che si è visto o si è pensato.
[…]. I quattro artisti presenti in mostra indagano la loro dimensione irrazionale e attraverso la pratica artistica cercano di dare una forma alle loro inquietudini, ai loro sogni e al loro rapporto col passato. Il risultato sono opere composite, articolate su più livelli, nelle quali la complessità del loro essere emerge secondo una stratificazione di segni, colori e materiali diversi.
Ogni opera è autonoma, autosufficiente, contiene una tensione interna che corrisponde alla vitalità psichica del suo autore.
Le sculture di Fenu sono grumi di plastica fusa ammassati gli uni sugli altri, plasmati con la fiamma ossidrica fino a creare dei magmi primigeni che riportano il pensiero alle origini, a quando tutto era ancora in potenza. Sono materie demiurgiche attraverso le quali l’artista dà forma alla sua psiche, al caos dell’inconscio.
Giulia Kielland si rivolge alla dimensione interiore passando attraverso il sogno; percorre la via regia freudiana facendosi guidare dalle macchie di colore e dall’immaginazione. Nelle sue opere ricrea degli scenari primordiali dai quali emergono figure antropomorfe e zoomorfe, creature surreali, mitiche e mistiche, che vivono in uno spazio senza tempo. Non si tratta di fare un semplice esercizio di pareidolia, quelle macchie e quei colori sono per Kielland la chiave per andare oltre le apparenze e svelare le sue verità interiori, sono un linguaggio arcaico con il quale entrare in connessione con sé stessa e comprendersi meglio.
I dipinti di Sanae Mazouz ci trasmettono una visione della psiche come luogo di conflitto, uno scontro intenso tra l’artista e il suo animo inquieto, tra ciò che vuole esprimere e ciò che sente. Nelle sue opere si percepisce un rapporto esasperato tra il caos della materia, febbrile e turbolenta, e il kòsmos della composizione, che cerca di incanalarla ed equilibrarla all’interno dell’opera.
I suoi dipinti si mostrano come degli agglomerati fatti di segni, linee, simboli, graffiature e sporcature, ma anche di gesti pittorici espressivi e nervosi; ai quali si contrappongono delle aree vuote nelle quali il fondo del supporto serve a compensare l’energia dell’opera. Nascoste sotto la coltre di colore si possono cogliere spesso alcune tracce lasciate dall’artista; come figure umane, oggetti, parallelepipedi accennati con la semplicità del disegno infantile… appunti quotidiani che contribuiscono a donare maggiore complessità alla sua opera.
Emphaty of spaces
a cura di Greta Grasso
presso Lab 21r, Vico di S.Bernardo 21r
in mostra: Alessio Pecorari, Veronica Alessi, Federica Bassi, Paolo Munari Mandelli, Massimiliano Panigutti, Sara Rinaldi, Karin Maltempo, Giuseppe Spata, Francesco Pallotta, Greta Grasso
L’inaugurazione si fonderà con una espressione artistica che avrà durata di un mese e che affronterà la tematica di come l’architettura e lo spazio intimo di un’abitazione sia connessi al corpo, incidendo sulla formazione del carattere di un individuo.
Le case assurgono a musei personali che permettono di scoprire e contemplare la nostra anima che circola e respira in ciascuna delle cose che ci circondano. Un’anima in grado di vivere ed identificarsi con i nostri abiti, le sedie, i letti, i libri, le immagini che appendiamo sulle pareti, le tende che ci schermano dalla luce, i tappeti che calpestiamo senza troppa attenzione, la macchinetta del caffè che ci accompagna ogni mattina: in quest’ottica gli oggetti di casa diventano estensioni del nostro corpo, protesi della nostra soggettività.
Ogni elemento influenza la nostra anima educando i nostri sentimenti, risvegliando le nostre emozioni e stimolando la nostra immaginazione.
“Abitare” non significa meramente essere circondati da qualcosa o occupare una porzione di spazio. Significa instaurare una relazione intima ed intensa con ciò che ci circonda. Per questo la casa è una realtà in grado di mutare il nostro modo di essere e tutto ciò che esso compenetra.
È il modo che utilizziamo per adattarci al meglio al mondo circostante trasformandolo in una sorta di abito che aderisca a noi fino a confondersi con la nostra anatomia e la nostra immagine. Costruiamo case per accogliere in una forma di intimità una porzione di mondo fatta di cose, persone, animali e ricordi che rendono possibile la nostra stessa felicità.
Si può dunque affermare che la progettazione architettonica abbia una ritualità emozionale.
L’iniziativa nasce con l’intento di concretizzare, rendere reale, la nostra iniziativa e di inaugurare lo studio di architettura Miria Uras che ci ospiterà. (Lab21r)
Esodo
a cura di Stefano Bucciero e Maria Laura Bonifazi
presso Lazzaro Contemporary Art Gallery, Vico di S. Matteo 17
in mostra: Maria Alacevich, Stefano Bucciero, Stefano Mosto
Da quando l’uomo vive su questa terra ci sono sempre stati fenomeni migratori, esodi di popoli, gruppi, tribù, verso altre regioni, nella speranza di trovarvi nuove e migliori condizioni di vita.
Attualmente, circa 281 milioni di persone, pari al 3,60% della popolazione mondiale, per ragioni legate a conflitti, persecuzioni, condizioni di vita precarie, clima di violenza, guerre, degrado ambientale, prospettive economiche di miseria, sono obbligate ad abbandonare le loro case, la maggior parte fugge all’interno del proprio paese, altri invece hanno attraversato i confini e abbandonato la propria terra nativa.
Migrare significa in primis mettere a repentaglio la propria vita, per molti l’unica àncora di salvezza, è salpare a bordo di una nave di cristallo chiamata speranza, ma talvolta basta lo schiaffo di un’onda per infrangere il sogno in utopia.
Coloro che sono riusciti a raggiungere un nuovo paese hanno ricostruito un futuro, dai frammenti della propria esistenza, spesso perdendo o abbandonando famiglia, tradizioni, identità. Ora stranieri in terra straniera, come alberi senza radici, trapiantati in una nuova terra.
La mostra si sviluppa in due sale, nello spazio architettonico delle cisterne, sottostanti la galleria. Il percorso inizia con un’esperienza immersiva e sensoriale, all’interno di una sala illuminata di rosso, con proiezioni audiovisive che riproducono il suono dell’acqua, elemento che accomuna ogni essere umano, mare virtuale da attraversare, ma anche attuale riferimento alla perfomance “Swimming Through” della nuotatrice olimpica Lituana, Rūta Meilutyte, che denuncia le atrocità della guerra.
Nella seconda sala, le opere di Maria Alacevich, Stefano Bucciero e Stefano Mosto raccontano la migrazione, la ricerca di una nuova identità e il fragile viaggio di vite sospese.
Animal House
a cura di MIXTA
presso CANTINA, Piazza Grillo Cattaneo 1b
in mostra: Lorenzo Ramos, Francesco Puppo, Federico Ghillino, Marco Augusto Basso
La legge come le norme sociali, gli accordi e l’ordine costituito garantiscono che cittadini e cittadine possano esercitare i propri diritti in libertà e sicurezza. Da quando esiste la civiltà è sempre esistita al contempo anche la necessità sociale della sicurezza, che argina la paura per ciò che può accadere senza previsione, per le cose che accadono irrazionalmente.
L’eccessiva vicinanza di altri esseri viventi è perturbante perché si ha la percezione che qualcosa di noi venga violato, perché ogni essere che vive è naturalmente incontrollato e selvaggio e quanto più è vicino tanto meno si riesce a tenerlo sotto controllo.
La tana degli animali infatti è quel luogo dove abbiamo paura di entrare perché è l’habitat dell’animale irrazionale, incontrollato, imprevedibile.
La sicurezza di cui l’ordine costituito tenta in ogni modo di dimostrarsi garante, la sicurezza degli spazi privati, dell’intimità, della libertà, e della pace, è per sua costituzione la fonte della paura sociale. Perché l’incolumità totale è impossibile, perché cittadino non equivale a essere vivente — quale è l’uomo — e perché la bestialità è sempre, incontrollabilmente, in agguato.
Benvenuti nella tana delle bestie, nel luogo della paura. Qui la finzione delle opere stimola il pubblico alla riflessione sulla bestialità di certe immagini, di certe malformazioni, di certi meccanismi di pensiero, di suoni e ombre.
Qui, anche, le opere invitano ad abbandonare lo sgomento ed entrare in relazione con un’altra dimensione di sicurezza e di animalità. Essere umano e animale sono cose simili, come anche la mitologia ci mostra.
Mito, politica e natura si miscelano nel buio della coscienza, nella casa degli animali.
Easy and Effective
intervento a cura di MIXTA
presso Stupendo a space for art storytellers, Vico della Casana 49r
in mostra: Camilla Gurgone
Con Easy and Effective! Camilla Gurgone affronta l’impossibilità di cancellare dalla nostra mente i ricordi che ci fanno soffrire.
L’artista immagina un universo parallelo dove i ricordi che abitano la nostra memoria vengono meccanicamente stampati su rotoli di carta termica. Decisa a emulare quella realtà, da tempo Gurgone stampa dettagliati diari personali su tale materiale termico, che possiede per sua natura un’interessantissima, quanto fedele alla metafora, peculiarità di sbiadire con il tempo o il calore.
In questi diari racconta episodi della sua vita quotidiana attraverso parole e immagini, alcune delle quali col senno di poi avrebbe piacere di cancellare, e dunque in un tutorial ironico visibile sul suo profilo instagram mostra poi al pubblico come sia facile sbiadire, e quindi eliminare dalla carta termica, i ricordi scomodi.
In mostra, infatti, le tracce biografiche vengono cancellate con il calore di sedici torce: questi dispositivi assumono il ruolo di “cancellatori di memoria”, capaci di effettuare una pulizia cache dei ricordi che l’artista non vuole conservare.
Attraverso le torce si spera di controllare l’incontrollabile: il tempo, il dolore, gli episodi spiacevoli che il destino ci riserva, e la paura di sbagliare.
In questa opera, Camilla Gurgone innesca la partecipazione del pubblico con una certa volontà ludica, lasciando spazio a una spiccata sensibilità poetica, di delicatezza e di dettagli nascosti. Easy and Effective! nella relazione tra il titolo e l’opera, tradisce un’indecisione tra il cinismo e la matura sensibilità poetica che ancora non accetta che l’atteggiamento irriverente dell’enfant terrible sovrasti del tutto la delicata malinconia di un processo di cancellazione irreversibile della memoria.
Immagine di copertina:
wall:in media agency
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